Il 2013 sarà l'anno della fusione tra la sede di Asti e quella di Alessandria, ma la riorganizzazione delle province promossa da Monti non c'entra. "L'obiettivo – spiega il segretario provinciale Sergio Didier – è il risparmio a livello di quadri e dirigenti"
Sarà un anno da ricordare, per il sindacato Cisl, quello da poco cominciato. Il 2013 vedrà infatti la nascita della fusione tra la sede provinciale di Asti e quella di Alessandria. A ricordarlo, lunedì nella conferenza stampa di presentazione del bilancio dellattività 2012, il segretario provinciale generale Sergio Didier, affiancato dai colleghi della segreteria generale Marisa Gallo e Stefano Calella.
«La riorganizzazione del sindacato – ha sottolineato – è stata presa a livello nazionale, riguarda tutta lItalia e non è legata in alcun modo alla riorganizzazione delle Province promossa dal Governo Monti, peraltro attualmente bloccata nel suo iter parlamentare. Prevede la fusione delle sedi provinciali di Asti e Alessandria per operare un risparmio a livello di quadri e dirigenti, da reinvestire in maggiori servizi e sportelli a favore degli iscritti, in poche parole per essere più vicini alla gente».
Didier ha quindi fatto alcuni esempi: il Consiglio nazionale del sindacato, che adesso conta oltre 200 persone, sarà inferiore a 180 membri; il consiglio generale di Asti e Alessandria, che in totale ammonterebbe a 170 membri, sarà al massimo di 110 persone. La fusione sarà sancita ufficialmente dal congresso che si svolgerà il 14 e 15 marzo a Novi Ligure, che sarà anticipato dai congressi delle singole categorie e sarà seguito dai corrispettivi regionale e nazionale. «Per gli iscritti astigiani non ci saranno stravolgimenti – ha poi tenuto a precisare Didier – in quanto gli uffici continueranno ad esistere, e anzi, saranno implementati per le ragioni citate».
Non è sfuggito il delicato tema della rappresentanza del territorio astigiano nella nuova Cisl in sede congressuale (considerando che la Cisl di Alessandria, in forza della popolazione residente superiore, conta circa 60mila iscritti, a fronte dei nostri 17mila). «Il tema è stato discusso in sede nazionale», ha annotato Didier. «Innanzitutto posso affermare che, nei primi 4 anni di transizione, ci sarà comunque un segretario provinciale di categoria astigiano, magari nella figura di aggiunto nel caso in cui non venisse eletto dal congresso. In secondo luogo ricordo che lobiettivo concordato, che abbiamo posto alla base della fusione, è quello di lavorare insieme, delegati astigiani e alessandrini, per raggiungere obiettivi comuni sfuggendo ai localismi e ai provincialismi».
Iscritti, raggiunta quota 17.318
Didier è quindi passato ad analizzare i dati relativi al tesseramento 2012. Gli iscritti totali, al 31 dicembre dello scorso anno, ammontano a 17.318, il numero più alto nella storia del sindacato astigiano, e in costante aumento negli ultimi dieci anni. «Questi dati – ha affermato Didier – sono molto positivi, in quanto siamo cresciuti, o abbiamo mantenuto la posizione, in quasi tutte le categorie. Tanto che abbiamo registrato 126 iscritti in più rispetto allanno scorso e 2.619 rispetto al 2003, ovvero 10 anni fa. E laddove abbiamo avuto delle perdite, spesso si può parlare o di cali fisiologici o legati alla crisi economica in atto».
Analizzando i dati sul tesseramento per categoria, si nota come abbiano avuto una diminuzione la categoria metalmeccanici (- 54 iscritti) e quella dei pensionati (- 94 iscritti), mentre altre hanno guadagnato. Tra queste la Fai, che si occupa del settore agroalimentare industriale (+ 72 iscritti) e la Fisascat, impegnata nel commercio (+ 67 iscritti). Sintomo della crisi economica in atto gli aumenti relativi alla categoria disoccupati (+ 50) e dellassociazione giovani, che raggruppa ragazzi fino a 32 anni non ancora inseriti appieno nel circuito lavorativo, o perché studenti o perché precari (+ 58).
Altro numero sottolineato dal segretario Didier, il consolidamento del sorpasso, cominciato nel 2007, tra iscritti attivi (ovvero lavoratori) e pensionati, laddove i primi (9.334) sono superiori ai secondi (7.984).
Le piattaforme
I sindacalisti hanno quindi voluto fornire un aggiornamento riguardo a tre piattaforme portate avanti dalla Cisl in sinergia con gli altri sindacati. Innanzitutto la piattaforma di contrattazione per le politiche sociali, che ha visto e vedrà la Cisl (come segreteria generale e categoria pensionati) a fianco delle altre sigle per chiedere ai Comuni astigiani più equità nellambito delle tariffe dei servizi a domanda indivuale. «Per ora – ha spiegato Marisa Gallo – abbiamo portato a casa accordi con i Comuni di Nizza, Asti e Villanova, mentre nei prossimi mesi discuteremo con le Amministrazioni di Canelli, Costigliole, San Damiano e contatteremo lAsl, in vista dei drastici tagli nazionali imposti al settore».
In secondo luogo il Tavolo di sviluppo, in cui siedono insieme a Istituzioni ed enti datoriali, per impostare un progetto di sviluppo del territorio. «In particolare – ha ricordato – prenderemo parte ai tavoli tematici che si occuperanno di accesso al credito, energia, e gare dappalto. Inoltre il Tavolo si occuperà di rinnovare laccordo dellanticipo per la cassa integrazione stipulato con la Cassa di Risparmio di Asti, firmato per la prima volta nel 2010, che consente ai lavoratori di non dover attendere i pagamenti dallInps».
I numeri della cassa integrazione
«Un accordo importante», ha sottolineato Calella, considerando anche i dati relativi allutilizzo della cassa integrazione nel 2012 diffusi nei giorni scorsi dallUfficio studi della Cisl regionale. Il ricorso a questo tipo di ammortizzatore sociale è calato in Piemonte ma non nellAstigiano, dove è passato dai 4,8 milioni di ore del 2011 ai 5,6 dellanno appena concluso, quindi con una crescita quasi pari al 20%. Una crescita dovuta certamente al settore industriale, con in testa i comparti metalmeccanico ed edile, ma che ha visto un notevole aumento dei settori commercio (dalle 372mila ore del 2007 ai 12 milioni del 2012) e artigianato (dalle circa 500mila ore del 2007 ai 10 milioni del 2012). «In questi due settori – ha spiegato Calella – la crisi in atto si somma al fatto che si è diffusa la conoscenza di questo strumento, introdotto nel 2009 e molto utile in tempi di crisi».
Elisa Ferrando