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L'indagine di Martinengo
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"Vino rosso sangue"
L'indagine di Martinengo
tra Asti e le sue colline

Una trama frizzante, con intuizioni e trovate efficaci ed originali, una forte caratterizzazione dei personaggi e ritratti suggestivi degli scenari della città di Asti e delle sue colline, che fanno

Una trama frizzante, con intuizioni e trovate efficaci ed originali, una forte caratterizzazione dei personaggi e ritratti suggestivi degli scenari della città di Asti e delle sue colline, che fanno da palcoscenico alla storia, sono gli ingredienti di "Vino rosso sangue", il romanzo del costigliolese Fabrizio Borgio che ha visto la nascita di un nuovo personaggio. Il protagonista è l'investigatore Giorgio Martinengo, che si troverà alle prese con una scomparsa misteriosa, ritrovamenti shock e omicidi inquietanti: e tra i profumi e i colori delle colline astigiane, si sviluppa a ritmo incalzante la vicenda che ci farà immergere nella tradizione vitivinicola del territorio. I vini piemontesi diventano simboli della vendetta architettata dall'assassino e numerose sono le citazioni dei luoghi astigiani: un “Consorzio Nord Ovest” che ha sede al palazzo dell’Enofila di corso Cavallotti, la Questura con cui l’investigatore collabora che ha i suoi uffici in corso XXV Aprile, la sede della “Cantina La Marchesa” sulla strada tra Castagnole Lanze e Neive.

Continua, dunque, un fortissimo omaggio al territorio nell'ultimo romanzo noir di Borgio, pubblicato dalla casa editrice genovese Fratelli Frilli Editori (dopo Masche e La morte mormora). «Si vedeva il Monviso dal bricco che s’inerpicava sulla Val Tanaro e Giorgio Martinengo, l’uomo che su quel bricco viveva, assisteva ogni sera al tramonto contro il quale il Re di Pietra si stagliava. Giorgio si era apparecchiato un tavolino sull’ampia balconata della sua cascina; una classica merenda sinoira, con un bel pezzo di salame, una frittata alle erbe, della toma e un cesto di grissini rubatà. In mezzo spiccava una bottiglia di Barbera superiore che aveva in programma di finire in assoluta solitudine e serenità. Stava rinfrescando la serata, a dispetto di quell’ottobre insolitamente mite. Un leggero soffio freddo arrivava da ovest, portandosi dietro un odore che sapeva di pioggia e di terra».

Frequenti le citazioni e i richiami ai sapori, tradizioni e caratteristiche del territorio in cui Borgio vive e che ama fortemente. In primo piano, ad esempio, la fiera del Rapulé di Calosso, manifestazione che ogni anno, ad ottobre, celebra gli ultimi grappolini d’uva che si raccolgono tra il filari. «La notte ricopriva Calosso, definitivamente. Luci, fiaccole e falò riscaldavano il paese con una luminosità tremante e ilare. Cambiò alla cassa il valore di due cartelle di crotìn, la temporanea valuta di scambio inventata per la festa, prese la sua brava tasca con il bicchiere per le degustazioni e finalmente entrò in centro…». Tra le caratteristiche di “Vino rosso sangue” l’uso dei termini in dialetto piemontese, che “localizzano” ulteriormente l’ambientazione del romanzo. È lo stesso Giorgio Martinengo a farne uso di tanto in tanto: genuino, nella parlata, ma anche nello spirito e nel carattere. Sincero, immediato, non nasconde la sua paura di fronte al mistero e all’orrore in cui si trova immerso. Ma con tenacia e coraggio Martinengo arriverà ad una conclusione dell’indagine che sarà davvero sorprendente.

Vino rosso sangue – di Fabrizio Borgio
Fratelli Frilli Editori
Anno 2014, 176 pagine
I Tascabili Noir € 9,90

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