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Sport

Marco Fornello e il grande Asti promosso in D nel 2010

Il tecnico racconta la vittoria in Eccellenza dei galletti di Turello, Piacenza e Chiesa

Marco Fornello e il grande Asti promosso in D nel 2010

Schietto e diretto. Non è un caso quindi se il sodalizio sportivo fra Remo Turello e Marco Fornello abbia portato a un grande capolavoro, la promozione dell’Asti in Serie D. Il mister torinese è l’ultimo ad aver regalato alla nostra città il salto di categoria: era il 2 maggio 2010 e i galletti, impattando 0-0 a Cherasco, tornavano in LND dopo tredici anni. Una straordinaria cavalcata di un gruppo formidabile, capace di valorizzare al meglio il concetto di collettivo. Era la squadra biancorossa del formidabile trio dirigenziale Piacenza-Turello-Chiesa, del giovanissimo Vasile Mogos, lanciato in prima squadra a sedici anni nel ruolo di centrocampista, e ora nazionale romeno, dell’ex Juventus Nicola Ragagnin, di Lisa, Gallace, Falco, del bomber Minniti e del lottatore Caserio, ma anche di Dattrino e del “fedelissimo” Magno. Una squadra nel vero senso del termine: «A mio avviso – ammette mister Fornello – per tagliare un traguardo nel calcio servono tre componenti: la dirigenza, e quell’Asti aveva una società cinque stelle, i giocatori, e il tecnico. Se manca uno solo di questi cardini non si possono raggiungere obiettivi prestigiosi». Marco, che ha compito in via Ugo Foscolo un percorso simile a Campanile in riva al Belbo, giunse ad Asti a stagione in corso, al posto di Alberto Merlo: «Se penso all’impatto con l’Asti Calcio ancora mi emoziono. Uno stadio grande, il blasone, un club con una grande storia, speciale. Quando arrivai non furono subito rosa e fiori, perché cambiammo due terzi della squadra. Ci furono anche discussioni e contrasti, ma uno dei segreti della bella cavalcata fino alla Serie D della stagione successiva fu Remo Turello. La sua personalità, la capacità di intendere il calcio con lucidità, una persona vera e schietta. Con lui mi scontrai anche spesso, come capita tra persone di carattere come noi, ma la stima reciproca è stata la base della grande stagione 2009-2010». «Ricordo ancora – aggiunge Marco – quando fui multato pesantemente da Remo, non ricordo se per un’espulsione o qualche parola di troppo in panchina: i soldi furono utilizzati per mangiare la pizza con tutta la squadra. Lo stesso Remo, dopo una sconfitta a Saluzzo, anzichè catechizzare il gruppo, ci portò a cena, per distendere gli animi». Un’estate intensa, innesti di qualità, e un campionato vinto con merito: «A giugno e luglio ci furono tante discussioni, anche contrasti, poi proprio Turello dimostrò grande intelligenza mettendomi alla prova e dandomi carta bianca sul mercato. Costruimmo la rosa assieme a Bruno Irilli, che face un grande lavoro, e le colse andarono alla grande». Se pensiamo ai “grandi” di quell’Asti, vengono in mente Falco, specialista in promozioni, Ragagnin, campionissimo e leader, e all’estroso Magno… «Ovviamente sono nomi importanti quelli che fatti, ma non mi sento di citare nessuno in particolare, farei un torto agli altri. Gallace, Lisa, Di Maria, con reti importanti, Caserio, tutti fecero cose egregie. Sembra una boutade, ma mi resi conto che avremmo vinto il campionato, o comunque saremmo stati in grado di farlo, già alle prime giornate contro la Novese: segnammo un gol pazzesco su schema con Ragagnin, e quando metabolizzi certi meccanismi fin da subito significa che sei pronto a grandi traguardi».

Intervista completa sul numero di martedì 28 aprile, consultabile anche in digitale

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