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Ritratto

Addio a Felice Rosso, una vita dedicata ai motori

Le prime corse, l’officina, la passione per le quattro ruote che condivideva con il figlio Massimo, presidente dei Draghi Rossi: una vita che merita di essere raccontata

“Una macchina è come una figlia, quando vince una corsa mi sento come il padre che sa che la propria figlia ha preso un bel voto a scuola”. Enzo Ferrari descriveva così la sua fervida passione per le quattro ruote, Felice Rosso, volto stimato del panorama motoristico astigiano scomparso in un incidente lavorativo pochi giorni fa a soli 73 anni, siamo certi che, come il fondatore delle “Rosse”, abbia fatto nascere e accudito durante il suo percorso una infinità di “figlie” dalle caratteristiche più disparate, tutte uniche nel loro genere, e abbia gioito per ogni singolo “bel voto” conseguito attraverso impegno, passione e sacrifici. La città di Alfieri perde un pezzo di storia delle quattro ruote (e non solo). Felice, padre di Massimo, anima pulsante della Scuderia Draghi Rossi, ha vissuto la sua esistenza intensamente, tra famiglia, amici e l’amore indissolubile per i motori,. Una vita, la sua, che merita di essere raccontata.

La prima Fiat

Rosso nei primi Anni ’70 inizia l’attività di officina specifica da fuoristrada  in corso Alba, dove ha l’idea bizzarra di modificare la Fiat Campagnola militare da benzina a diesel, con un ottimo riscontro di vendite e trasformazioni.

A metà Anni ’70 si trasferisce in via Carlo Gancia, dove oltre all’officina generica sui fuoristrada inizia le preparazioni di auto da corsa, più specificatamente sull’autocross, visto che in Piemonte erano presenti diverse piste. Inizia la carriera sportiva con una Fiat 500 con motore A112 con cui gareggia per alcune stagioni, poi all’inizio Anni ’80 costruisce il primo prototipo da autocross con motore Alfetta 1800 cc, con la quale partecipa a gare locali; dopo un paio di anni lo vende e parte con la costruzione dell’evoluzione del primo prototipo con radicali modifiche e con un motore più performante dell’Alfa 2000 cc, con cui vince diverse competizioni. Da segnalare anche la partecipazione a una kermesse a Maggiora (NO) valevole come prova del Campionato Europeo Autocross nella quale arriva primo degli Italiani.

Il trasferimento a Variglie

Sospende poi le gare per un lungo periodo per dedicarsi alla costruzione di un capannone per trasferire la nuova sede dell’officina a Variglie, dove di trasferirà nel 1987. Riprende solo per un anno le gare nel 1988, correndo nel Campionato Italiano Fuoristrada, dove partecipa al Trofeo UAZ (fuoristrada russo importato da Martorelli (MI), anche organizzatore del medesimo Trofeo). Durante la stagione 1988 vince 8 gare su 9 aggiudicandosi il Trofeo con la vincita di una UAZ NUOVA.

Proseguendo il lavoro di meccanico con l’entrata in azienda del figlio Massimo, Felice passa il testimone da pilota e appende il casco al chiodo, iniziano la preparazione di un Suzuki sj 413 con un motore motociclistico come esperimento dove il figlio si cimenta in gare amatoriali in Piemonte e Lombardia, e al contempo preparano fuoristra da da corsa e non con ottimi risultati per i clienti. Nel 2007 si lanciano in un progetto innovativo, con la costruzione di un nuovo prototipo 4×4 alimentato da due propulsori motociclistici Kawasaki 1000, nella quale Massimo nel 2008 e nel 2009 chiude il Campionato Italiano Velocità Fuoristrada in seconda posizione con numerose vittorie, ma purtroppo un paio di gare sfortunate gli fanno sfumare la vittoria assoluta. In tutti questi anni sia Felice che Massimo hanno sempre gareggiato per i colori della Scuderia Draghi Rossi di Asti.

Le nocciole e il volontariato

Nel 2012, causa l’entrata dell’elettronica sui mezzi con il calo di lavoro decidono di chiudere la storica “Asti Fuoristrada” e intraprendere una nuova attività di produzione e lavorazione nocciole, sempre a Variglie, l’Azienda Agricola Dolcinocciole. Felice si è sempre prodigato nel volontariato, dapprima con la Proloco di Variglie dov’è stato il promotore della partecipazione al Festival delle Sagre Astigiane. Trovava anche il tempo di aiutare i ragazzi della Scuderia Draghi Rossi nelle varie attività organizzative di gare ed eventi. Nell’ultimo anno con alcuni volontari della frazione di Variglie ha infine creato un grande parcheggio per la parrocchia e ripristinato un locale che è di utilizzo dei varigliesi.

“Se mi vogliono sono così, di certo non posso cambiare: perché io, di sentire dei cavalli che mi spingono la schiena, ne ho bisogno come dell’aria che respiro”. Come il grande Gilles Villeneuve, anche Felice ha vissuto accompagnato costantemente dal rombo dei motori, ed è stato certamente un “gran bel rumore”.

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