«Rientrando a casa guardavo fuori dal finestrino, il sole stava tramontando e mi godevo l’aria che entrava. Guardavo i palazzi, quelli che vedo tutti i giorni mentre vado o torno dagli allenamenti; erano lì fermi e sembravano gli stessi di qualche giorno fa. Quello che facciamo è parte di noi, potrebbe non essere visibile subito o da tutti ma è in noi, siamo noi. Sono soddisfatto di come si è arrivati fino a qui, di come sono arrivato a Milano ormai quattro anni fa e di come ero felice di avere la coppa a letto. Nei giorni scorsi mi è ricapitata una cosa, che è iniziata a succedermi quest’anno… Quando cade l’ultima palla che ci regala la vittoria guardo i miei compagni esultare, non li osservo da lontano, ed è l’immagine che scelgo del trionfo in CEV. D’altronde la felicità è condivisione. Viva tutti quelli che hanno messo del loro per raggiungere questo traguardo».
In questo post pubblicato sul proprio profilo social, divenuto immediatamente virale, c’è tutta l’essenza di Matteo Piano, gigante astigiano del volley che poche settimane fa ha aggiunto un altro prezioso trofeo al suo già ricco palmares.
In terra turca l’Allianz Powervolley Milano, battendo 3-2 il Ziraat Bankasi Ankara dopo il 3-2 ottenuto in casa all’Allianz Cloud, ha conquistato il titolo europeo della CEV Challenge Cup, primo storico successo per la società del presidente Lucio Fusaro, coronamento di un sogno e di un percorso di crescita iniziato 10 anni fa. Un percorso sviluppatosi anche grazie all’inserimento in rosa di un atleta come Matteo, capace di sposare la causa lombarda dopo aver vinto lo scudetto con Modena e l’argento olimpico a Rio 2016. Piano, con lungimiranza e coraggio, ha scelto di essere il leader di un gruppo giovane che puntava a crearsi uno spazio importante in una città dominata dal calcio e dalla pallacanestro, centrando l’obiettivo. Un primo, storico, successo che è al tempo stesso traguardo e nuovo punto di partenza, oltre che stimolo fondamentale per il finale di campionato, come dimostrato dal recente successo del suo sestetto contro Modena, storica piazza della pallavolo mondiale.
Il centrale astigiano parla dell’importanza del collettivo, ed è curioso e profondamente contemporaneo denotare come la Milano del volley sia una sorta di “rock-band” sportiva multietnica, dove alla forte matrice azzurra, con coach Piazza, ex di Treviso, Piano e il giovane regista Sbertoli, si abbinano in magica alchimia i francesi Patry e Basic, l’opposto canadese Maar, gli sloveni Urnaut e Kozamernik, oltre all’ala giapponese Ishikawa e all’opposto brasiliano Weber.
Matteo, come contestualizzi questo straordinario successo internazionale della tua squadra?
«Per me è il raggiungimento di un obiettivo prestigioso, il mio primo trionfo internazionale con una squadra di club, in un certo senso è anche un traguardo fondamentale del mio percorso a Milano, società per la quale gioco dal 2017».
Siete riusciti a dare al capoluogo lombardo un trofeo europeo che mancava da tempo…
«Milano è una città ricca di società sportive di alto livello ma un titolo internazionale mancava dai tempi della vittoria in Champions League dell’Inter. Dopo tanti anni siamo riusciti a dare questa grande gioia alla città».
Intervista completa nell’edizione di martedì 13 aprile del nostro settimanale