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Nizza: Tittìa trionfa 30 anni dopo Canapino
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Nizza: Tittìa trionfa 30 anni dopo Canapino

La grande sfida del Palio, che è andato “in dote” al comune del sud Astigiano, e i sogni infranti della Cattedrale

Le grandi favorite si sono date tutte appuntamento per la finale del Palio 2016. All’appello mancava solamente la Torretta, presentatasi con l’accoppiata più temuta ma finita fuori in batteria per una disgraziatissima partenza. Il sorteggio posizionava i nove cavalli, partendo dallo steccato, in quest’ordine: Moncalvo (Federico Arri, detto Guerriero, su Pdor); San Damiano (Antonio Siri, detto Amsicora, su L’Erede); Santa Maria Nuova (Martin Ballesteros, detto Pampero, su Cà Vittoria); Tanaro (Sandro Gessa, detto Gessino, su Jesuisrey); Baldichieri (Simone Mereu, detto Deciso, su Track); Nizza (Giovanni Atzeni, detto Tittìa, su Moscato Dry Santero); San Lazzaro (Giuseppe Zedde, detto Gingillo, su Birbo); Don Bosco (Gianluca Fais, detto Vittorio, su Robbberto) e Cattedrale (Dino Pes, detto Velluto, su Black Eagle). Due le partenze false: il mossiere Masala andava alla ricerca della quasi perfezione nell’allineamento.

I tempi si protraevano, poichè il cavallo della Cattedrale perdeva un ferro e doveva intervenire il maniscalco. I purosangue venivano fatti passeggiare in pista e le varie dirigenze potevano così intervenire per dare alla propria monta le ultime direttive. Masala coglieva poi i tempi giusti per abbassare quando dall’esterno anche la Cattedrale trovava lo spazio per andare al canapo. La partenza del grigio del Duomo era impressionante e già all’uscita della prima curva “Velluto” era davanti a tutti. Alle sue spalle San Lazzaro e Nizza, mentre nelle retrovie si scatenava la lotta per risalire tra Don Bosco, Santa Maria Nuova e Tanaro. In barba a quanto avveniva alle sue spalle Dino Pes continuava a volare, scegliendo traiettorie perfette e andando a rasentare lo steccato. Emblematico in proposito il passaggio nel secondo giro nella curva della mossa.

La finale si decideva nella terza tornata. Sul rettilineo dei Portici Anfossi, Gianluca Fais, fantino del Borgo Don Bosco, tentava una rimonta disperata all’esterno, attaccando il “Cavallone” a velocità molto sostenuta. Dino Pes impostava la curva a coprire chi lo tallonava e soltanto all’ultimo coglieva l’arrivo dell’accoppiata gialloblu. La botta presa sul posteriore del suo cavallo faceva cadere il fantino del Cattedrale e rallentava San Lazzaro. Tittìa, fantino di Nizza faceva invece in tempo a stringere la traiettoria e a portarsi all’interno, trovando la strada spianata verso la vittoria. San Lazzaro tentava l’ultimo attacco, ma l’arrivo era troppo vicino. Giovanni Atzeni regalava il Drappo al Comune giallorosso del Rettore Pier Paolo Verri trent’anni dopo la vittoria di Leonardo Viti, detto Canapino. Anche allora il Rettore era un Verri, il vulcanico Bruno. Poteva esplodere la gioia dei nicesi, accompagnati ad Asti dal sindaco Simone Nosenzo. Un successo meritato il loro, accompagnato dall’immancabile dose di fortuna. Una componente quest’ultima spesso decisiva nel Palio.

E domenica è andata proprio così!

Massimo Elia

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