«Annata buona la mia, Asti sarebbe stata la “ciliegina” sulla torta»
Palio di Asti 2016: Nizza ha appena tagliato vittoriosamente il traguardo in una delle finali più drammatiche e sorprendenti nella storia del Palio. Un esito del tutto inatteso quello scaturito dalla corsa, poiché per due giri e mezzo a dominare era stata l’accoppiata della Cattedrale, composta dal grigio Black Eagle e dal fantino Dino Pes.
Ed è proprio di qui che partiamo, da quel crudele ultimo giro che ha privato i biancazzurri di una gioia attesa da 39 anni. Dino Pes non ha ancora assorbito del tutto la botta. Morale basso, una delusione che fatica ad andarsene.
Dino, ti va di raccontare quei momenti?
«La finale? Beh, ci provo. La mossa è stata un tantino problematica, ma essendo in nove è normale sia così. Ero alto nello schieramento, cercavo di trovare un posto. Poi ho ricevuto un richiamo che faccio fatica a comprendere. Alla caduta del canapo ho preso la testa, il mio purosangue stava bene e viaggiava forte. Ho fatto due giri a tutta, poi all’ultimo “cavallone” è capitato ciò che non doveva accadere. Ho subito un urto sul posteriore del cavallo che mi ha sbilanciato. Il Palio per me è finito lì. Avevo la vittoria a portata di mano»
Hai impostato l’ultimo “cavallone” coprendoti dal possibile attacco dei tuoi rivali…
«Si, ho cercato di restare il più stretto possibile, perchè “Gingillo” non era molto lontano anche se nei due precedenti giri non mi aveva attaccato decisamente. Ho scelto una traiettoria che mi consentisse di coprirmi all’interno e rilanciare velocemente l’azione.»
Hai capito ciò che stava accadendo alle tue spalle?
«Con la coda dell’occhio ho scorto Don Bosco che veniva su forte, molto forte, poi per un attimo l’ho perduto di vista fino a quando non ho sentito l’urto…»
Dino smette di parlare, la botta non è ancora stata riassorbita. Fisicamente si, ma non moralmente. Parliamo della batteria…
«Ero tranquillo, credevo nel cavallo. Sapevo che stava bene e c’erano tutti presupposti per fare un grande Palio. Sono andato in finale senza penare troppo.»
Hai avuto il cavallo nella tua scuderia prima del Palio?
«Sì, avevo il cavallo a casa e ho cercato di completare al meglio un lavoro di preparazione sviluppato per tutto l’anno.»
Silvano Mulas, del quale hai raccolto l’eredità, è sempre stato vicino al Rione…
«Sempre. Ha fatto sacrifici per essere presente perchè l’attività che svolge in ippodromo lo impegna molto.»
Con la Cattedrale come ti sei trovato? Dirigenza, appassionati, gente del Rione…
«Benissimo. Non mi hanno fatto mancare nulla. Sostegno, calore, tifo. Bravissime persone. Tutto ha funzionato a meraviglia. Un’esperienza indimenticabile.»
Affermazioni le tue che fanno presupporre ad un rinnovo dell’ingaggio per il 2017…
«Ci spero tanto. Ovviamente non c’è ancora nulla di ufficiale in proposito, sarà il Rettore Arnone a comunicare quelle che sono le decisioni prese. Diciamo che i presupposti per continuare ci sono, eccome.»
Parliamo della tua annata paliesca. Bilancio?
«Buono, ho vinto a Bientina e a Castiglion Fiorentino in coppia con Chessa. Con Asti, se tutto avesse girato nel modo giusto, avrei messo la ciliegina sulla torta.»
In scuderia quali soggetti hai attualmente?
«Tre mezzosangue, Robolt, Ondina Prima e un soggetto nuovo di tre anni. Riguardo ai puri riporterò in scuderia il “grigio” e poi ho un cavallo che non ha mai corso.»
Ora ti aspetta un po’ di riposo…
«Non troppo credo. Gli appuntamenti del 2017 vanno preparati con cura. Legnano, Asti, Fucecchio….»
E Siena?
«Resta il mio sogno tornare a correrci. Però non ho santi in Paradiso, devo fare con le mie forze. Chissà, forse il 2017 sarà l’anno buono.»
Massimo Elia