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Sport

Palio, parla Massimo Coghe:
«La Torretta mi ha spronato a ringiovanire»

«Non ce la facevo più a stare alla finestra, avevo una voglia incredibile di tornare a correre. Ma nello stesso tempo mi rendevo conto che avrei potuto ributtarmi nella mischia soltanto se avessi

«Non ce la facevo più a stare alla finestra, avevo una voglia incredibile di tornare a correre. Ma nello stesso tempo mi rendevo conto che avrei potuto ributtarmi nella mischia soltanto se avessi ricevuto una proposta “particolare”, allettante, stimolante, diversa…. Io sono nato per montare a pelo e credo durante la mia carriera di aver più volte dimostrato di saperlo fare. Stare a guardare gli altri era una sofferenza».

A parlare è Massimo Coghe, fantino della Torretta per l’edizione 2015 del Palio. L’ufficializzazione dell’ingaggio di “Massimino”, fatta dal Rettore Spandonaro nel corso della riunione tenutasi nel Comitato biancorossoblu giovedì scorso, ha suscitato uno straordinario entusiasmo. Coghe rientrerà dopo un’assenza di quattro anni ad Asti. Scese in pista per l’ultima volta in piazza Alfieri nel 2011, indossando il giubbetto di San Damiano. Si congedò (almeno questa fu allora la sua decisione) con una vittoria, la quinta della sua carriera ad Asti. Il guerriero ora è tornato. La voce di Massimo Coghe, da noi interpellato telefonicamente, lascia trasparire entusiasmo ed uno smisurato desiderio di rimettersi in gioco.

Puoi spiegare che cosa rappresenta per te il Palio di Asti?
«L’esperienza astigiana mi ha accompagnato fin dai primi anni della mia carriera nei Palii. Ho vinto la prima volta che avevo 23 anni, si correva ancora nella pista sotto. Grazie ad Asti potevo sviluppare in abbinata le mie due più grandi aspirazioni, ossia essere fantino e preparatore nello stesso tempo. Potevo esprimere al massimo le mie potenzialità montando e nel contempo seguire da vicino i purosangue che avrei portato in pista.»

I tuoi ricordi più belli?
«Tanti, tutti… Non saprei sceglierne uno. Potrei dirti la prima vittoria, ma rischierei di sminuire quelle successive. Provo un’immensa gratificazione quando salgo ad Asti e vedo l’accoglienza che la gente mi riserva. Di Palio e non solo. Vuol dire che qualcosa di buono ho seminato.»
Fisicamente come ti senti?
«Eh beh, sai, dopo tutto questo tempo mi sa che ci vorranno sette o otto mani di antiruggine per ridarmi un aspetto presentabile. Senza magari rinunciare ad una bella passata col compressore per cacciar via la polvere che si è accumulata, ma….»

Ma?
«Ma sono fiducioso. Sono pronto a fare qualsiasi sacrificio per ripresentarmi tirato a lucido su quella pista. Ci ho pensato e ripensato, non credere che la decisione di rientrare sia stata facile e non ponderata. Da quando ho avuto il primo contatto con il Rettore della Torretta Spandonaro ho passato giorni di euforia, ma non ho rinunciato a ponderare per bene ogni aspetto della situazione che sarei andato a vivere, esaminando i pro e i contro. Il passo da fare era di quelli importanti.»

E alla fine hai accettato l’offerta. Per quale motivo?
«I  motivi sono tanti. Innanzitutto perchè la chiamata della Torretta mi ha fatto sentire importante, mi ha infuso una motivazione particolare. E poi la voglia di riprovarci, di essere competitivo ai massimi livelli. Una sfida. Tutta mia. Sarei un bugiardo se ti negassi che anche la componente economica ha avuto il suo peso. Un insieme di fattori, insomma, tutti importanti. A questi se ne aggiunge un altro che esula da ogni discorso tecnico, economico o motivazionale. E’ un aspetto che mi è arrivato al cuore, una sorta di richiesta personale che non posso rivelare.»

Ti senti di promettere qualcosa ai borghigiani della Torretta?
«Il risultato massimo non posso certo garantirlo, nessun fantino può farlo. La riuscita di un Palio è legata a mille componenti, alcune delle quali del tutto imponderabili. Una cosa però è certa: se nelle mie precedenti presenze ad Asti ho sempre dato il 100% con la Torretta non basterà. Dovrò andare oltre. Ho fatto una scelta forte, certo non patetica. Ho assunto un grande impegno, gli ultimi sono stati forse i giorni più intensi della mia vita. Ma sono felice. Ho accettato ed è stata per il sottoscritto una sorta di liberazione. Per certi versi sono stato spronato a ringiovanire. Quando ho detto si mancavano nove mesi al Palio. Alla fine arriveremo al parto e il travaglio non sarà agevole. Ma mi conosco. Le avversità non mi hanno mai spaventato».
Dovrai ricostruirti, ripartire quasi da zero. Hai purosangue in scuderia?
«No, e dovrò muovermi con grande oculatezza in questa direzione. Negli ultimi due mesi qualcosa ho già visionato. Spero di riuscire a trovare il cavallo giusto, un purosangue da Palio. Sono fiducioso. Mi preoccupa un tantino la cartà d’identità, perchè, anche se non me li sento, gli annetti ci sono. Vabbè dai, farò finta di nulla…».

Hai messo in conto che potresti trovarti a rivaleggiare in corsa con tuo figlio Andrea?
«Si, certo. E’ stata una delle possibilità che ho messo in conto. Sono tante le possibili sfaccettature sotto cui va vista questa situazione. Sicuramente misurarmi con Andrea costituirà uno stimolo non indifferente. Io non parto certo per arrivare dietro. Meglio montare però che soffrire stando a terra come mi è accaduto negli ultimi anni. Soprattutto nel 2014, quando Andrea fu costretto a correre col secondo cavallo e dovette affrontare non poche problematiche. Quanto ho sofferto assistendo al Palio stando a terra..»

Tu non hai mai saltato un Palio ad Asti, anche negli ultimi anni in cui non correvi eri sempre presente. Il livello tecnico dei fantini? In salita o in discesa?
«Asti non è una pista facile, diversi fantini blasonati non ci hanno mai vinto. Serve esperienza. Non per questo comunque le giovani leve vanno bocciate. Alcune stanno crescendo bene.»
Il veleno dicono che stia nella coda. Ultima domanda: perchè sei uscito così presto dal panorama senese? I risultati erano dalla tua…
«Ti rispondo così: ci sono due modi per uscire di scena. Volontariamente o perchè si è costretti a farlo. Per quanto mi riguarda, beh, tu che dici? Quale delle due?»
Più chiaro di così….. A presto Massimo, ci mancavi!

Massimo Elia

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