Carpe Diem. Una locuzione che pare calzare a pennello nel descrivere l’attitudine di un’eccellenza sportiva astigiana, Emma Barbero, originaria di Montegrosso. Determinata, risoluta, appassionata e splendidamente vincente nel raggiungere i traguardi prefissati. Focalizzata sul presente, immersa nel significato assoluto del “godersi l’attimo”. Un attimo che resterà certamente scolpito nella memoria di tanti appassionati di pallavolo, che poco più di una settimana fa l’hanno ammirata sul secondo gradino del podio al Mondiale Under 18 con la Nazionale italiana in Messico ricevere il premio come miglior libero del mondo.
Un punto di arrivo ma anche l’imprescindibile trampolino di lancio e nuovo punto di partenza verso nuovi prestigiosi obiettivi agonistici di una diciassettenne che è un concentrato di energia e positività.
Emma, quali sono le sensazioni del “giorno dopo” una finale che vi ha visto sconfitte contro una Russia quasi perfetta al termine di un Mondiale da grandi protagoniste?
Eravamo coscienti che le sovietiche sarebbero state le grandi favorite, in amichevole avevamo quasi sempre perso contro di loro, che vantano un roster tra i più forti degli ultimi anni. Spiace per aver avuto un approccio al match un po’ incerto, subendo un avversario che non ha mai avuto flessioni, ma non c’è rammarico per questo argento. Dopo aver perso il set di avvio nella kermesse contro l’Egitto siamo cresciute esponenzialmente, gara dopo gara, battendo in semifinale 3-0 gli USA, risultato che non si verificava da tempo. Il clima poi era stupendo: i messicani ci hanno supportate costantemente, tifavano con stile, incoraggiando entrambe le squadre e facendo sentire il tipico calore dei latini. Per noi, lontane dagli affetti familiari, è stato come sentirsi a casa.
Il tuo primo pensiero sul podio e mentre ricevevi il premio di miglior libero del Mondiale?
E’ stato rivolto ai miei genitori, che sono stati svegli tutte le notti per seguire le partite e osservare le squadre avversarie. Hanno lottato con noi a distanza.
Hai iniziato come giocatrice di banda, ora agisci da libero: ci sono atleti a cui ti ispiri?
Cerco di avere un mio stile sfruttando le caratteristiche di cui dispongo. Ho agito da banda, è vero, poi a Urago mi sono specializzata nel ruolo di libero. Vista la mia statura era la scelta giusta per cercare di raggiungere categorie prestigiose. Come schiacciatrice mi piace molto Lucia Bosetti, atleta capace, nonostante non sia altissima, di fare la differenza in attacco. Nel mio ruolo i riferimenti sono la De Gennaro e Grebennikov, il più forte libero al mondo. Li osservo, cerco di capire come si muovono per migliorare e imparare dai migliori.
Intervista completa nell’edizione cartacea di martedì 12 ottobre