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Agricoltura
Il commento

Caldo e acqua che scarseggia: la Coldiretti di Asti rilancia un progetto strategico per il Recovery plan

L’idea prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio nazionale, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti

Con l’impennata della colonnina di mercurio nella prima metà di agosto, l’estate 2021 si classifica fino ad ora in Italia nella top ten delle più calde da oltre due secoli con una temperatura che a luglio è stata superiore di 1,24 gradi alla media storica che era stata superata di ben +2,18 gradi a giugno. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulla base della banca dati Isac Cnr che effettua le rilevazioni in Italia dal 1800.

“La siccità al Centro-Sud e le forti tempeste nelle nostre campagne, a cui abbiamo assistito quest’estate – afferma il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio – rappresentano gli eventi climatici avversi più rilevanti per l’agricoltura italiana con danni stimati in un miliardo di euro all’anno a livello nazionale e di alcuni milioni nella sola provincia di Asti”.

“Il balzo della colonnina di mercurio – sottolinea il Direttore di Coldiretti Asti Diego Furia – sta favorendo anche il diffondersi degli insetti dannosi per le coltivazioni come la cimice asiatica e il moscerino dagli occhi rossi, particolarmente temuti dai produttori ortofrutticoli per le perdite dei raccolti che possono provocare”.

Nonostante i cambiamenti climatici l’Italia resta un Paese piovoso con circa 300 miliardi di metri cubi d’acqua che cadono annualmente, ma per le carenze infrastrutturali se ne trattiene solo l’11%. Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie è stato elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile nel Recovery plan un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale.

“Il progetto – concludono Reggio e Furia – prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio nazionale, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L’idea è di “costruire” senza uso di cemento per ridurre l’impatto ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione”.

 

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