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uniformi bucate
Cronaca

Agenti penitenziari con le divise e le scarpe bucate

La denuncia dei sindacati che attendono il rinnovo delle forniture di vestiario ai magazzini. E spiegano come si organizzano con sarte, rammendatrici, scambi di uniformi fra colleghi, acquisti di calzature “simili” a quelle di ordinanza

“Denuncia” degli agenti di Polizia Penitenziaria

Camicie logore, pantaloni bucati e rammendati, tute mimetiche scolorite, scarpe con i buchi oppure “non originali”, nel senso che assomigliano a quelle di ordinanza ma non sono fornite dallo Stato: questo lo stato del “guardaroba” degli agenti di Polizia Penitenziaria d’Italia, compresi quelli in servizio al carcere di Asti.
A rimarcarlo è l’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria) alla vigilia della Festa del Corpo che si terrà mercoledì.
«Perveniamo alla nostra festa senza il personale che consentirebbe di prestare servizio con dignità e di rendere possibile la civile convivenza nelle carceri oltre che più sicura la società. Ma perveniamo alla nostra festa senza neanche le uniformi che ci rendono riconoscibili».
Una “denuncia”, quella sulle mancate forniture di vestiario d’ordinanza, che non è nuova. Già l’anno scorso i sindacati di categoria avevano reso pubblica la difficoltà per gli agenti in servizio di potersi abbigliare non solo in modo decoroso, ma soprattutto in osservanza alle disposizioni sulle uniformi da indossare durante i turni.
Una situazione riassunta nell’ennesima richiesta dell’Osapp di convocazione della Commissione paritetica per dare parre in ordine alla qualità e alla funzionalita del vestiario.

Magazzini vuoti e tute estive anche d’inverno

«Si va dai mancati rinnovi delle dotazione come sarebbe invece previsto dalle norme alla completa assenza di determinate taglie fra i pochissimi fondi di magazzino – si legge nella nota – e ancora fornitura di tute di servizio ed uniformi esclusivamente estive da utilizzare anche nel periodo invernale. E poi, tute di servizio usurate e scolorite dal lungo utilizzo (che spesso vengono rigenerate dalle tintorie a spese del personale in mancanza di sostituzione n.d.r.), pantaloni delle uniformi usurati, bucati e rammendati alla meglio».

In turno con le scarpe “simili” a quelle di ordinanza comprate nei grandi magazzini

Un capitolo a parte lo merita quello delle calzature, praticamente assenti dalle forniture da molti anni, ormai. Una volta inesorabilmente consumate le scarpe d’ordinanza, gli agenti vanno alla ricerca di modelli il più possibile simili facendo il pellegrinaggio fra negozi e grandi magazzini e acquistandole di tasca propria.

“Piazza del baratto” fra colleghi

A risolvere in parte il problema arriva anche la solidarietà fra colleghi e una specie di “piazza del baratto”, come raccontava un anno fa Domenico Favale, segretario provinciale dell’Osapp di Asti: i colleghi che dimagriscono o ingrassano e hanno bisogno di cambiare taglia rimettono sulla “piazza” le uniformi che non vanno più bene sperando che ce ne siano altre della taglia giusta messe a disposizione di altri colleghi.
«L’Osapp chiede l’urgente convocazione della Commissione per il vestiario, anche in considerazione del fatto che gli organi preposti appaiono negare persino l’evidenza – conclude Leo Beneduci, segretario generale Osapp – e, in caso di assenza di iniziative, verranno organizzati momenti di pubblica e tangibile protesta».

Daniela Peira

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2 risposte

  1. Qualè il problema? La gente non statale è da una vita che compra i vestiti di tasca propria, non vedo il perchè non lo possa fare chi indossa una divisa.

  2. Semplicemente perche’ la gente civile ha facolta’ di scegliere come nadre vestita, gli uomini in divisa devono obbligatoriamente indossare una divisa.
    Lei cosa ne penserebbe se il suo datore di lavoro le imporrebbe di comperare, con soldi suoi, ed indossare un determinato modello di scarpa o di pantalone o di giacca etc..

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