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Festa della donna, storia di conquiste e sacrifici
Cultura e Spettacoli

Festa della donna, storia di conquiste e sacrifici

L’8 marzo tra storia, tragedie e un fiore, la mimosa, simbolo di forza pronta a crescere in tutti i terreni, anche i più insidiosi

Oggi, 8 marzo, ricorre la “Giornata internazionale della Donna” definita più comunemente la “Festa della Donna” per ricordare le conquiste del “gentil sesso” in ambito economico, politico, sociale ma anche per sottolineare le discriminazioni, i soprusi, le violenze che, ancor oggi, le donne subiscono e devono sopportare. Nel corso degli anni, il vero significato della ricorrenza è andato via via un po’ sfumando e lasciando, a volte, spazio ad una festa caratterizzata sempre più da forti interessi politici e, soprattutto, economici.

Una leggenda alquanto controversa …

Agli inizi di marzo 1908, le operaie della Cotton un’industria tessile di New York iniziarono a scioperare contro le loro condizioni lavorative, davvero disumane, e lo fecero fino a quando l’8 marzo il proprietario della fabbrica, un certo Johnson, dopo averle rinchiuse in essa, barricò tutte le uscite. Poco dopo divampò un incendio, appiccato forse dallo stesso padrone, in cui persero la vita 126 donne.

L’incendio scoppiò invece …

Ma dalla visita al Museum of the city of New York, le cose andarono diversamente. Non ci sono tracce, dell’incendio alla Cotton. Sono presenti, invece, molte immagini del violento fuoco divampato alla Triangle Shirtwaist Company, situata nel cuore di Manhattan, uno dei maggiori stabilimenti di produzioni di capi d’abbigliamento. La fabbrica impiegava circa 600 operai, di cui 500 donne, la maggior parte delle quali giovanissime. I turni erano massacranti, i salari bassissimi (circa 7 dollari a settimana) si lavorava in condizioni antigieniche e di scarsa sicurezza. L’incendio scoppiò alle 16:40 del 25 marzo 1911 e si propagò rapidamente causando la morte di 146 persone (123 donne d’età tra i 13 e i 22 anni, e 23 uomini) o inghiottiti dalle fiamme violentissime o soffocati dal fumo o sfracellati al suolo dopo essersi gettate dalle finestre dei piani alti dell’edificio.

Cosa è l’Udi?

Nel nostro Paese, la Festa della Donna iniziò ad essere celebrata nel 1922 ma l’avvento del fascismo la vietò. Nel 1944 si creò a Roma l’Udi (Unione Donne in Italia, formata da militanti del Pci, Psi, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana, Democrazia del Lavoro) cui si deve l’iniziativa di celebrare l’8 marzo 1945 nelle zone italiane già liberate dal fascismo. E, l’8 marzo 1946, per la prima volta tutta l’Italia celebrò la Festa della Donna. Nel 1959, le senatrici Luisa Balboni, Giuliana Nenni, Giuseppina Palumbo presentarono una proposta di legge per rendere la Giornata della Donna una festa nazionale ma l’iniziativa non ebbe successo. Agli inizi degli anni Settanta apparve il movimento fem minista le cui aderenti, l’8 marzo 1972, diedero vita alla manifestazione della “Giornata della Donna” a Roma chiedendo la “legalizzazione dell’aborto”, la “liberazione omosessuale”, la “libera contraccezione”, slogan per quei tempi intollerabili dalla classe politica, in primis dalla DC, sicché la polizia caricò violentemente le manifestanti e le disperse.

Il 1975 fu designato dalle Nazioni Unite come “Anno internazionale delle Donne” e da allora l’8 marzo venne riconosciuto come “Giornata dedicata alle Donne”.

Perché la mimosa è il fiore simbolo dell’8 marzo

La mimosa è un’usanza tutta italiana anche se in moltissime nazioni si regalano fiori alle donne. Come mai la mimosa? Per scoprirlo dobbiamo tornare indietro nel tempo fino al 1946 quando tre donne iscritte all’Udi, Rita Montegnana (a quei tempi ancora moglie di Palmiro Togliatti, leader del Pci), Teresa Mattei, ex partigiana e Teresa Noce, deputata del Pci, lanciarono l’idea di adottare la mimosa come simbolo dell’8 marzo. La proposta fu messa ai voti e le donne iscritte all’UDI votarono all’unanimità per questo fiore bello, giallo, profumato che fiorisce a marzo e cresce su terreni difficili ed impervi nonostante la sua apparente fragilità. Perfetto, dunque, per rappresentare l’animo femminile, delicato e fragile all’apparenza ma d’acciaio all’occorrenza. Altro che “sesso debole!”.

Per la cronaca, quali erano gli altri fiori in gara? Anemoni e garofani classificatisi, rispettivamente, al secondo e terzo posto. E ancora: l’etimologia di mimosa risalirebbe allo spagnolo “mimar”che vuol dire accarezzare. Infine, l’unica pecca, se così si può dire, della mimosa recisa è che dura poco ma se la si depone, alla luce, in un recipiente di vetro e, nell’acqua, si aggiungono gocce di limone, ecco che dura di più.

Guido Gabbio

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