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«Mi hai messa incinta», badante ricatta anziano
Attualità

«Io, badante in quarantena e senza lavoro perchè seguivo un anziano positivo e nessuno mi aveva avvertito»

La disperata storia di un’astigiana che si trova chiusa in casa senza poter lavorare, senza ammortizzatori sociali e senza potersi occupare della madre novantenne

Una categoria dimenticata

Di questi giorni, in redazione, arrivano tante, tantissime testimonianze di gente semplice che, semplicemente, chiede di essere ascoltata. Si tratta di persone che, direttamente o indirettamente, sono venute a contatto con il coronavirus, magari lo hanno contratto oppure sono in quarantena preventiva. È gente angosciata, con un carico enorme di preoccupazione per il futuro. Tra tutte abbiamo deciso di raccontarne una. Non perché sia, più o meno importante di altre ma perché riguarda una categoria dimenticata, di cui nessuno si ricorda e, tanto meno, scrive. Lei è un’assistente notturna per anziani, masi definisce genuinamente “badante”.

Chiamata per seguire gli ultimi giorni di un anziano

Di origini astigiane, da 34 anni svolge questo lavoro massacrante nel fisico e nella mente perché costantemente vicino al dolore e, nei casi più estremi, alla morte. E proprio da un decesso parte il calvario di questa donna.

«Sono stata chiamata a seguire l’anziano – ci confida la badante – nei suoi ultimi giorni di vita. Stava malissimo, aveva febbre altissima e seri problemi respiratori». Le malattie pregresse, aggravate da questo stato influenzale era chiaro che non gli avrebbero concesso tanti giorni di vita.

«Ho chiesto da subito se lo stato di salute non fosse riconducibile al coronavirus. Tutti mi hanno risposto di no, di stare tranquilla. E così ho fatto, cercando di essere cauta ma operando senza neppure una mascherina», ci svela la donna. Giorni di assistenza fino al triste decesso.

Confinata in casa senza potersi guadagnare da vivere

Terminato il suo servizio, la badante torna a casa sua dove, nei giorni successivi, viene raggiunta da una telefonata dell’Asl. «Mi hanno detto che dovevo andare in quarantena obbligatoria – ci dice la donna preoccupata – proprio oggi mi è stata notificata l’ordinanza. Mi sono spaventata, non capivo, pensavo a uno sbaglio. Invece no, era tutto vero. Dopo la morte hanno fatto il tampone, non chiedetemi il perché, e l’anziano che seguivo è risultato positivo». Da quel giorno la badante è rinchiusa in casa da sola, impossibilitata a uscire, a lavorare, a vedere i suoi affetti. «Non ho mutua, vivo con i soldi della mia attività e ora sono bloccata – dice tra le lacrime la badante – ma la cosa più angosciante è che non posso più accudire mia mamma novantenne e completamente cieca. Non ho potuto neppure dire la verità a lei e a mia sorella, si preoccuperebbero troppo».

«Siamo carne da macello»

E, a questo punto, arriva la forte denuncia della donna: «Vi rendete conto in che situazione mi trovo? Nella mia posizione ci sono centinaia di donne che fanno la mia stessa professione. Siamo state lasciate sole. Tutti si sono dimenticati di noi. Non ci hanno protette prima e, anche ora, veniamo trattate come carne da macello. Se ci ammaliamo o no, non interessa a nessuno». Per negligenza o per noncuranza, le istituzioni non hanno pensato a queste fasce di lavoratori. Anche nel recente decreto Cura Italia, i collaboratori domestici, le baby sitter e chi, in generale, fa assistenza alla persona non beneficeranno di alcun sostegno. «Lancio un appello – conclude la donna – alle istituzioni e alle famiglie per cui lavoriamo: proteggeteci. Il nostro lavoro è una missione e siamo disposti a portarlo avanti, anche in questo periodo, consci del rischio. Aiutateci ad aiutare chi ne ha bisogno in piena sicurezza».

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