Continua il dibattito politico sui fondi che potrebbero arrivare anche ad Asti con il Recovery Plan e su come investirli. Solo pochi giorni fa il presidente del Consiglio comunale Walter Rizzo e il consigliere comunale Giovanni Trombetta avevano ufficializzato una loro proposta in merito alla riconversione dell’Enofila di corso Felice Cavallotti in un polo scolastico e sportivo permanente con la creazione, al secondo piano, di 4 campi da gioco (o una palestra con 4 piattaforme indipendenti) per poter dare agli studenti e alle associazioni astigiane nuovi spazi dove praticare sport.
È solo una proposta, ma la stessa, secondo i proponenti, andrebbe a colmare quel vuoto che l’Enofila rappresenta da sempre, (è costata 11 milioni di euro con i finanziamenti di Torino 2006) e garantirebbe alla città un polo sportivo di cui si sente l’esigenza.
Invece, secondo la consigliera di minoranza Angela Quaglia (CambiAMO Asti) i campi da sport non dovrebbero essere costruiti nell’Enofila, ma lì dovrebbe trovare posto la nuova sede della Scuola Alberghiera.
«Un edificio ristrutturato, l’Enofila, che è costato parecchio alle finanze pubbliche e che sta cercando una sua vocazione -commenta Quaglia – Vocazione che, mi si consenta, non può certamente essere una doppia palestra ma che andava studiata un po’ di più e meglio. Soprattutto per evitare di buttare fumo negli occhi dei cittadini, illudendoli con proposte irrealizzabili ed evitare, contemporaneamente, di buttare soldi pubblici (che andranno restituiti) in operazioni inutili. Non che ad Asti le palestre abbondino, ma la programmazione è un’altra cosa. Sull’Enofila, ad esempio, una proposta più utile e proiettata nel futuro poteva essere la destinazione a Scuola Alberghiera. Oggi la scuola c’è già, in centro storico, in locali in affitto e forma giovani che trovano successivamente lavoro nel settore del turismo (ristoranti, bar, hotel, etc.). Quale migliore sede dell’Enofila, – continua la consigliera – sia per la vicinanza con la stazione ferroviaria (molti ragazzi provengono dai Comuni della provincia) sia per la possibilità di allestire (con le aziende vinicole del territorio) una vera enoteca (nei locali seminterrati) che potrebbe restare aperta tutta la settimana impegnando anche le giovani risorse della scuola?»
Il suggerimento di Angela Quaglia va oltre l’utilizzo prettamente didattico dell’edificio. «Immagino una scuola che non “sforni” solo baristi e camerieri, – spiega – ma che stimoli nei ragazzi la voglia imprenditoriale di creare proprie attività, modernizzando il sistema dell’accoglienza, della ristorazione e della cultura del vino e che, pertanto, punti a creare non solo formazione ma imprenditoria giovanile. Dal mio punto di vista sarebbe stata una proposta meglio inserita nel programma europeo dal quale vogliamo attingere le risorse, oltre che più sostenibile economicamente. Certo occorreva ascoltare senza troppa fretta, o partire prima nelle consultazioni… o, meglio ancora, avere in testa un’idea di città».