Riceviamo e pubblichiamo
Ho avuto il privilegio di diventare amico di Giampiero Boniperti negli anni in cui abbiamo condiviso l’esperienza di parlamentari europei (nella foto d’epoca). Giampiero non aveva mai fatto in precedenza politica, ma la sua vulcanicità, unita alla sua intelligenza, all’innata simpatia, alla sua proverbiale correttezza e al mito calcistico che impersonificava, ne fecero rapidamente uno dei personaggi più popolari nell’emiciclodi Strasburgo. La sua spontaneità, del tutto impolitica, era proverbiale. Un esempio: quando un noto collega ex democristiano, eletto come noi in Forza Italia, decise di lasciare il nostro gruppo parlamentare (Forza Europa) per passare ai popolari europei, Boniperti sbottò: “Scusate, ma prima che si dimetta lui, non possiamo buttarlo fuori noi?”. A Strasburgo e Bruxelles si occupò soprattutto di questioni sportive, in cui la sua competenza era indiscussa. Come indiscussa era la sua prestanza fisica, anche in età avanzata, che teneva a porre in relazione alla costante pratica sportiva. Al suo settantesimo compleanno sorprese e divertì un gruppetto di amici esibendosi in un’impeccabile “candela” in un’aula dell’europarlamento. Prendere l’aereo con lui, come spesso mi è capitato in quegli anni, dava l’idea della sua travolgente popolarità: ovunque gente che lo salutava, gli sorrideva, voleva stringergli la mano. Ricordo l’ammirazione che una volta, all’aeroporto di Fiumicino, gli dimostrò Piero Fassino, pur militando nello schieramento opposto. Boniperti era legato ad Asti, dove veniva spesso, anche perché dei suoi tre figli, l’unica femmina ha sposato un astigiano. Quando mi candidai a sindaco venne a sostenere la mia elezione, parlando in piazza San Secondo in un inedito “duetto”con Bruno Lauzi. Al termine mi disse: “Stasera ti ho fatto perdere tutti i voti dei non juventini, praticamente hai già vinto!”.
La Juve era il suo faro, fonte di infiniti ricordi e di inesauribili racconti. Era molto fiero di condividerne la presidenza d’onore con Gianni Agnelli e Vittorio Chiusano, e dopo la scomparsa dei due illustri amici avvertiva il peso di essere rimasto solo a incarnare quel prestigioso ruolo. Ora pure lui se n’è andato, ma la sua figura di galantuomo, nello sport e nella vita, continuerà ad essere d’esempio per le presenti e future generazioni.
Luigi Florio