Le lezioni in 15 villaggi Maasai
Se in casa, nascosto in qualche cassetto, conservate il flauto che avete comprato alle scuole medie e mai più utilizzato non buttatelo. Perché l’associazione La Nostra Africa Onlus propone un progetto didattico musicale rivolto ai bambini del Kenya. Referente del progetto in questa parte della provincia è la canellese Elena De Lago, la quale spiega: «Ad agosto 80 volontari partiranno dall’Italia per l’Africa, con lo scopo di impartire lezioni di musica ai bambini di 15 villaggi Maasai – spiega Elena – per allora il nostro obiettivo è quello di raccogliere quanti più flauti riciclati possibili, così da portarli in dono a questi ragazzi le cui famiglie hanno purtroppo priorità ben più stringenti».
Punti di raccolta per i flauti
Per il momento sono stati raccolti un centinaio di flauti e grazie alla disponibilità di alcuni negozi, tra cui la panetteria “Acqua e farina” in corso Libertà a Canelli, si sono creati comodi punti di raccolta. «Ci auguriamo di coinvolgere anche le attività commerciali di Nizza Monferrato e dei paesi limitrofi. Così come vogliamo lanciare un appello a quelle famiglie che ancora conservano un flauto e che, anziché disfarsene, volessero donarlo per la nostra causa».
Musica ma non solo
Il percorso musicale si articola in dieci giorni di lavoro. La prima giornata è un approccio alla propedeutica della musica d’insieme, in cui si stabiliscono le parole chiave per comprendersi e seguirsi a vicenda: piano, forte, veloce, lento, ritmo, ascolto, sono solo alcuni esempi. A seguire vi sarà il laboratorio di costruzione strumenti, con materiali di riciclo in plastica dura e lattine. Le lezioni di musica sono solo una parte di un progetto più ampio di aiuti e formazione che coinvolgerà anche gli adulti Maasai in laboratori e lezioni di educazione sessuale. «Tra i nostri obiettivi, quello di sensibilizzare le donne sull’inutilità e la pericolosità dell’infibulazione – spiega la De Lago – Pratica che purtroppo è ancora molto diffusa in queste tribù, anche se ufficialmente proibite dalla legge».
Lucia Pignari