L’hanno ricevuta in tanti la nota congiunta delle varie sigle di polizia penitenziaria presenti al carcere di Asti: il Prefetto, il sindaco di Asti, il Provveditore regionale, la direttrice del carcere, il Dap di Roma.
La firma è quella dei segretari Mariuzzo (Sappe), Missimei (Uil), Cecere (Uspp), De Feo (Cgil FP), Santoru (Cnpp) e Pierazzuoli (Cisl) con i quali proclamano lo stato di agitazione permanente e annunciano un sit-tin di protesta il 24 febbraio davanti alla struttura di Quarto.
I motivi di tale gesto vanno ricercati nell’esasperazione di una situazione originata dalla carenza di organico ulteriormente aggravata dalla situazione pandemica.
«Presso l’Istituto di Asti continua a regnare uno stato confusionale riferito alla gestione con provvedimenti che scaricano qualsiasi responsabilità addosso al poco personale operante – si legge nella nota congiunta – Vi è una mancanza di posizioni e di supporto di seria iniziativa da parte degli ufficio superiori e anche la missione terminata il 31 gennaio di tre unità della casa circondariale di Alba è stata poco concretizzata con orari che a nulla sono serviti».
I sindacati parlano di depauperamento di personale di Polizia Penitenziaria e uno svolgimento quotidiano del servizio «ben al di sotto dei minimi di sicurezza, accertante un costante impiego del poco personale presente con turnazioni massacranti ed orari straordinari imposti e costretti a ricoprire da soli più posti di servizio».
A cui si aggiungono le difficoltà nel gestire detenuti pericolosi (il carcere è csa di reclusione per chi ha pene definitive molto lunghe, spesso ergastoli) e i tanti che hanno forti problematiche sanitarie.
Per questo motivo è stato proclamato lo stato di agitazione permanente cui seguirà il sit-in annunciato e in attesa di regolare autorizzazione da parte del Prefetto.
Solo due giorni fa sempre il carcere di Asti era stato oggetto di un’interrogazione parlamentare sull’utilizzo degli agenti di polizia penitenziaria per mansioni non consone.
(Nella foto, di repertorio, le bandiere dei sindacati appese nel precedente sit-in)