Secondo solo a quello Parmalat
Anni di lavoro certosino alla ricerca di riscontri contabili e di analisi di bilanci, movimentazioni di denaro sui conti correnti di mezzo mondo e di partecipazioni incrociate in centinaia di aziende hanno portato alla chiusura delle indagini sul crac miliardario della “Galassia Marenco”.
Astigiano, re del gas ed ex patron dello storico marchio Borsalino, Marco Marenco, insieme ad una cinquantina di persone, è accusato di bancarotta fraudolenta per un “buco” enorme: 4 miliardi di euro, il secondo per importanza, in Italia, dopo quello di Parmalat.
Marco Marenco
Indagine firmata da Tarditi e Perduca
Proprio lunedì, infatti, è stato firmato il provvedimento di chiusura indagini dal Procuratore della Repubblica Perduca e dal sostituto procuratore Luciano Tarditi che ha seguito fin dall’inizio la complessa indagine.
Partita da Asti quando, nel 2012, era giunta in Procura la richiesta di ammissione al concordato di 8 società del Gruppo Marenco.
Dagli accertamenti fatti su quella richiesta si è arrivati a squarciare il velo su un vorticosissimo carosello di società grandi e piccole in numerosi settori di intervento in Italia e all’estero con una poderosissima movimentazione di denaro da una all’altra.
Lo “schema Marenco”
Secondo uno schema preciso, individuato dalla Procura che ha lavorato a stretto contatto con la Guardia di Finanza di Asti e Torino: il giro di operazioni serviva a distrarre ingenti somme di denaro per evadere le imposte e le accise, per non pagare i fornitori e per ottenere prestiti che non venivano restituiti, come ebbe modo di spiegare lo stesso pm Tarditi nel corso di un’intervista al nostro giornale.
Banche debitrici
A farne le spese i grandi colossi bancari internazionali che avevano aperto a Marenco delle linee di credito per alti importi e poi compagnie internazionali di fornitura di gas come, ad esempio, la Gazprom russa.
Nel corso dell’inchiesta è già stato eseguito un sequestro preventivo di beni per oltre 100 milioni di euro ma si tratta di una cifra lontana dal crac valutato in oltre 4 miliardi di euro e da distrazioni di denaro per oltre 1 miliardo, sempre di euro.
I reati
Gli indagati individuati dalla Procura di Asti dovranno rispondere di numerosi reati tributari quali dichiarazione fiscale infedele, omesso versamento delle imposte, sottrazione al pagamento delle accise, truffa aggravata, appropriazione indebita, false comunicazioni sociali e, soprattutto, bancarotta fraudolenta aggravata.
A Marenco, che ha già patteggiato una condanna a 5 anni per una prima tranche dell’inchiesta, va riconosciuta una straordinaria capacità di gestione delle sue 200 società fra Italia ed estero secondo lo schema da lui ideato.
Paradisi fiscali
Che comprendeva anche numerosi passaggi nei paradisi fiscali di tutto il mondo, così da costringere gli investigaori a rivolgersi alla cooperazione internazionale per accedere a contabilità in posti come le Isole vergini, l’Isola di Man, Panama, Malta, Cipro, Liechtenstein e Lussemburgo.
Inoltre si è scoperto che alcuni degli indagati usavano telefoni criptati per eludere le indagini e avevano al soldo pubblici ufficiali che garantivano a Marenco e ai propri familiari servizi di sicurezza e reperimento di notizie circa lo stato delle indagini a suo carico. Sono stati individuati e indagati per corruzione, favoreggiamento e accesso abusivo a sistemi informatici.