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La casa di Cellino, dove è avvenuto l'omicidio del geometra
Attualità

Omicidio di Portacomaro, la testimone: “Ho visto quell’uomo a terra, stava morendo”

Erano da poco passate le undici di sabato mattina, quando la signora Ernestina Silengo si è avvicinata all’abitazione di Dario Cellino, 91 anni, per depositare un mazzo di fiori nel punto dove è stato colpito a morte il geometra Marco Massano

Quell’uomo era a terra, stava morendo

Erano da poco passate le undici di sabato mattina, quando la signora Ernestina Silengo, nativa di Callianetto, ma attualmente residente proprio a Portacomaro, si è avvicinata all’abitazione di Dario Cellino, 91 anni, per depositare un mazzo di fiori nel punto dove è stato colpito a morte il geometra Marco Massano. Perché questo gesto? Perché nel momento in cui Dario Cellino ha sparato contro il geometra lei si trovava proprio lì, a pochi passi e ha visto tutto. “Con questi fiori voglio ricordare quel ragazzo, che ha lasciato tre figli piccoli – ha detto la signora, ancora visibilmente scossa per quanto accaduto e visto – Che pena. Poverino. Non ci posso ancora credere. Non mi toglierò più quelle immagini dagli occhi”. La signora cercava di legare il mazzo di fiori alla staccionata che delimita l’area della casa del Cellino, assistita dal marito che si trovava a pochi passi, proprio come il giorno prima, e quegli spari ancora le risuonano nella testa come un incubo interminabile. Si torna sempre sul “luogo del delitto”, non solo gli assassini ma anche i testimoni, forse per rivivere la forza dirompente ed emozionante di quei momenti concitati o forse per rivalutarli e riconsiderarli con maggior calma e tranquillità, con una luce e una consapevolezza diversi.

Ho sentito un colpo forte

“Ho sentito un colpo – ha raccontato la signora con la voce tremante e gli occhi lucidi – ma non ho subito capito che si trattava di uno sparo, pensavo al motore di un’auto o un petardo. Insomma, non l’ho associato ad un’arma da fuoco. Poi ho visto un uomo a terra, perdeva molto sangue e tremava tutto. Si teneva stretta la pancia. A questo punto, visto che era in parte sulla strada, sono corsa più avanti per segnalare alle auto che arrivavano di andare piano, di rallentare, in quanto c’era un uomo per terra. Intanto dalla fabbrica di fronte – continua il racconto della testimone – qualcuno è uscito e ha chiamato l’ambulanza. Arrivati i soccorsi e i Carabinieri, hanno cercato di tirare su la maglietta dell’uomo a terra per controllare la ferita, ma lui non ha voluto. Continuava a tenere stretta la pancia. Evidentemente doveva avere un gran dolore. A questo punto – ha affermato Ernestina Silengo – ho sentito un altro colpo. Le orecchie mi sono fischiate. Questa volta ho capito che si trattava di una pistola. Il colpo proveniva dell’abitazione. Compresi il pericolo e dissi a mio marito «andiamo! Andiamo! Che qui stanno sparando» e ce ne siamo andati di corsa con la nostra auto prima che potesse accadere qualcosa di spiacevole anche a noi”.

Da dove ha sparato l’uomo?

Di fronte all’abitazione del Cellino, sulla terra resa umida dalla pioggia della notte, una vasta macchia di sangue, in parte raggrumato, segnalava ai passanti la gravità di quanto accaduto. Da dove ha sparato l’uomo? In paese c’è chi sostiene che lo abbia fatto dal balcone, ma la donna non ha visto nessuno. “Potrei non essermi accorta di un uomo sul balcone – ha continuato la testimone – la mia attenzione è stata richiamata dal giovane a terra insanguinato, quindi non so dire da dove sia partito lo sparo. Forse dall’interno dell’abitazione. Anche l’altro colpo deve averlo sparato dall’interno”. Dario Cellino in paese era conosciuto e anche la signora Ernestina lo conosceva e non immaginava che potesse arrivare a tanto. “Non è che lo conoscessi bene, sapevo chi era, che aveva un negozio di mobili e che attualmente non se la passava tanto bene. So che frequentava il circolo del paese – ha continuato – e che viveva con una figlia con qualche problema. Altro di lui non posso dire. E’ stata una cosa agghiacciante”. Di fronte all’abitazione due carabinieri tenevano sotto controllo la situazione, accertandosi che nessuno si avvicinasse all’abitazione.

La situazione familiare

Ma ormai il quadro del dramma era stato scritto a tinte fosche. Un anziano armato, una figlia con problemi, una situazione economica brutta, debiti consistenti e una casa di proprietà che stava per essere pignorata, possono rappresentare gli ingredienti giusti di una miscela esplosiva che può sfociare in atti estremi come questo. E sono in molti ora a chiedersi se una persona di 91 anni debba avere delle armi in casa a sua disposizione, se non sia il caso di togliere il porto d’armi alle persone oltre una certa età, quando la percezione della realtà potrebbe essere resa più confusa e incerta dalla senilità.

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