Ha suscitato numerosi commenti da parte dei lettori la notizia pubblicata nei giorni scorsi relativamente alle condizioni della strada provinciale 54, nel tratto che collega Motta di Costigliole e Castagnole Lanze
Ha suscitato numerosi commenti da parte dei lettori la notizia pubblicata nei giorni scorsi relativamente alle condizioni della strada provinciale 54, nel tratto che collega Motta di Costigliole e Castagnole Lanze. Una situazione che per una parte (quella relativa al tratto di fognatura realizzata) si risolverà prossimamente con l’asfaltatura (si attendono i tempi tecnici necessari), mentre per un’altra parte (quella cosparse di buche) occorrerà attendere il reperimento dei fondi necessari per provvedere all’opera.
«Dalla Motta divieto ai motoveicoli, da Isola divieto ai motoveicoli: per andare a Costigliole/Boglietto in moto dove passo?». E in effetti è pressoché così: dalla zona del Tanaro rimane la provinciale che da Motta sale direttamente a Costigliole, ossia una su tre disponibili e il commento ha quindi una sua ragione.
«Da vent’anni percorro quel tratto più volte al giorno: ho cambiato più ammortizzatori e cerchi che olio. Eviti una voragine e ne prendi sei», dice un altro automobilista confermando le cattive condizioni del fondo stradale.
Ma arrivano segnalazioni anche su altre strade del territorio astigiano: «Anche da Villafranca a Ferrere han posizionato il divieto di transito per biciclette e motoveicoli…».
C’è poi chi fa una riflessione più ampia sulla problematica: «In effetti non si potrebbe più neppure definire “strada”. Il mancato rispetto della strada qui in Italia costituisce un fatto vergognoso. Tutti abbiamo bisogno o occasione di transitare su una strada, nel corso della nostra esistenza. La strada è inoltre una sorta di biglietto da visita di una nazione, di una regione, di una provincia o di un comune. Il non curarne lo stato e la condizione (asfalto, segnaletica, vegetazione circostante) è un enorme errore oltre che segno della superficialità e della trascuratezza con la quale si “tiene” questo prezioso bene comune».
Marta Martiner Testa