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Intervista al giornalista Marco Travaglio
Attualità

Intervista al giornalista Marco Travaglio

Durante lo spettacolo astigiano contro la riforma della Costituzione abbiamo incontrato il diretto de Il Fatto Quotidiano

Provocatorio come chi l’ha scritto, è il titolo del libro di Marco Travaglio e Silvia Truzzi che snocciola ben 32 ragioni per dire no alla riforma costituzionale proposta dal referendum d’autunno.

La serata astigiana di Marco Travaglio, vede un cortile di Palazzo del Collegio sold out che lo attende. Sostenuta da una meravigliosa rete di complici, i cui nomi resteranno avvolti dal mistero, mi apposto per parlare con il giornalista, direttore de “Il fatto quotidiano”. Montanelli di lui scrisse: “E’ un segugio”. Marco Travaglio non ha certo bisogno di presentazioni. Lavora per il settimanale torinese “Il nostro tempo” quando gli fu presentato Indro Montanelli.

“Un grande inquisitore”, “un segugio” scrisse di lui Montanelli, esaltando le capacità dell’allievo nel padroneggiare la sua arma fondamentale: l’archivio.

Quello stesso archivio che ancora oggi, se interrogato, è capace di prendere vita. Montanelli arruolerà il “segugio” come corrispondente da Torino de “Il Giornale”. Lui avrà modo di dimostrargli la sua fedeltà, quando nel 1994 decide di seguire il suo direttore al nuovo quotidiano “La voce” che Montanelli fondò all’età di 85 anni, per riaffermare la propria libertà e indipendenza di giornalista. Una riforma incomprensibile

Mentre un tecnico “lo microfona”, gli chiedo come mai il primo capitolo del suo libro si chiami “Passate parola”. Se sia perché si parla poco del Referendum o perché ritiene il fronte del no poco rappresentato.

“Se ne parla tanto ma senza mai leggere la riforma – risponde alla nostra prima domanda – Per esempio, quando leggo l’art. 70, che da 9 parole è passato a 439 mi manca il fiato perché non c’è nemmeno la punteggiatura. E’ un disastro. Quando anche uno non sia sensibile ai temi delle garanzie, dei contrappesi, dello strapotere del Premier, appena lo legge si rende conto che, visto che non si capisce niente, non funzionerà. Non si capisce come si fa ad approvare una legge, quali leggi di quale argomento seguano un certo iter e quali ne seguano un altro. E’ evidente che si impallerà tutto. Questo è il minimo che si possa dire di una legge scritta con i piedi che non si capisce e quindi non funziona. La Costituzione del 1948, la capisce chiunque.”

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Alessia Conti

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