«Quel giorno sono morto anche io con mio fratello. E se sono ancora qui è solo per aiutare il mio nipotino a diventare un uomo, al posto del suo papà».
Una testimonianza dura e toccante quella di Bogdan Ghetavu, 44 anni, fratello di Dragos che il 25 luglio 2022 è deceduto a Cernusco sul Naviglio, cadendo da una scala su un cantiere affidato alla ditta astigiana per il quale lavorava.
Le autorità avevano dato la notizia terribile alla compagna che viveva con lui, in una casa di corso Savona: era incinta di sei mesi.
A novembre del 2022 in sala parto c’era la sorella di Dragos ad assistere alla nascita del nipotino che porta due nomi: Darius (il nome scelto dai due genitori prima della disgrazia) e Dragos per ricordare il padre.
«Da allora ogni giorno mi sveglio sperando che quella telefonata fosse un sogno. Quando guardo mio nipote rivedo mio fratello e so che dovremo trovare il coraggio di spiegargli perchè non ha mai conosciuto suo papà».
Una missione, quella di Bogdan e della sua famiglia di tramandare la memoria di Bogdan a suo figlio mai conosciuto, che ha permesso loro di non impazzire di dolore ma che ha segnato profondamente la loro vita.
«Quel bambino è diventato il centro delle nostre giornate. Lui e la compagna di mio fratello che è stata presa a lavorare nella stessa ditta di Dragos – prosegue l’uomo – La morte di un fratello, di un figlio, di un marito giovane è sempre terribile, ma quando avviene sul lavoro è ancora più difficile da accettare, perchè è quasi sempre evitabile. Come nel caso di Dragos. E sapere questo ti marchia il resto della vita e alimenta il dolore».
Dragos era felice di lavorare nella ditta astigiana dove si sentiva apprezzato e considerato. Amava anche molto la musica, era un compositore al sintetizzatore e in Romania i suoi amici di infanzia hanno intitolato uno studio di registrazione a lui.
«Già ora racconto al piccolo Dragos di suo padre e ha già dimostrato di amare anche lui la musica e gli animali. I cagnolini che giocano con lui in casa sono gli stessi amati da suo padre. Guardarlo negli occhi, così piccolo, allegro, solare, affettuoso e pensare di dovergli raccontare perchè suo padre non c’è più è una sofferenza».
E poi l’appello a ditte e lavoratori: «Seguite tutte le regole di sicurezza, sempre e comunque. Non c’è vita che valga qualche minuto di anticipo nel finire un lavoro».
I dati
Intanto, da fonte Anmil (associazione nazionale mutilati ed invalidi del lavoro) su dati Inail arriva l’aggiornamento delle denunce di infortuni e malattie professionali con il confronto dei primi due mesi del 2025. Per quanto riguarda la Provincia di Asti si registra una totale sovrapposizione di dati rispetto allo stesso periodo del 2024 (282 infortuni totali denunciati dei quali 2 mortali). In calo la denuncia delle malattie professionali denunciate che sono passate da 18 a 14.
«Ogni giorno migliaia di lavoratori mettono a rischio la propria salute e la propria vita per costruire case, produrre beni, curare le persone, garantire servizi. Ma non sempre in condizioni sicure – commentano Roberto Sardo, presidente regionale Anmil e Tiziana Biamino, presidente Anmil di Asti – Gli incidenti sul lavoro non sono solo cadute o esplosioni. Ci sono anche le malattie professionali, meno visibili ma altrettanto devastanti. Esposizione a sostanze tossiche, rumore, posture scorrette o stress continuo. Fra esse quelle causate dall’amianto. Ancora oggi migliaia di persone muoiono per mesotelioma pleurico, malattia causata dall’esposizione all’amianto. Ogni datore di lavoro ha il dovere morale e legale di proteggere i propri dipendenti e lo Stato ha il compito di controllare, prevenire e fare in modo che ogni lavoratore torni a casa sano e salvo ogni fine della giornata».