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L’ultimo saluto al cavalier Branda, “sindaco emerito”
Cronaca

L’ultimo saluto al cavalier Branda, “sindaco emerito”

Parrocchiale di San Tommaso gremita, sabato mattina, per l’ultimo saluto a Renato Branda, 85 anni, ex sindaco di Canelli, consigliere e assessore provinciale. Attorno al feretro, con la moglie Renza

Parrocchiale di San Tommaso gremita, sabato mattina, per l’ultimo saluto a Renato Branda, 85 anni, ex sindaco di Canelli, consigliere e assessore provinciale. Attorno al feretro, con la moglie Renza e le figlie Elisabetta, Antonella e Maurizia, si sono stretti parenti e amici, gli amministratori di oggi con il sindaco Marco Gabusi, ex sindaci e colleghi che, tra gli anni ’70 e ’90, hanno condiviso le battaglie politiche sugli scranni del consiglio comunale come in Provincia. Renato Branda, persona conosciuta e stimata, è spirato giovedì sera. La sua salute era andata peggiorando quando, a marzo, era stato ricoverato all’ospedale di Asti, poi a Nizza. Nonostante la forte tempra e la forza di volontà, nelle ultime settimane s’era dovuto arrendere. «ha voluto i sacramenti e, anche se non poteva più parlare, si è accostato all’Eucarestia con grande lucidità ed ha abbozzato anche il segno di croce» ha ricordato, commosso, il parroco don Luciano Cavatore.

A concelebrare il rito per il «sindaco emerito», come l’ha definito don Cavatore, i due ex parroci di San Tommaso, don Giovanni Pavin e don Claudio Barletta. A far da corollario al gonfalone del Comune, i labari di enti e associazioni in segno di deferenza verso l’illustre concittadino. La vita di Renato Branda, Cavaliere e Commendatore della Repubblica, è stata un caleidoscopio di attività affrontate, sempre, con la pacatezza, l’impegno e il coraggio che gli erano propri. Cattolico praticante, compie gli studi presso l’istituto dei salesiani  “Faravelli”, alle porte della città. Un’esperienza, quella della linea educativa di don Bosco, che lo segnerà per tutta la vita, tanto da diventare, dopo la chiusura del grande complesso, uno degli attivisti degli ex allievi salesiani. Entra nell’Azione Cattolica e ne diventa presidente parrocchiale: aderisce alla San Vincenzo, della quale era ancora socio attivo. Si prestava anche per attività umili, come la distribuzione del bollettino parrocchiale, servizio che ha svolto sino all’ultimo. «Il 3 marzo, una domenica, venne da me in sacrestia – ha ricordato ancora don Luciano Cavatore nell’omelia di commiato – e mi disse: sa, non ce la faccio più a distribuire il bollettino, gli anni passano. E la sera venne ricoverato in ospedale».

Ricca la sua esperienza professionale a Casa Bosca dove, come dirigente, ha guidato l’ufficio commerciale. Tra gli impegni famigliari, il lavoro e il suo profondo cattolicesimo Renato Branda ha saputo ritagliare un posto importante all’impegno politico-amministrativo. Per oltre trent’anni è stato uno degli uomini più in vista di Canelli, e dell’Astigiano, della Democrazia Cristiana. Erano gli anni delle “lotte” tra Pci e Dc, dell’eterno dualismo con l’amico-nemico Pierino Testore al quale, dopo una drammatica seduta del consiglio comunale di fine anni ’70 che portò ad una drammatica crisi nella Dc, cedette lo scranno più alto di Palazzo Anfossi. Sindaco per tre mandati, da 1970 al 1976, dal 1980 al 1981 e dal 1984 al 1990 cedette lo scettro a Roberto Marmo mentre lui si accasò in Provincia, prima come consigliere e poi in qualità di assessore. Epiche, e accorate, le sue grida di aiuto affinchè Canelli potesse disporre di un riserva idrica in grado di debellare le «estati senz’acqua», come ebbe modo di dire all’allora Ministro del Tesoro Gianni Goria in visita alla città.

Molte le opere che, negli anni di governo, Renato Branda ha lasciato per la crescita e lo sviluppo del territorio canellese. Tra queste la più importante è certamente ponte di viale Italia, intitolato a Giovanni Goria. L’opera, costata 3 miliardi e 350 milioni di vecchie lire, voluta fermamente dall’amministrazione Branda, venne inaugurata il 28 aprile 1984, presenti il ministro Gianni Goria, il presidente della Regione Enrico Viglione e il presidente della Provincia Guglielmo Tovo. In quell’occasione, Renato Branda strappò ai tre politici la promessa della “bretella” che avrebbe collegato via Riccadonna con Cassinasco, ipotesi oggi del tutto tramontata. Senza dimenticare la realizzazione di piazza Unione Europea e l’area Peep. “Rettitudine, integrità morale, dedizione alla famiglia e al lavoro sono state le realtà nobili della sua vita”. È la frase che i famigliari hanno scritto sul manifesto funebre: il riassunto della vita di Renato Branda.

Giovanni Vassallo

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