In una perenne polemica sui flussi dei migranti che approdano alle rive delle nostre isole, spesso sfugge un aspetto di questi esodi epocali che invece rappresenta un punto importante sul quale ragionare: la tratta di esseri umani.
Oggi è la Giornata Europea contro la Tratta di Esseri Umani e Asti, nel suo piccolo, può vantare un’eccellenza che ne ha fatto una mission da 23 anni, ben prima dei grandi sbarchi.
E’ il Piam onlus, la ong che, negli anni, ha accolto centinaia di donne “importate” in Europa esclusivamente per avviarle alla prostituzione o a lavori paragonabili alla riduzione in schiavitù. Ha salvato le “invisibili” da un destino segnato lavorando fianco a fianco delle istituzioni per perfezionare le procedure per percorsi di accoglienza, di sostegno, di alfabetizzazione, di formazione e reinserimento nella società. E’ capofila della Rete Anti Tratta del Piemonte ed è ripreso come esempio e modello per le altre reti nate in Italia.
Il suo presidente, Alberto Mossino, è considerato uno dei massimi esperti di lotta alla Tratta e ad inizio ottobre è stato seguito relatore alla Conferenza sulla protezione e l’assistenza delle vittime di tratta dalla Nigeria all’Europa organizzata dall’Onu con il Siracusa International Institute for Criminal Justice and Human Rights.
«Vittime di inganni, riti e giuramenti di obbedienza come i “juju”, le ragazzi provenienti dalla Nigeria si trovano sotto minaccia a dover ripagare un debito di carica 35 mila per il loro “viaggio” in Europa» spiega Mossino.
Un business criminale che fino a qualche anno fa era gestito da altre donne, le “madam”, oggi soppiantate invece dai “cults”, organizzazioni criminali nigeriane, vere e proprie mafie perseguite come tali in Italia. «E l’attività di contrasto alla mafia nigeriana avviene anche grazie alla collaborazione tra le forze di polizia e le ong: perché le indagini nascono grazie alle segnalazioni degli sfruttatori, e queste sono possibili solo quando le vittime, una volta entrate nei programmi di protezione, vengono sostenute a tal punto da fidarsi degli operatori, e iniziare a parlare, a raccontare la loro vera storia. Un percorso delicato – prosegue Mossino – il messaggio che PIAM vuole lanciare anche in occasione della Giornata europea contro la tratta è che finanziare i programmi di assistenza e protezione per le vittime di tratta contribuisce non solo all’empowerment delle beneficiarie, ma anche al contrasto delle mafie e dei trafficanti».
Qualche dato tratto dai report del Numero Verde Antitratta (800290290 sempre attivo): dal primo gennaio di quest’anno ad oggi, sono state prese in carico 1666 persone e il Piemonte è la prima regione italiana per numero di denunce e prese in carico. La Ret Anti Tratta piemontese ha dimostrato che un lavoro capillare ed efficace di progetti in campo favorisce l’emersione del fenomeno. Nella nostra regione sono state complessivamente assistite 233 persone fra donne (la maggioranza, uomini e transessuali). La metà di loro circa viene dalla Nigeria mentre l’altro 50% riguarda vittime provenienti dal Pakistan, dal Marocco e da altri Paesi come il Brasile.
Seppur quello sessuale sia lo sfruttamento ancora più diffuso, le vittime di tratta sono sempre più avviate ad altre forme di schiavitù come quelle in ambito lavorativo, violenze, economie criminali forzate e matrimoni imposti.
(Nella foto alcune vittime di tratta sottratte ai circuiti criminali e avviate a corsi di formazione)