Su qualche cartellone pubblicitario o locandina residua dalla manifestazione si legge: “Palio di Asti, terza domenica di settembre”
Su qualche cartellone pubblicitario o locandina residua dalla manifestazione si legge: “Palio di Asti, terza domenica di settembre”. L’annuncio tace la passione, l’impegno e la preparazione che stanno dietro all’evento. Per molti esso si riduce al Paliotto, alla sfilata, alla corsa e un “arrivederci all’anno prossimo”, ma non per tutti. Per coloro, anche giovani, che militano tra i comitati di borghi e rioni, il Palio si vive tutto l’anno. “Ad ottobre si ricomincia”, come racconta una ex-sbandieratrice di 16 anni.
Iniziano infatti gli allenamenti in questo periodo, con la frequenza di una volta a settimana. Portando sulle spalle le esperienze del passato Paliotto, ed in vista del successivo, si condividono i miglioramenti con i “fedelissimi” del rione, senza dimenticare le occasioni di esibizione, come l’uscita ad Abbiategrasso, nel mese di giugno, dove gli sbandieratori astigiani erano cornice del Palio di San Pietro. Nel periodo estivo l’allenamento si intensifica fino a diventare quotidiano per giungere preparati all’atteso “Giovedì”.
“La prima volta che si suona al Paliotto si avverte un po’ di tensione”, ammette una ragazza del Rione Cattedrale che suona la chiarina. Un musico dello stesso rione, Giovanni Grattapaglia, vanta un’esperienza di sei anni con il tamburo e di due con la chiarina e vede nel settembre astigiano una rinascita di questa città che sembra spegnersi nei restanti undici mesi ed è quindi orgoglioso di sentirsi protagonista. Sono tante quindi le emozioni suscitate dal Palio che ne motivano la partecipazione in prima persona. Per Anna Marra, ad esempio, studentessa del liceo classico, sfilare nel corteo è come sentirsi parte di un pezzo di storia.
L’anno scorso la sua stagione da figurante è iniziata ad aprile, quando è stata contattata dal comitato, poi nel mese di giugno ha avuto modo di provare l’abito che avrebbe indossato, rosso e verde come i colori del suo borgo. Il suo costume comprendeva inoltre una corona da porre sul capo che ricordava i merli delle torri astigiane, tema prescelto dal borgo. Altro compito impegnativo che necessita tempo è appunto la scelta del tema su cui orientare la sfilata, di ciò si occupano le sarte del comitato e già a partire dall’inverno iniziano a disegnare i vestiti e a cercare i tessuti. Il Palio è davvero frutto di un anno di lavoro, di giovani e non che si prodigano a tal fine, anche se non ostentano l’impegno che viene profuso. E tu, astigiano, vuoi prolungare il tuo Palio?
Ginevra Cornero