In giorni in cui lo strumento dell’alternanza scuola-lavoro è al centro di riflessioni e di discussioni (e contestazioni dopo la tragica morte per infortunio del ragazzo ad Udine) arriva un anniversario importante: 170 anni dal primo contratto di apprendistato.
Concepito e sottoscritto dall’allora Don Giovanni Bosco, quel salesiano dalle forti spinte sociali che a Valdocco accoglieva i ragazzi di strada per dare loro una nuova opportunità, era un esempio moderno di contratto di lavoro con delle clausole che, per l’epoca, erano a dir poco visionarie.
Il ragazzo che diede il via agli apprendistati fu Giuseppe Odasso, di Mondovì che venne preso a lavorare nella bottega del “mastro minusiere” Giuseppe Bertolino, a Torino, per imparare l’arte di falegname “per lo spazio di anni due”.
E poi un dettagliato elenco di clausole, scritte a mano, che prevedono, fra l’altro, che Bertolino dia le necessarie “istruzioni e le migliori regole per ben imparare l’arte del minusiere con opportuni e salutri avvisi che darebbe un buon padre al proprio figlio, correggendolo amorevolmente in caso di mancanza, mai con maltrattamento e con lavori proporzionati alla sua età”.
Mentre Odasso ha l’impegno di essere docile, rispettoso ed obbediente.
Nel contratto sono regolate le eventualità di malattia del ragazzo (che dovrà recuperare i giorni di malattia a fine apprendistato) ma anche il compenso settimanale che è definito in crescendo a seconda del passare del tempo.
Con la firma di quattro persone: il datore di lavoro, il giovane apprendista, la sua famiglia e l’educatore, Don Bosco.
«Un’alleanza sempre più stretta tra istituzioni, sistema educativo ed imprese – scrivono i formatori salesiani aderenti a Cnos, Cnos-Fap e Ciofs – è quindi fondamentale per costruire strategie, itinerari, momenti di confronto che possano portare all’attenzione pubblica un tema tanto attuale come quello della sicurezza sul lavoro».