È una città più vivibile, con spazi ripensati per la socializzazione e più rispettosa dellambiente, quella immaginata dai 45 architetti impegnati nel progetto Architetture sottili. I 16
È una città più vivibile, con spazi ripensati per la socializzazione e più rispettosa dellambiente, quella immaginata dai 45 architetti impegnati nel progetto Architetture sottili. I 16 progetti che disegnano questa Asti ideale verranno presentati questo pomeriggio (venerdì) a partire dalle 14 nellaula magna del Polo Universitario (piazzale De André), durante levento conclusivo delliniziativa voluta dalla commissione Cultura dellOrdine degli Architetti, già ideatore del Festival dellArchitettura astigiano.
«Evento conclusivo o inizio di un percorso – precisa Marco Pesce, che insieme al collega Fabrizio Aimar guida la Commissione – dato che dopo il convegno di venerdì il tema diventerà leventuale realizzazione dei progetti. Alcuni imprenditori si sono dimostrati interessati a determinati interventi, la Curia è colpita dalle ipotesi che ridisegnano il sagrato delle chiese della Torretta e del Borgo Tanaro a uso della comunità. E ovviamente anche lAmministrazione comunale potrebbe inserirli nella sua programmazione.»
Il lavoro degli architetti, tutti under 40, è durato un anno e nei mesi scorsi sulle pagine de La Nuova Provincia abbiamo dato spazio alle loro proposte. Interventi sottili perché minimali, a budget ridotto, che tolgono più cemento di quanto non propongano di gettare: uniniziativa così ampia e diffusa è una novità nel panorama dellarchitettura italiana, che infatti segue con interesse quanto succede nella nostra città. Al convegno di oggi pomeriggio parteciperà infatti linviato del Giornale dellArchitettura Luca Gibello, la collaboratrice di Renzo Piano Federica Ravazzi, Simone Cola e Federica Ravazzi del Consiglio Nazionale degli Architetti, oltre a noti professionisti astigiani come Domenico Catrambone.
Gli ospiti e il pubblico vedranno per la prima volta laspetto degli spazi ridisegnati, su cui finora Architetture Sottili ha tenuto il massimo riserbo. Da una irriconoscibile piazza I maggio agli attraversamenti pedonali intorno al Palazzo della Provincia, dai parcheggi abbandonati agli spazi sotto il cavalcavia Giolitti, il tratto distintivo è la capacità di ricucire lembi di città, attualmente separati da barriere fisiche o da vuoti urbani. «Uno dei principi che ci ha mossi è quello del confronto con residenti e fruitori di questi spazi – aggiunge Pesce – e da loro torneremo per definire i progetti esecutivi.» Progetti che resteranno comunque nel curriculum dei giovani professionisti coinvolti, probabilmente i futuri ideatori della Asti che sarà.
Enrico Panirossi