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San Damiano d'Asti comunità che cura
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A San Damiano una “comunità che cura”, un progetto per assistere nelle loro case gli anziani over 75

“Sono indubbi i vantaggi anche psicologici. Al lavoro una pluralità di soggetti, istituzionali, del volontariato, senza escludere le due farmacie di San Damiano”

È stato firmato ieri mattina, lunedì, nella sala consiliare del municipio di San Damiano d’Asti il protocollo di intesa fra i protagonisti del progetto “San Damiano, comunità che cura”. La firma è giunta al termine di una conferenza stampa cui hanno preso parte il sindaco Davide Migliasso, nel ruolo di presidente del Cogesa, il direttore generale dell’ASL Flavio Boraso, il presidente della Socialcoop Maurizio Serpentino, la presidente della Fondazione “E. Pescarmona” Eliana Gai, il vicepresidente Teresa Volpe ed il coordinatore di “APS La bottega del possibile” Massimo Vai; presenti anche Elena Tamietti, direttore del Distretto ASL, Mario Sacco, presidente Fondazione CRAT, Fabio Capuano e Claudio Genta (direttore e responsabile sanitario della “Pescarmona”), Tiziana Bruno (responsabile Assistenza) ed la vicesindaco Elisa Bolle.

Davide Migliasso ha sottolineato che «il progetto “Comunità che cura” è stato seguito sin dall’inizio dalla consigliera Martina Guelfo ed ha come obiettivo il sostenere al proprio domicilio le persone di età superiore ai 75 anni, aiutandole nelle necessità quotidiane con assistenza sanitaria, fornitura dei pasti o lavaggio della biancheria. Questo aiuto consentirà loro di restare nella propria casa, con indubbi vantaggi psicologici: per raggiungere lo scopo sarà coinvolta una pluralità di soggetti, sia istituzionali, sia protagonisti del volontariato, senza escludere le due farmacie di San Damiano.» Per Maurizio Serpentino «si tratta di una collaborazione fra Enti pubblici e privati quasi unica a livello piemontese. Ognuno mette qualcosa del suo con senso di responsabilità e partecipazione, andando verso le persone e cercando di rispondere subito alle necessità. La RSA “Pescarmona” porterà le sue competenze alla comunità e metterà a disposizione gli spazi necessari al progetto.» Per Flavio Boraso «il progetto si fonda sulla cosa più difficile, il far dialogare le persone: rappresenta però una grande opportunità che può migliorare la sanità territoriale e diventare un modello a livello provinciale.» Anche i medici di base saranno coinvolti: per Elena Tamietti «si sottolinea un nuovo approccio verso le persone che non si rivolgono al medico di base. Figura essenziale per la valutazione di base sarà l’infermiere di comunità.» Per Mario Sacco il progetto migliorerà la situazione del territorio, riducendo la pressione sul pronto soccorso dell’ospedale.

A Piossasco (To) l’iniziativa da sette anni

Il progetto “Comunità che cura” presentato nella sala consiliare di San Damiano è stato proposto per la prima volta a Piossasco (Torino) e seguito da “ASP La bottega del possibile”. Massimo Vai, coordinatore dell’associazione, ha spiegato gli elementi fondativi del progetto: «L’idea di una comunità che cura è un concetto di salute estesa a tutti, ma in particolare agli over 75, utilizzando come strumento di lavoro una èquipe multidisciplinare. A Piossasco si è visto come si possa lavorare bene insieme su casi concreti, mettendo in sinergia operatori socio sanitari, assistenti sociali, infermieri, educatori ed altri ancora. Qualunque membro della comunità può segnalare i casi in cui occorre prestare aiuto. Gli obiettivi fondamentali sono quelli di aumentare il sostegno, migliorare la salute comunitaria e trasformare le RSA in un centro servizi che sia in grado di aprirsi al territorio. A Piossasco il progetto è in funzione da sette anni ed ha promosso la crescita del volontariato, ad esempio con la creazione di gruppi di cammino che hanno gradualmente coinvolto sempre più persone: inoltre si sono rivelate importanti le visite domiciliari per un progetto individualizzato che definisca le singole necessità».

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