La storia recente di Asti e provincia si divide fra “prima e dopo” l’alluvione del 1994. Un evento drammatico che portò disperazione e devastazione in una larghissima parte del territorio. Per ricordare quei giorni abbiamo pensato di intervistare due sindaci: Alberto Bianchino, che sindaco di Asti lo era diventato da pochi mesi, e Maurizio Rasero, primo cittadino oggi che all’epoca era un giovane imprenditore alluvionato e che proprio nelle rivendicazioni per la ricostruzione fondò il suo percorso politico.
Alberto Bianchino: il peso della responsabilità
Si ricorda le ore del sabato pomeriggio e sera quando si affacciarono le prime avvisaglie di emergenza?
Sabato mattina ero alla Goltieri: pioveva nei corridoi. Avevo in programma di andare a trovare mia mamma a Ceva, ma lei mi ha dissuaso. Alla sera sono uscito col comandante dei Vigili Urbani, Mario Calvi, per fare sopralluoghi sul Borbore prima e sul Tanaro poi.
A mezzanotte il Borbore è uscito dal ponte di viale Don Bianco, poi lungo il corso che porta alla stazione fino ad allagare piazza del Palio. Alle quattro l’onda di piena ha superato i rilevati della ferrovia per Alba e ha travolto Corso Savona, la stazione ferroviaria, il Comando dei vigili urbani. L’allora assessore alla sicurezza, l’architetto Tollemeto raggiunse la caserma dei Vigili del fuoco dove si stabilì per molti giorni successivi..
E quale fu invece il momento in cui si rese pienamente conto del disastro che si era consumato?
La mattina della domenica, la città divisa in due, dall’acqua con la prima riunione in prefettura , alle 9, col comandante Nazionale dei vigili del Fuoco (allora non era attiva la protezione civile) giunto in elicottero da Genova.
Quale fu la sua preoccupazione più grande nei giorni immediatamente seguenti l’alluvione?
Dare un tetto a chi l’aveva perso, mettere in sicurezza l’argine sinistro del Borbore e del Tanaro, riaprire le scuole.
A lei venne tributato unanimamente il riconoscimento del sindaco che affrontò meglio l’emergenza fra quelli di Cuneo, Asti e Alessandria. C’è qualcosa che, ancora oggi, si rimprovera di non aver fatto? E quale, invece, la decisione che, ancora oggi, ritiene la migliore?
Il meglio è stato lavorare in accordo con Alba e Alessandria, il peggio non aver riconosciuto l’avvicinarsi dell’onda di piena dall’odore di gasolio del fiume.
Dal punto di vista istituzionale, cosa è mancato maggiormente a lei come sindaco, allora, per dare maggiori risposte alla città in ginocchio?
Siamo stati al centro di tutto: dalla nostra esperienza è nata la legge sui disastri e la nuova protezione civile grazie anche al ruolo dei Comitati.
Al termine del suo mandato ha restituito una città più sicura, dal punto di vista del rischio alluvione, di come l’avesse trovata. Quanto è stato complicato avviare i lavori di messa in sicurezza sugli argini?
Ho trovato grande collaborazione all’autorità di bacino del Po; il mercoledì ad Asti si sono riuniti tutti i presidenti delle regioni bagnate dal Po. Abbiamo rifatto, dimensionandoli gli argini e i ponti. Il primo argine l’abbiamo avuto in primavera, sulla sponda sinistra del Borbore, poi tutti gli altri; prima della fine della legislatura,i tre ponti nuovi erano già stati progettati e finanziati.
Come spiegherebbe cosa fu l’alluvione ai ragazzi che oggi hanno meno di 25 anni e l’alluvione non la vissero perché non ancora nati o perché in tenerissima età?
L’alluvione del 94 è stato un evento naturale che ogni tanto colpisce un territorio.Fondamentale è costruire tenendo conto del fiume, studiando il passato per migliorare il futuro, senza fanatismi. Oggi, nella zona di via Torchio, si riconoscono le abitazioni costruite prima e dopo l’alluvione dall’uso residenziale o meno del piano terra. L’alluvione è stata l’esperienza più intensa e formativa della mia vita.
Maurizio Rasero: bisogna investire continuamente nella sicurezza del fiume
Maurizio Rasero nel novembre del 1994 aveva 21 anni appena compiuti, aveva appena finito il militare e lavorava nella gestione delle attività commerciali di famiglia.
Cosa si ricorda di quel sabato 5 novembre?
Di giorno avevo tenuto il banco in piazza e poi ero di turno alla sala biliardi di corso Venezia che era anche di nostra proprietà. Durante la serata numerosi clienti avevano già parlato di una pioggia anomala ma è alle 2 di notte, quando con il barista ci eravamo messi a fare le pulizie che abbiamo visto arrivare l’acqua. Sono subito andato nel negozio, sempre di corso Venezia dove, in pochi minuti, l’acqua mi è arrivata al ginocchio. Me ne sono andato ed è cominciata la ricerca di parenti ed amici per assicurarmi che fossero tutti al sicuro.
Dopo il disastro lei fece parte del primo Comitato di imprenditori per la ricostruzione.
Sì, ero il più giovane di tutti e mi avevano nominato segretario del Comitato Alluvione ‘94 Ripresa ‘95. La nostra sede fu una tensostruttura davanti al Mercato Ortofrutticolo e fra le tante proteste per rivendicare contributi a fondo perduto ci fu anche quella ad oltranza in roulotte davanti al Municipio di Asti.
Battaglie durate anni, qualcuna persino ancora in atto.
Vero, ma ottenemmo molto. Dall’alluvione del Piemonte del 1994 nacque la moderna Protezione Civile e nacque un sistema di leggi di aiuti automatici in caso di calamità naturali. Nel 2006 abbiamo ancora ottenuto l’innalzamento del fondo perduto e la rinegoziazione dei mutui. Senza contare l’importanza della legge sulla rilocalizzazione delle aziende in zone più sicure.
Lei, oggi, come sindaco ha ereditato una città sicura, sul fronte degli argini.
Questo è fuori discussione. Però non abbiamo mai smesso di investire in lavori sul fiume. Giusto qualche mese fa abbiamo rimosso 43 mila metri cubi di detriti sulle sponde del Tanaro e li abbiamo usati per alzare ulteriormente gli argini. C’è 1 milione di euro di lavori prima sul ponte di corso Savona e poi sulla pulizia del Borbore. Nel frattempo abbiamo pulito altri rii per consentire loro di scaricare l’acqua in caso di forti piogge. Il prossimo grande cantiere sarà quello che riguarderà il depuratore che non scarica in Tanaro in caso di piena: verrà attivato un sistema di chiuse e di pompe per evitare allagamenti a San Fedele.
Come spiega ad un ragazzo di oggi cosa fu l’alluvione del 1994?
La pandemia un po’ li ha abituati all’idea di una vita normale improvvisamente stravolta. Ecco, l’alluvione, in poche ore, stravolse, in modo molto più violento, le vite di migliaia di persone.