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Ambulanti, commercianti e partite Iva di Asti: «Adesso basta, vogliamo lavorare»

Questa mattina le categorie del commercio, penalizzate dal DPCM, hanno parlato con gli amministratori e rivendicato il diritto di poter riaprire le attività a rischio di fallimento

I cartelli mostrati durante la manifestazione di questa mattina, in piazza Libertà, a pochi passi dalla Prefettura di Asti, non lasciano dubbi sulla richiesta, una e chiarissima, che ambulanti, commercianti e partite Iva hanno fatto al Governo: «Vogliamo lavorare! Abbiamo diritto di farlo perché lavorare è un bene di prima necessità».

La protesta, civile e senza problemi di ordine pubblico, è iniziata alle 9,30 da piazza Alfieri dove una quarantina di furgoni degli ambulanti si sono messi in fila per attraversare la città portando “il mercato” tra gli astigiani, quello stesso mercato fermo da tempo come previsto dal DPCM attualmente in vigore.

Ma la protesta non ha riguardato solo gli ambulanti perché anche molti commercianti con negozi tra corso Alfieri e corso Dante, ristoratori, baristi, gestori di palestre e numerose partite Iva si sono unite alla manifestazioni rivendicando per se stessi e per i colleghi assenti il diritto al lavoro.

«La fame è come la tosse – era scritto su uno dei cartelli esposti – non si può nascondere». Una fame che morde la categoria degli ambulanti, e di molti piccoli commercianti, il cui destino è dettato dalle dinamiche della pandemia, ma anche dalle scelte che il Governo metterà in campo a metà aprile.

Molti dei presenti si sono lamentati di aver ricevuto più un’elemosina che un indennizzo, ma in realtà ciò che li preoccupa è non sapere quando potranno riaprire e a quali condizioni.

Anche il sindaco di Asti Maurizio Rasero, il vice sindaco Marcello Coppo, il vice presidente della Regione Fabio Carosso e l’assessore regionale Maurizio Marrone hanno voluto esserci in una piazza dove la sensazione di aver subito un’ingiustizia era evidente: «Perché – hanno spiegato gli ambulanti – i supermercati possono vendere e noi, che lavoriamo all’aperto, dove scientificamente c’è minore rischio di contagiarsi, dobbiamo restare chiusi?»

Disparità di trattamento che Rasero ha rimarcato più volte nel suo intervento: «È un’incongruenza e purtroppo si sta gestendo la terza ondata come le precedenti due – ha detto – penalizzando ancora una volta determinate categorie mentre la situazione sanitaria non sembra giovarne. È giusto che queste persone siano qui a far sentire la loro voce perché, se fossero rimasti in silenzio, probabilmente il Governo avrebbe inteso che tutto vada bene, ma così non è. Come sindaco sono preoccupato perché temo che la parte peggiore di questa situazione, quella sul lato economico, dobbiamo ancora vederla».

Dello stesso avviso il vice sindaco Coppo: «È una questione illogica – ha evidenziato – perché non c’è logica, né la possibilità di andare a vedere i verbali del CTS su queste scelte. Non capisco perché non posso andare nel Comune vicino, ma se prendo l’aereo per andare in Spagna posso andare in spiaggia».

Il vice presidente della Regione, Carosso, ha invece affermato che «è molto importante fare sentire la propria voce e far sentire, tutti insieme, che anche da Asti parte questa protesta».

Ad ascoltare le paure e le rivendicazioni di ambulanti, commercianti e partite Iva erano presenti anche alcuni politici, come Giorgio Spata, consigliere del M5S: «Sono qui per portare solidarietà del Movimento 5 Stelle a tutti loro che chiedono di poter tornare a lavorare».

Al termine degli interventi, una piccola delegazione dei presenti ha avuto modo di incontrare il vice prefetto Arnaldo Agresta per ribadire il motivo della protesta e chiedere che la Prefettura si faccia portavoce con il Governo sulla necessità di riaprire le attività al più presto.

[Foto Ago]

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