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Elly Schlein
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Anche il Pd di Asti si divide sulla scelta di Elly Schlein di candidarsi alle Europee

I vertici e rappresentanti del partito commentano le ultime decisioni della Segretaria nazionale e l’ipotesi, poi ritirata, di mettere il suo nome sul logo

Nome sì, nome no, candidatura sì, candidatura no. Sono giorni di tensioni nel Partito Democratico dopo che la Segretaria Elly Schlein aveva annunciato l’intenzione di scrivere il proprio nome sotto il simbolo del Pd nel logo elettorale delle elezioni europee. Proposta poi ritirata perché considerata «divisiva» rispetto a buona parte del Pd. Tutto questo a pochi giorni dalla querelle sull’opportunità della stessa Schlein di candidarsi al Parlamento europeo pur essendo già deputata in quello italiano, quindi con la quasi certezza, anche in caso di elezione, di dover rinunciare al seggio in Europa.

Due linee di pensiero diverse su cui non è mancato l’amaro commento di Romano Prodi: «Faccio dei ragionamenti sul buon senso perché così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia». Ad Asti come hanno reagito gli esponenti del Pd al caso del “simbolo nominale”, ma soprattutto alla candidatura europea della Segretaria nazionale?

Per la consigliera comunale e candidata al Consiglio regionale, Maria Ferlisi, «il simbolo è il simbolo e non può essere personalizzato; il partito ha sempre condannato queste modalità e quindi non sono d’accordo con la scelta proposta dalla Schlein». «La candidatura potrebbe anche andare anche se sarebbe bello che su queste scelte ci fosse più trasparenza. Per quanto mi riguarda – continua Ferlisi – io darò il massimo in questa campagna elettorale. Vedo che Cirio sta distribuendo i soldi del Pnrr come se fossero suoi risparmi, senza spiegare che quei soldi arrivano dall’Europa e non grazie alle sue politiche. Cirio ha fatto diventare i piemontesi più poveri, meno numerosi e più deboli sotto tanti aspetti».

Il Segretario provinciale Andrea Ghignone non ha dubbi che «ci siano argomenti di fondo più importanti e la presenza del nome nel simbolo, oppure no, è irrilevante». «Ci sono temi che dividono la sinistra dalle forze di centrodestra – spiega Ghignone – Se il simbolo ha il nome o meno è solo una elucubrazione mentale e una perdita di tempo del nostro partito. Vorrei parlare e discutere di temi, a cominciare dalla sanità, di diritti e altri argomenti che ci dividono e distanziano dalla destra». Sulla candidatura di Schlein alle europee, il Segretario provinciale osserva che «è meglio non candidarsi se fin dall’inizio sai già di non accettare la carica».

Andrea Giarizzo, Segretario cittadino del Pd, ritiene che «in questa fase complessa per il Partito Democratico sia corretto e giusto affidarsi alla nostra Segretaria nazionale che avrà fatto le sue valutazioni insieme alla Segretaria nazionale». «In un momento così importante per l’Italia e per l’Europa intera, il Pd ha mobilitato tutte le sue forse migliori a partire appunto dalla Segretaria nazionale – aggiunge – Le battaglie interne al nostro partito sono di interesse scarso all’esterno e interessano poco nulla i nostri elettori che invece si aspettano da noi posizioni politiche chiare in cui riconoscersi e battaglie da portare avanti tutti insieme. Con orgoglio possiamo rivendicare la presenza di Elena Accossato all’interno delle liste per le Europee, una giovane donna di 29 anni da sempre impegnata in politica».

Parole in parte condivise dal consigliere comunale di Asti Michele Miravalle e dal candidato al Consiglio regionale e sindaco di Calamandrana, Fabio Isnardi: «Il nostro partito è purtroppo molto abile a perdersi in battaglie interne che all’esterno interessano zero e che ci allontano dalle questioni vere. Queste elezioni europee sono uno spartiacque della storia: o prevalgono le forze europeiste che credono che solo unendo le forze tra Paesi si può sopravvivere in un mondo schiacciato tra grandi potenze in guerra, oppure vincono i sovranismi che si illudono che ognuno si salvi da solo, che dobbiamo tornare a chiuderci nei nostri confini nazionali, sacrificando i nostri diritti. Se questa è la dimensione della sfida, allora è giusto che il partito provi a vincerla mettendo in campo le sue forze migliori, la Segretaria, ma anche sindaci e presidenti di regione. E’ un modo per dire, mettiamoci tutti la faccia».

Il consigliere comunale Roberto Vercelli si dice più preoccupato di far tornare la gente al voto, ma condivide le parole di Romano Prodi. «Dobbiamo fare proposte serie e concrete su alcune tematiche importanti: ruolo dell’Europa, sanità, povertà emergente, legalità, immigrazione. Tra noi e la destra dobbiamo far capire che c’è una grande differenza. Nel merito io sto con Prodi, (Schlein ndr) né in lista e tanto meno con il nome nel simbolo».

Più amaro il commento dell’ex Segretario provinciale del Pd, Riccardo Fassone, oggi membro della Direzione Provinciale e dell’Assemblea Regionale. «Il problema del Pd non è rappresentato dai nomi nel simbolo o dai Segretari candidati, ma il nome nel simbolo serve anche a traino del simbolo stesso. Però la base non consultata su una decisione del genere crea un moto che va ascoltato. Purtroppo il Pd non ha una linea politica che vada a risolvere i problemi del Paese – aggiunge Fassone – C’è un problema di scollamento tra i vertici e gli iscritti e, soprattutto, chi vuole discutere sui temi ha difficoltà a trovare spazi per confrontarsi. Sulle elezioni regionali è necessario trovare quattro o cinque temi fondamentali per il territorio e fare campagna di ricoinvolgimento delle persone».

Più tranchant il commento dell’ex assessore comunale Alberto Ghigo: «A dire il vero il tema mi lascia indifferente e mi sembra un diversivo che allontana l’attenzione da temi ben più pregnanti: lavoro, sanità, scuola, involuzione individualista. In generale quanto dice Prodi mi trova d’accordo, ma in questo caso avrei parlato del resto senza focalizzarmi su questo tema. Ho l’impressione che ci stiano (o che ci stiamo) smaltando il cervello (chi di rosso, chi di nero, la maggioranza di grigio) impedendo che i problemi arrivino al cervello e che ci inducano fare dei seri ragionamenti, delle scelte personali. Aspettiamo l’uomo risoluto che risolva i problemi per noi».

[Elly Schlein durante la sua ultima visita ad Asti]

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