Emergenza Covid-19: il sindaco di Asti si traveste per indagare sui buoni pasto
«Sono pervenute molte segnalazioni sui buoni spesa che il Comune di Asti ha distribuito fra le famiglie in emergenza e che dovrebbero essere accettati dagli esercenti, che hanno aderito al nostro bando, solo per beni di prima necessità, mentre pare che questo non sempre avvenga. Quindi andrò a in indagare di persona: via gli occhiali, via la barba ed ecco un abbagliamento che dia meno nell’occhio». Così il sindaco di Asti Maurizio Rasero è tornato in azione, sotto mentite spoglie, per una nuova “indagine” che ha voluto raccontare in un video pubblicato domenica mattina su Facebook. Non sappiamo se il sindaco sia un appassionato di gialli, ma questo mascherarsi per indagare senza essere riconosciuto ricorda molto i travestimenti di Sherlock Holmes.
https://www.facebook.com/rasero.maurizio/videos/10222288582633938/
Rasero non è nuovo a questo genere di blitz in incognito: la prima “inchiesta” che l’ha visto all’opera , sempre per citare Holmes, è stata quella che potremmo intitolare “L’enigma delle turbolente attese all’Anagrafe” dove il sindaco detective si mescolò ai cittadini per testare con mano le criticità del servizio comunale e quindi risolverle una volta per tutte. Oggi, in quello che potremmo chiamare “Il cerimoniale dei buoni pasto ballerini”, Rasero ha visitato, in incognito (aiutato anche da una mascherina chirurgica sul viso) alcuni negozi e supermarket di Asti per capire se accettino i buoni pasto anche per il pagamento di generi alimentari non di prima necessità.
L’esito dell’indagine durante la diretta su Facebook
Domenica sera l’epilogo della storia è stato svelato durante l’istituzionale diretta su Facebook nella quale Rasero ha spiegato di aver visitato sette posti di cui uno era chiuso e uno non prendeva i buoni del Comune. «Delle cinque strutture che ho visto posso dire che due non si sono comportate perfettamente; – ha puntualizzato – in una ho potuto comprare della birra e del vino liquoroso; nell’altra un liquore vero e proprio e altre cose che non erano di prima necessità. Da una parte la commessa ha provato a mettere in dubbio il fatto che comprassi beni che non fossero di prima necessità; dall’altra mi hanno fatto compilare un’autocertificazione dove si diceva che sapevo come usare il buono, ma poi, una volta dentro la struttura, non c’è più stato il controllo per verificare quello che davvero veniva comprato. Così sono rimaste tre strutture: in due casi ho fatto i complimenti ai dipendenti perché ho chiesto se si poteva spendere il buono e loro mi hanno ricordato tutti i beni che potevo acquistare e non; nella terza sono arrivato fino alla cassa e, avendo delle bottiglie di birra, un ragazzo mi ha detto che quel genere di merce non potevo pagarla perché non era di prima necessità».
Lunedì l’ufficio commercio ha comunque richiamato i negozi che hanno “trasgredito” alle regole per incentivarli ad essere più attenti nell’accettare i buoni pasto comunali. Invece il travestimento del sindaco Rasero è stato ripreso e raccontato da quasi tutti i maggiori quotidiani nazionali che hanno riproposto il video della sua “trasformazione”.