Esattamente otto mesi fa, lo sgombero d’urgenza delle 14 famiglie che vivevano regolarmente in via Gancia. I “vetrini” che erano stati apposti sulle fessure comparse sui muri, in un solo giorno si erano rotti e, sommando le crepe evidenti e gli altri segnali di dissesto statico, era stato deciso lo svuotamento del condominio per un serissimo rischio di crollo. La palazzina era nata come stabile dell’Atc, come altre nello stesso isolato, ma nel tempo quattro appartamenti erano stati venduti a privati cittadini.
Le famiglie che improvvisamente il 10 novembre si erano trovate fuori casa, erano state ospitate da parenti, amici e chi non aveva trovato soluzioni diverse, in un reparto della casa di riposo Città di Asti già in fase di dismissione. Per gli inquilini Atc era stata trovata una nuova soluzione abitativa grazie a cambi alloggi e ad assegnazioni in emergenza. Così come anche per i tre inquilini che affittavano gli alloggi da altrettanti proprietari “privati”.
Situazione invece del tutto diversa per la famiglia Guzina che, a distanza di mesi, è in una terribile situazione di stallo. Fatmir e Sonja, infatti, in quell’alloggio ci vivevano con la loro figlia. Dunque erano proprietari e residenti.
«Abbiamo acquistato l’alloggio nel 2006 pagandolo circa 90 mila euro – spiega Fatmir – Abbiamo messo lì quel po’ di risparmi che avevamo e abbiamo acceso un mutuo che terminerà nel 2032. Ogni mese dobbiamo alla banca 450 euro circa». Come tantissime famiglie che hanno contratto mutuo con la banca per acquistare la casa. Se non fosse che ora la famiglia quella casa non ce l’ha più, ma il debito invece sì.
«Noi abbiamo ancora quasi 10 anni di rate da pagare per una casa che non vale più nulla in ogni caso – spiega Fatmir – Se le relazioni dei geologi diranno che è possibile fare dei lavori per mantenere in piedi la palazzina, saranno comunque costosissimi. Se diranno che è da buttare giù, lascio ai lettori le conclusioni. Avrei bisogno poi di fare un altro mutuo per ricostruire il mio appartamento. Comunque la si veda, noi abbiamo perso la nostra casa, ma dobbiamo continuare a pagare come se ci fosse ancora».
Ora Fatmir e Sonja vivono in un alloggio messo a disposizione dall’Agenzia Casa del Comune di Asti.
«Il Comune ci paga l’affitto, e noi siamo riconoscenti per questo, ma ci toccano le spese condominiali, 250 euro circa al mese. Che vanno trovate insieme ai 450 per il mutuo».
Fatmir, immigrato dall’Albania ad Asti nel 1992, dopo aver lavorato per quasi trent’anni come muratore, da qualche anno è disoccupato perchè l’impresa presso la quale era assunto è fallita. E lui, all’età di 62 anni, di altre assunzioni non ne trova. La moglie lavora come badante e la figlia studia all’università.
«Abbiamo fatto tanti sacrifici per assicurarci una vecchiaia serena – racconta Fatmir con una pacatezza e un’educazione non comuni – Io ho lavorato per quasi 10 anni in nero prima di essere assunto e solo allora ho potuto far venire in Italia mia moglie e i miei figli. Che non ho visto per tutto quel tempo. Poi ho sempre lavorato per la stessa ditta, in cantiere, risparmiando su tutto. E adesso ci sentiamo persi».
«Il Comune ha stipulato un affitto per questo appartamento, per noi, per otto mesi. Noi siamo entrati a febbraio, dunque abbiamo ancora due mesi sicuri qui, e poi? Per noi è impossibile sobbarcarci anche il costo di un affitto. Perchè sarebbero affitto più spese condominiali più mutuo della casa di via Gancia».
E non può accedere al reddito di cittadinanza perchè l’Isee della famiglia supera la soglia proprio, ironia della sorte, per la proprietà di quell’alloggio che oggi non vale più nulla.
Una proposta, in realtà, dall’Atc è arrivata anche a loro, come agli altri tre proprietari privati ed è la permuta: gli alloggi di via Gancia contro altrettanti appartamenti Atc a Montegrosso. La trattativa non è ancora conclusa ma sembra che gli altri tre siano propensi ad accettare.
«Per noi non è una buona soluzione perchè nessuno di noi ha la patente di guida nè abbiamo un’auto. Che, peraltro, non potremmo permetterci. Quindi abbiamo bisogno di rimanere a vivere in città, dove mia moglie ha il suo posto di lavoro e dove possiamo muoverci e fare le commissioni senza bisogno di auto» risponde Fatmir.
Che, quasi con vergogna, ci tiene a sottolineare una cosa: «Non sappiamo neppure noi quale possa essere la soluzione e non vogliamo approfittare di nessuno. Però questa preoccupazione è così assillante, da novembre ad oggi e il mutuo ci fa una paura tremenda. Certo, potremmo smettere di pagare e lasciare che la banca si prenda un alloggio che vale meno di zero, ma nella nostra famiglia i debiti si sono sempre pagati».