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Asti, nella Giornata della Memoria le medaglie ai 19 militari astigiani internati in Germania

Il momento più commovente è stato la consegna a Pietro Rolando, 98 anni, testimone vivente delle atrocità nei campi tedeschi

Niente retorica, interventi asciutti ed essenziali ma occhi lucidi per la commozione in tutto il salone della Provincia che stamattina ha ospitato la toccante cerimonia di consegna delle medaglie d’onore in occasione della Giornata della Memoria.

Per qualche ora, i nomi, le vite, gli orrori vissuti da 19 militari astigiani internati in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, sono serpeggiati fra giovani e meno giovani, fra autorità e istituzioni, toccando il cuore di tutti.

E Asti, ancora una volta, ha dimostrato di essere stata non solo una provincia partigiana che ha dato tanto alla causa della Repubblica e della Resistenza, ma anche culla di militari che hanno affrontato la prigionia con onore e coraggio.

Il Prefetto Claudio Ventrice ha rivelato come la nostra provincia sia stata quella con il maggior numero di medaglie d’onore assegnate oggi fra le 109 di tutta Italia.

Un riconoscimento meritorio che va, oltre al lavoro della Prefettura, anche a quello di ricerca fatto dalla sezione Alpini di Asti (in particolare dal Primo Luogotenente in congedo Fernando Del Raso) e dal Nastro Azzurro che rappresenta tutti i combattenti decorati al valor militare.

Il Prefetto ha invitato tutti, soprattutto i ragazzi delle due classi dell’Istituto Castigliano e del Giobert presenti alla cerimonia, a ricordare ma anche a riflettere. «I campi di concentramento sono un buco nero dell’umanità, ha detto il presidente Mattarella, e ricordate che la nostra Costituzione è il grande argine alla discriminazione di ogni genere. E’ figlia di quegli orrori e insieme alle tante Carte internazionale successive, difende la democrazia, l’uguaglianza, il rispetto dell’uomo. Il percorso della libertà e della tutela dei diritti di tutti è segnato, bisogna riflettere e agire per conservarlo e migliorarlo».

Le medaglie d’onore sono andate a figli e nipoti degli ex IMI (Internati Militari Italiani). Tranne una. Quella assegnata a Pietro Rolando, classe 1924, presente in tutta la sua lucidità e la sua eleganza in prima fila. Rolando è originario di Loazzolo ma era militare di stanza ad Alessandria quando fu inviato in Germania, nel settembre del 1943. Sopravvisse alle atrocità del campo e fece rientro in Italia nel 1945. Oggi vive a Canelli.

Pietro Rolando si è alzato e ha ritirato la medaglia direttamente dalle mani del Prefetto Ventrice e del sindaco di Canelli Lanzavecchia. Poi, tutto il pubblico, con gli occhi velati dalle lacrime gli ha tributato un lunghissimo e meritato applauso.

In una video intervista mandata in onda proprio stamattina, ha ricordato il viaggio verso la Germania, sul vagone bestiame, con un solo finestrino dal quale passava un po’ d’aria. Poi il campo. Illuminato fuori per controllarne il perimetro, buio dentro le baracche dove «se trovavi una branda libera non la lasciavi più perchè altrimenti qualcuno te l’avrebbe presa perchè non c’erano per tutti. Una razione di cibo, misera, al giorno e il ricordo commosso di quel compagno che stava male e gli donò la sua gavetta prima di morire. Quella gavetta è ancora a casa di Pietro».

Questi gli altri premiati di oggi.

Sergio Dagna

Sergio Dagna nacque a Loazzolo il 30 marzo 1923. Fu effettivo alla 73.ma compagnia del 104° Reggimento Alpini “Cuneense”. Venne catturato in territorio nazionale nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Dopo la liberazione da parte delle truppe alleate fece rientro in patria nel settembre del 1945. Durante la prigionia il giovane militare conobbe Irma, una ragazza francese che lavorava nello stesso campo come cuoca per i kapò e di nascosto passava gli avanzi di cibo ai giovani soldati prigionieri. Una volta tornato in Italia si rese conto di non riuscire a scordare gli occhi di quella fanciulla. Si impegnò per ritrovarla, la sposò e la portò con sé in Italia.

Ha ritirato la medaglia il nipote Enzo Dagna.

Luigi Durizzotto

Luigi Durizzotto nacque a Scalea (Cosenza) il 30 novembre 1917. Fu effettivo al 26° Battaglione di fanteria guardia alla frontiera. Venne catturato a Bolzano nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Dopo la liberazione da parte delle truppe alleate fece rientro in Patria nell’aprile del 1945. Durante la prigionia, il giovane militare, grazie alla sua resistenza fisica, venne assegnato al lavoro presso una grande azienda agricola, in cui si occupò di lavori di agricoltura e opere di muratura. Era solito raccontare ai suoi nipoti che il pasto migliore era fatto di tante bucce e qualche pezzetto di patate. Al rientro in Patria, persino la madre stentò a riconoscerlo, così magro e scheletrìto.

Ha ritirato la medaglia il figlio Remigio Durizzotto.

Bruno Goslino

Bruno Goslino nacque a Casale Monferrato il 25 febbraio 1918. Fu effettivo al 1° Reggimento Artiglieria Alpina. Si trovava con altri militari in Jugoslavia nel settembre 1943. Respinto dai partigiani di Tito, rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Venne catturato in Croazia un mese dopo e internato in Germania, dove per un anno lavorò in una miniera. Le sue condizioni di salute peggiorarono a tal punto che fu rimpatriato dalla Croce Rossa. Al rientro ricevette la triste notizia che, nel frattempo, il padre Giuseppe era stato internato ad Auschwitz, da cui non fece più ritorno.

Ha ritirato la medaglia il figlio Giuseppe Goslino.

Giovanni Amelio

Giovanni Amelio nacque a Grana il 24 maggio 1916. Fu effettivo al 36° Reggimento artiglieria “Forlì”. Venne catturato dalle truppe tedesche in Grecia nel settembre ’43 ed internato in Germania fino all’aprile del 45, quando fu liberato dalle forze armate alleate e poté far rientro in Patria. La sofferenza della prigionia fu per lui meno atroce perché venne assegnato al lavoro coatto presso un’azienda agricola del luogo i cui proprietari tedeschi, che avevano perso il figlio nel conflitto, lo trattarono benevolmente.

Ha ritirato la medaglia il nipote Matteo Castelli.

Luigi Capello

Luigi Capello nacque a Grana il 9 febbraio 1921. Fu effettivo al 6° Reggimento Autieri. Venne catturato dai tedeschi a Bologna nel settembre 1943 ed internato in Germania. Fu liberato nel settembre del 1945. La figlia Tiziana racconta: «Papà era una persona dolcissima e i suoi occhi sapevano trasmettere calma e affetto. Per lui andava tutto bene e solo dopo ho capito che con ciò che aveva visto e vissuto in Russia e poi nei campi di lavoro in Germania le cose quotidiane che ci fanno arrabbiare non lo toccavano. Aveva capito quali erano le cose importanti nella vita e per le quali bisognava lottare e dedicare energie. Se ne è andato tantissimi anni fa e mi manca ancora».

Ha ritirato la medaglia il nipote Alberto Arrobbio.

 Carlo Pietro Gino

Carlo Pietro Gino nacque a Grana il 21 settembre 1913. Fu effettivo al 1° Reggimento Artiglieria Alpina. Venne catturato in Montenegro nell’ottobre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Fu liberato dalle truppe alleate e tornò in Italia nell’agosto del 1945. Dopo il rimpatrio, non ha più lasciato la sua terra, ha sempre fatto il contadino, ha formato una famiglia con due figli e numerosi nipoti. Se gli si chiedeva di quegli anni di prigionia, rispondeva mal volentieri o non ne parlava affatto. Troppa sofferenza. Forse non voleva che altri soffrissero per i suoi ricordi. Chiunque lo abbia conosciuto, non può non ricordare il suo sguardo di uomo buono.

Ha ritirato la medaglia il figlio Giovanni Gino.

Gaspare Imarisio

Gaspare Imarisio nacque a Penango il 19 agosto 1912. Fu effettivo alla 355^ Compagnia del 27° Battaglione Presidiario di stanza in Francia. Venne catturato nel settembre 1943 dalle truppe tedesche in Francia e internato in Germania fino alla liberazione. Al suo ritorno in Patria non ebbe neanche il conforto di trovare i genitori, mancati durante la sua assenza. Dopo la guerra, visse nella sua piccola comunità rurale dedicandosi alla famiglia e al lavoro. La guerra lo aveva comunque segnato. Non parlò mai di quei tristi anni neanche con i suoi figli: troppo grande fu la sua sofferenza.

Ha ritirato la medaglia la figlia Carmelina Imarisio.

Cesare Berruti

Cesare Berruti nacque ad Alfiano Natta il 18 aprile 1915. Era un ragazzo schietto e generoso che svolgeva l’attività di agricoltore con la famiglia. Fu effettivo al 3° Reggimento Alpini per le operazioni di guerra. Venne catturato in Montenegro nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e fu internato in Germania. Morì qualche mese dopo per malattia nell’ospedale da campo III/A di Franchelfelde in Germania.

Ha ritirato la medaglia il nipote Silvano Berruti.

Giuseppe Botto

Giuseppe Botto nacque a Loazzolo il 16 aprile 1922. Fu effettivo al 59° Reggimento Artiglieria. Venne catturato in Grecia nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania, dove svolse il lavoro di manovale lungo la strada ferrata. Al rientro in Italia, riprese l’attività di contadino che svolgeva prima della guerra.

Ha ritirato la medaglia il figlio Giovanni Botto.

Carlo Luigi Garbero

Carlo Luigi Garbero nacque a Loazzolo il 26 gennaio 1915. Fu effettivo al 232° Reggimento Fanteria di Corpo D’Armata in Bolzano, dove venne catturato dalle truppe tedesche nel settembre 1943 e destinato all’internamento in Germania. Rientrò in Patria nell’agosto del 1945.

Garbero fu contadino, allevatore e grande appassionato di caccia. Raccontava ai nipoti di essere tornato a casa per un miracolo. Nel campo in cui era prigioniero avevano un bunker in cui si nascondevano ogni volta che c’erano dei bombardamenti. Un giorno, durante un allarme, non riuscì a raggiungere il nascondiglio: questa fu la sua fortuna perché una bomba esplose colpendo il bunker, uccidendo tutti coloro che vi erano rifugiati.

Ha ritirato la medaglia la figlia Anna Garbero.

Giuseppe Ghione

Giuseppe Ghione nacque a Loazzolo il 19 agosto 1921. Fu effettivo al Comando Prima Zona Aerea in Milano. Venne catturato in Milano nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Fu liberato dai Russi e insieme ad altri prigionieri dovette marciare per ben 17 giorni verso Berlino, dove vennero presi in consegna dai soldati inglesi. Questi avevano realizzato un panificio in cui cuocevano giorno e notte pane per i prigionieri. Il giovane militare si offrì volontario per fare il panettiere e tornò a casa solo dopo parecchio tempo. Per singolare coincidenza, nel suo rientro in Patria incontrò a Pescantina di Verona un proprio compaesano, il sig. Pierino Leardi, con il quale condivise gli ultimi giorni di viaggio.

Ha ritirato la medaglia la nipote Ambra Ghione.

Oreste Grimaldi

Oreste Grimaldi nacque a Loazzolo il 12 agosto 1921. Fu effettivo al 52° Reggimento Artiglieria. Venne catturato in Grecia nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Dopo la liberazione, fece rientro in Patria ad agosto del 1945.

Il giovane Oreste soprannominato “Restein” per il suo fisico filiforme, faceva parte di una numerosa famiglia composta da sei maschi e due femmine. La sua famiglia pagò un tributo altissimo alla guerra: due fratelli non tornarono dalla ritirata di Russia, mentre lui fu deportato nei campi di lavoro tedeschi. Sopravvissuto, non volle mai più parlare del suo trascorso.

Ha ritirato la medaglia il figlio Giovanni Grimaldi.

Domenico Laiolo

Domenico Laiolo nacque a Loazzolo il 13 agosto 1921. Fu effettivo al 1° Reggimento Alpini prestando servizio in Russia. Combattendo sul Don, visse la drammatica ritirata dei nostri militari e fu l’unico dei diciannove loazzesi a sopravvivere.  Rientrato in Italia, venne catturato dalle truppe tedesche e subì l’internamento in Germania.

Ha ritirato la medaglia il nipote Silvio Marco Laiolo.

Pierino Leardi

Pierino Leardi nacque a Loazzolo il 12 febbraio 1914. Fu effettivo al 557° Battaglione mitraglieri.  Venne catturato in Jugoslavia nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Dopo la liberazione, fece rientro in Patria nel maggio del 1945. Nei lunghi mesi di prigionia fece il minatore, riuscendo a resistere ai patimenti solo grazie al suo fisico temprato. Pierino raccontava che i più deboli, giorno per giorno, sparivano e non si sapeva che fine avessero fatto. Fuggito dal campo, venne accolto presso una famiglia di contadini tedeschi nella quale lavorò per parecchio tempo. Ne nacque un’amicizia che rimase salda anche dopo la guerra. Tornò a casa comunque talmente debilitato, che all’arrivo nel paese non venne riconosciuto.

Ha ritirato la medaglia il nipote Alberto Leardi.

Giovanni Giuseppe Penna

Giovanni Giuseppe Pennanacque a Loazzolo il 25 settembre 1921. Fu effettivo al 1° Reggimento Alpini, Battaglione “Val Chisone”. Venne catturato a Merano nel settembre 1943 dai tedeschi ed internato in Germania. Dopo la liberazione, rientrò in Patria nell’ottobre del 1945. Parlò sempre pochissimo delle sofferenze patite. Non si sposò e dedicò tutta la sua vita a coltivare la terra, sempre pronto e disponibile ad aiutare chi ne avesse bisogno.

Ha ritirato la medaglia il nipote Francesco Ghione.

Pietro Contino

Pietro Contino nacque a Montemagno il 29 settembre 1926. Fu effettivo al Battaglione Lavoratori inquadrato nel IV Corpo d’Armata. Venne catturato in Francia nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Dopo la liberazione fece rientro in Patria nel maggio del 1945.

Ha ritirato la medaglia la figlia Sandra Contino.

Eduardo Merano

Edoardo Merano nacque a Montemagno il 21 maggio 1922. Fu effettivo al 3° Reggimento Alpini, Battaglione “Val Chisone”. Venne catturato ad Alessandria nel settembre 1943 dalle truppe tedesche e internato in Germania. Dopo la liberazione, fece rientro in Patria nel novembre del 1945.

Ha ritirato la medaglia la figlia Anna Merano.

Massimo Eugenio Borgo

Massimo Eugenio BORGO nacque a Castagnole Monferrato l’8 ottobre 1905. Fu effettivo al 1° Reggimento Alpini. Nel settembre 1943 venne catturato a Pinerolo dalle truppe tedesche ed internato in Germania. Durante la prigionia scrisse un diario in cui si legge questa frase: «Io, dal canto mio, benedico anche le sofferenze mie e dei miei compagni se queste, unite alla partecipazione del popolo italiano, insieme con gli Alleati, contro la prepotenza straniera, varranno ad ottenere una pace fondata sulla giustizia e la libertà».

Ha ritirato la medaglia la nipote Rosanna Trombetta.

Pietro Rolando, 98 anni, fra il Prefetto Ventrice e il sindaco di Canelli Lanzavecchia

 

(Photogallery Ago)

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