Questa sera si svolgerà il Consiglio comunale di Asti che, salvo sorprese, sancirà l’ultimo atto formale per la revoca della Cittadinanza Onoraria a Benito Mussolini.
Dopo l’approvazione di un ordine del giorno in Consiglio, giovedì sera, che ha scatenato la bagarre tra minoranza e maggioranza, e dopo l’approvazione in Giunta, venerdì, della delibera di revoca formale, si attende un ulteriore passaggio e un nuovo voto dell’aula che, questo è l’auspicio, si spera possa avvenire in maniera compatta e all’unanimità.
Tutto bene? Neanche per sogno. Non sono passate che poche ore dalla querelle sul “caso Mussolini” che un altro, molto simile, sta animando la discussione politica.
Questa volta è la Cittadinanza Onoraria al Generale Pietro Badoglio a riproporre la domanda: è compatibile che nello stesso Albo dei Cittadini Onorari ci sia la Senatrice Liliana Segre, vittima del Fascismo, delle leggi razziali e deportata nei campi di sterminio nazisti, e anche il Generale Pietro Badoglio che collaborò con Mussolini (pur non avendolo particolarmente in simpatia) e che da lui fu nominato capo di Stato Maggiore dell’esercito?
A sollevare un nuovo potenziale conflitto di Cittadinanze Onorarie è il giornalista e ricercatore di storica locale Stefano Masino che, senza mezzi termini, chiede all’amministrazione di cancellare dall’Albo il Generale Badoglio (che, tanto per giocare in casa, era anche di origini monferrine).
«Viene da domandarsi come fanno a stare nello stesso Albo dei Cittadini onorari il Milite Ignoto e il Generale monferrino Pietro Badoglio (1871-1956), tra i principali artefici con il generale Luigi Cadorna della disfatta di Caporetto (1917) – ricorda Masino – Badoglio, infatti, ricevette la Cittadinanza Onoraria di Asti un anno dopo quella di Mussolini, il 7 ottobre 1925. Come Mussolini poi, ancora peggio è l’accostamento alla senatrice Liliana Segre, deportata nei campi di concentramento nazisti, con lo stesso generale Pietro Badoglio, il quale fu sempre a strettissima collaborazione con il Duce e a servizio della dittatura fascista per vent’anni (1922-1943), risultando tra l’altro tra i sottoscrittori del “Manifesto della razza” del luglio 1938. Anche dopo essere succeduto a Mussolini, come Capo del governo, in quel tragico 8 settembre, Badoglio non assunse iniziative significative per abrogare la legislazione antiebraica. Ciò avverrà solo, tardivamente, tra il 1944 e il 1947, a conflitto chiuso, dietro sollecitazione degli Alleati».
Di certo materiale su cui riflettere ce n’è, ma sarà sufficiente per portare la discussione in Consiglio comunale? Lo sapremo nelle prossime ore.