Chissà se quando si sono proposti come volontari al servizio della Bula di Belangero si immaginavano di dover lavorare più come gendarmi che come esperti di biodiversità e manutentori
Chissà se quando si sono proposti come volontari al servizio della Bula di Belangero si immaginavano di dover lavorare più come gendarmi che come esperti di biodiversità e manutentori dell'area. Invece i dieci volontari che "gravitano" intorno alle 5 Oasi del Wwf in provincia di Asti dedicano la maggior parte del loro tempo a rimediare ai disastri fatti da vandali o a impedire "intrusioni" nell'area protetta. A raccontare quali sono i problemi della Bula di Belangero è Marco Demaria, biologo, referente di questa oasi per conto del Wwf. «I problemi più frequenti e gravi? L'abbandono di rifiuti, la pesca di frodo, la recinzione costantemente "bucata", i pascoli abusivi per dire quelli più importanti – risponde Demaria- fino ad arrivare a quelli meno impattanti ma con forti azioni di disturbo sulla vita degli animali selvatici come le passeggiate con cani liberi di grossa taglia».
La Bula è un'area umida culla di biodiversità oltre ad essere un'oasi per la nidificazione di uccelli migratori e stanziali con un primattore quale il pelobate fusco, rarissima specie presente nell'Astigiano. Eppure per molti è semplicemente un altro tratto di territorio isolato sulle sponde del Tanaro da sporcare o utilizzare a proprio piacimento senza tener conto della sua straordinarietà ambientale. Il problema più ricorrente che sembra non trovare soluzione è quello dei rifiuti. Da quelli "minimi" abbandonati da chi a vario titolo (e non sempre autorizzati) passa attraversa la Bula e lascia cadere dove capita fazzoletti, pacchetti di sigarette vuote, mozziconi, lattine e bottiglie di vetro a quelli "massimi" con discariche abusive vere e proprie. Le foto parlano da sole sulla quantità di rifiuti che ogni giorno i volontari si trovano a dover "registrare", con scarichi continui di ingombranti ma anche di macerie e di scarti di lavori edili, elettrici e idraulici. Qualche mese fa a questo tipo di rifiuti si erano aggiunte anche due auto rubate bruciate.
Un altro lavoro che tiene impegnati a lungo i volontari è il ripristino continuo della recinzione che delimita l'area protetta. «Non passa settimana che non troviamo dei "buchi" fatti con le cesoie -spiega Demaria – Da questi varchi entrano soprattutto i pescatori di frodo che ritengono assolutamente legittimo pescare nella zona della Bula nonostante i numerosi cartelli di divieto. In passato, oltre ai pescatori, abbiamo registrato la presenza di cacciatori con fionda ed arco». Per qualcuno di questi pescatori si tratta di un luogo assolutamente abituale e i volontari non hanno l'autorità per allontanarli. I buchi nella recinzione (ne hanno tagliati anche fino a 30 metri in un solo colpo) vengono anche usati per l'ingresso di greggi di pecore, attirati dai 6 ettari a prato dell'Oasi. Un ottimo pascolo che però si presenta come un deserto dopo il passaggio degli animali che "pelano" qualunque vegetale fino all'altezza di un metro distruggendo dunque il fragile equilibrio della zona.
Tutto questo lavoro di controllo e di ripristino mette a rischio l'integrità dell'Oasi e distrae i volontari dai loro compiti: manutenzione dei camminamenti e dei percorsi, le visite guidate di gruppi e scuole, i censimenti degli uccelli, la documentazione fotografica, il monitoraggio di libellule e lepidotteri e, più in generale, l'evoluzione dell'habitat di questa zona umida senza interventi antropici. Un rimedio per ora non è stato trovato ma se ne parlerà giovedì della prossima settimana in un incontro con l'assessore all'ambiente Maria Bagnadentro fra Wwf, Ente Parchi, enti di vigilanza e Comune.
Daniela Peira