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Conoscete qualcuno di Milena? Tra Asti e Aix-les Bains
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Conoscete qualcuno di Milena? Tra Asti e Aix-les Bains

Una comunità di Milena, paese della Sicilia, è particolarmente significativa ad Asti e risale ai flussi che vanno dai primi anni Sessanta ai tardi anni Settanta. Si è insediata dapprima nel centro

Una comunità di Milena, paese della Sicilia, è particolarmente significativa ad Asti e risale ai flussi che vanno dai primi anni Sessanta ai tardi anni Settanta. Si è insediata dapprima nel centro storico e poi soprattutto nel quartiere Torretta. Oggi è diffusa in tutta la città e, comprese anche una seconda e una terza generazione di nati ad Asti, conta indicativamente 2000 persone. Ospitiamo qui il contributo di Giorgia Mendola, astigiana facente parte della terza generazione, che sta conducendo una ricerca sugli emigrati in Francia.  (s.l.)

"Conoscete qualcuno di Milena?" Sicuramente la maggior parte degli astigiani risponderebbe affermativamente. Anzi, probabilmente molti dei lettori ne sono essi stessi originari. E in tanti sapranno che una delle piazze di Asti è dedicata al paese in provincia di Caltanissetta. Ma forse non tutti sanno che anche ad Aix-les-Bains, piccola città termale nella regione francese della Savoia, è stata intitolata una piazza a Milena; e che piazza! Quella centralissima su cui si affaccia la stazione ferroviaria. Da Milocca (nome arabo sostituito all'epoca del fascismo con Milena), infatti, negli anni Sessanta si è cominciato a emigrare massivamente e le destinazioni sono state quasi esclusivamente Asti ed Aix-les-Bains, che contano comunità milenesi la cui estensione varia tra i 2.000 ed i 3.000 individui.

Questo strano fenomeno incuriosisce gli antropologi, e Giuseppe Vircilio con il suo libro edito nel 1991, Milocca al nord. Una comunità di immigrati siciliani ad Asti, ha cercato di fornire i motivi per cui si sceglieva la nostra città. Il perché tanti milenesi abbiano scelto Aix-les-Bains, invece, è oggetto della tesi di laurea magistrale in antropologia culturale ed etnologia di chi scrive. Dopo un lavoro sul campo della durata di un mese, a settembre, durante il quale si sono registrate più di venti ore di interviste a migranti milocchesi, si sta provvedendo alla stesura vera e propria dell'elaborato. Come si è integrata la comunità siciliana in Francia? In che modo si perpetuano le antiche usanze del paese? Che influenza ha, nella politica locale, il gruppo di italiani? Queste, alcune delle domande poste alle persone che con disponibilità hanno accettato di raccontarmi la propria storia familiare, a volte dolorosa ma sicuramente ricca di successi.

D'altronde non è la prima volta che Milena attira l'interesse degli studiosi di scienze sociali. Si è già citato Vircilio, ma come non ricordare Arturo Petix, l'olandese Wim Ravesteijn e Caterina Pasqualino, che nel suo libro Milena. Un paese siciliano sessant'anni dopo ha fornito un esaustivo quadro della società milenese sul finire degli anni Ottanta, sulla scia dell'importante monografia dell'antropologa americana Charlotte Gower Chapman intitolata Milocca. Un villaggio siciliano. Essa partì per Milocca nel 1928, il paese le era stato suggerito da uno dei siciliani conosciuti a Chicago in risposta alla sua necessità di visitare un luogo che fosse molto arretrato. Milocca, all'epoca, era circondata soltanto da sentieri sterrati che non permettevano collegamenti e scambi di informazioni efficaci con i paesi limitrofi. Il paese che si presentò all'antropologa era composto da vari villaggi, le robbe, disseminate su tutto il territorio municipale, che aveva una circonferenza di otto km. Quasi tutti i milocchesi erano impiegati nel settore agricolo, tantissimi erano braccianti ed alcuni possidenti. In molti erano già migrati verso l'America, e ce n'era uno che non aveva lasciato la propria robba per navigare attraverso l'oceano, ma per attraversare il passo del Moncenisio a piedi.

Era Salvatore Mendola, che all'inizio degli anni Venti aveva deciso di andare a cercare fortuna in Francia, probabilmente appoggiandosi ad altri siciliani già residenti oltralpe. Quando aveva trovato un lavoro ed un'abitazione era tornato in Sicilia a prendere moglie e figlioletto per condurli ad Aix-les-Bains. Questa storia, si è poi ripetuta centinaia di volte nel corso del Novecento, coinvolgendo migliaia di persone che da Milena sono partite per Asti, per Aix-les-Bains e, in misura decisamente minore, per la Svizzera, il Belgio ed il sud America. Per la quasi totalità delle persone la migrazione iniziava quando si ricevevano le lettere di amici e parenti già partiti, i quali rassicuravano sulla possibilità di trovare lavoro al nord e all'estero. Poi, vendendo ogni bene per finanziare il viaggio, partiva il capo famiglia, che arrivato a destinazione doveva accontentarsi di un giaciglio presso un compaesano o presso enti assistenziali nella migliore delle ipotesi; in stazione nei casi più estremi.

Dopo un periodo che poteva durare anche diversi mesi, quando era riuscito ad accumulare denaro per affittare un'abitazione, il lavoratore era finalmente pronto ad accogliere la famiglia; con l'arrivo di moglie e figli, però, spesso a migliorare era solo la situazione di grande solitudine che vivevano gli uomini emigrati lontani dai propri affetti. I padroni di casa settentrionali e francesi, infatti, storcevano il naso quando si trattava di affittare appartamenti alle numerose famiglie siciliane, considerate rumorose e poco attente all'igiene. Molto spesso le donne, che mai a Milena avevano lavorato, si ritrovavano a svolgere servizio come domestiche presso le famiglie più agiate di Aix-les-Bains, come di Asti. Oppure venivano assunte alla Saclà in Piemonte e presso le Terme Nazionali in Savoia.

Per i bambini la situazione non era più rosea; tanti informatori, durante la mia ricerca, hanno raccontato di come gli atti di razzismo nei loro confronti da parte di compagni di scuola ed insegnanti fossero all'ordine del giorno, inoltre c'era il gravoso problema della lingua. Oggi, fortunatamente, la situazione è cambiata: i figli dei migranti si sentono al contempo milenesi ed astigiani, o aixois, dimostrando quanto sia fluido il concetto di identità. Nella realtà cittadina nessuno viene più denigrato in quanto meridionale, tanti siciliani hanno raggiunto alti livelli d'impiego ed Aix-les-Bains ha avuto anche una vice-sindaco di Milena, così come ad Asti la partecipazione milenese alla vita politica è massiccia ed attiva. Un risultato felice che segue tanti anni di ingiustizie e fatiche.

Una delle speranze di chi scrive è che il lavoro di raccolta ed elaborazione delle storie di migrazione permetta di riflettere, di mettere in parallelo i migranti meridionali degli anni Sessanta con quelli provenienti in anni recenti dal sud del mondo, e che ci si chieda: noi li stiamo accogliendo come meritano?

Giorgia Mendola

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