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Attualità

Sull’Arazzeria Scassa
un sì difficile che non convince

E’ con il voto di una maggioranza spaccata, l’Aventino dell’opposizione, un annunciato esposto alla Corte dei Conti per danno erariale, dichiarazioni di fuoco incrociate e una “new entry” a

E’ con il voto di una maggioranza spaccata, l’Aventino dell’opposizione, un annunciato esposto alla Corte dei Conti per danno erariale, dichiarazioni di fuoco incrociate e una “new entry” a sorpresa che la pratica sul trasferimento dell’Arazzeria Scassa, da Valmanera nei locali dell’ex biblioteca di via Goltieri, è stata approvata dopo essere stata sospesa, su richiesta dell’opposizione, per tentare di arrivare ad un documento il più possibile condiviso. Un’illusione durata pochi giorni, il tempo di riprendere i lavori mercoledì sera e dare modo al consigliere Gianfranco Imerito (Lista Civica) di proporre al Consiglio una nuova questione pregiudiziale dopo quella bocciata durante la precedente seduta. Imerito ha sostenuto che la pratica emendata e corredata di una perizia olografa, non protocollata, sul valore degli arazzi calcolato anche in base alla copertura assicurativa degli stessi, a firma di un noto antiquario («e non di una Casa d’Aste come invece dovrebbe essere»), ha modificato la pratica tanto da rendere plausibile una nuova pregiudiziale. Una richiesta respinta dal presidente Maria Ferlisi che ha spiegato come la pratica non sia stata riscritta ex novo, ma integrata recependo alcuni emendamenti dell’opposizione.

La donazione modale
I miglioramenti all’accordo con l’arazziere Ugo Scassa ci sono stati: la gestione del museo da parte del Comune durerà 25 anni, ma l’alloggio annesso all’arazzeria potrà essere usato da Scassa e dalla moglie, non da altri, fino alla loro morte pagando le utenze di tasca propria; eventuali spese per la messa a norma dei locali, finalizzata all’attività di laboratorio, saranno a carico di Scassa e potranno essere effettuati previa autorizzazione del Comune. Questo non è bastato per ottenere il voto favorevole all’unanimità. Anzi, il Consiglio è terminato prima del tempo con l’opposizione che ha abbandonato l’aula come segno di protesta contro l’amministrazione e contro quella che definisce una pratica sbagliata, che crea un precedente «concedendo un bene patrimoniale indisponibile come Palazzo Alfieri, al laboratorio della ditta Scassa» (Bosia, Uniti per Asti). Insieme ai gruppi di minoranza hanno abbandonato l’aula anche tre consiglieri di maggioranza, Riccardo Fassone (PD), Pierangelo Mantelli e Maurizio Cadeddu (Indipendenti) che non hanno condiviso l’impostazione della pratica decidendo di non votarla. Tra le criticità sollevate, la mancanza di un Piano economico finanziario che dia almeno un’indicazione di massima sui costi che il Comune dovrà sostenere nella gestione del “Museo degli Arazzi Scassa”.

E l’Arazzeria Montalbano?
Sono stati i consiglieri Davide Giargia (M5S) e Massimo Scognamiglio (FdS) a citare più volte, durante i loro interventi, la figura di Vittoria Montalbano. Titolare dell’omonima arazzeria Montalbano di Asti, in piena attività, già collaboratrice di Scassa tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, «non ha ricevuto un centesimo di soldi pubblici eppure ha esposto a New York e San Francisco, oltre che in molte città d’Italia» (Giargia). Perché Scassa sì, e Montalbano no? Da qui è iniziata una breve discussione sulle tecniche dell’arazzo mentre il consigliere pentastellato, leggendo un documento tratto dal sito dell’Arazzeria Montalbano, ha sottolineato che non tutti condividono le scelte di Scassa di replicare opere di artisti famosi, cosa che Vittoria Montalbano, ad esempio, si rifiuta di fare.

Animi sempre più accesi
Durante il Consiglio non sono mancati attimi di tensione: il primo quando la consigliera Cotto (Noi per Asti) ha equiparato la pratica Scassa ai lavori sul nuovo parco del Borbore, «dove c’è un’altalena per disabili, non utilizzabile né facilmente raggiungibile per chi è in sedia a rotelle, nonostante il parco sia già aperto. C’è chi ha la possibilità di avere, magari anche prima che il Consiglio decida, e chi invece no». Il riferimento è ad alcuni telai di Scassa e parte del materiale del nuovo Museo degli Arazzi trasferiti nei locali dell’ex biblioteca prima che la pratica dell’arazzeria fosse discussa e approvata dal Consiglio. Il sindaco Brignolo ha comunque replicato che «il parco del Borbore non è stato ancora inaugurato essendoci un cantiere in corso», rimandando così ogni accusa alla consigliera, pronta ad effettuare un sopralluogo sul posto per dimostrare che il parco è già pienamente utilizzato. Frizioni anche tra Bosia e l’ex compagno di Uniti per Asti, Paolo Crivelli, rimasto in maggioranza come Indipendente e favorevole alla pratica sugli arazzi, emendata dall’amministrazione e approvata con 17 voti favorevoli su 33 aventi diritto.

No alla Moschea
Durante la serata, la consigliera Angela Quaglia (Forza Italia) ha avuto modo di consegnare al sindaco un centinaio di firme raccolte tra i residenti di corso Casale i quali non vogliono venga aperto il centro islamico (nel documento indicato come Moschea) in vicolo Gino. Una questione già affrontata in una precedente interpellanza e su cui, è quasi certo, il centro destra non intende abbassare la guardia.

Riccardo Santagati

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