E' venerdì sera quando facciamo il nostro viaggio tra quelle persone definite, in modo fin troppo esotico, clochard, italiani e stranieri senzatetto che, giorno dopo giorno, devono trovare un
E' venerdì sera quando facciamo il nostro viaggio tra quelle persone definite, in modo fin troppo esotico, clochard, italiani e stranieri senzatetto che, giorno dopo giorno, devono trovare un pasto caldo e un ricovero per la notte. Fa freddo, la temperatura è appena sopra lo 0 e ad accompagnarci è l'unità di strada della Croce Rossa che due volte alla settimana, martedì e venerdì, si preoccupa di portare generi di conforto agli "invisibili". Certo, invisibili solo per chi non li vuole vedere perché queste persone, prevalentemente uomini (italiani e stranieri) sono ben noti alla Croce Rossa con le loro storie fatte di emarginazione, solitudine, drammi familiari o di viaggi della speranza in cerca di un lavoro finiti male.
«Normalmente l'unità di strada è composta da 3 o 4 persone, appartenenti sia al corpo militare che al gruppo dei militi e pionieri, a seconda delle proprie disponibilità di tempo – spiega il sergente maggiore Francesco Mendola, vicario del corpo militare che gestisce il servizio – Lavoriamo a stretto contatto con polizia, Provincia, Comune e Prefettura e in questo momento assistiamo circa 20 persone, tra queste, molti italiani». Insieme a noi ci sono Marta Lecchi, Massimiliano Di Scerni, Sonja Simondi e Gigi Virga. Il giro è lungo e comprende il passaggio del mezzo, un'ambulanza riadattata, in alcuni luoghi che possiamo definire punti di contatto.
Dopo un passaggio da piazza del Palio ci spostiamo nella zona di San Pietro dove incontriamo un gruppo composto prevalentemente da tunisini e marocchini. «Fino a l'anno scorso avevo un lavoro, come allevatore di cavalli – racconta uno dei tunisini – Poi mi sono fatto male e mi hanno lasciato a casa. In Tunisia ho una moglie e un figlio di 4 anni ma, da dopo l'incidente, non ho più trovato occupazione». Vicino a lui parliamo con un marocchino che è in Italia da un anno e mezzo e che ha trovato un ricovero temporaneo sebbene nessun lavoro. Un suo connazionale, che lo scorso inverno era stato ospitato nel dormitorio maschile, ora dorme da un amico. Non ha un lavoro e anche lui attende la Croce Rossa per bere un tè caldo e poter mangiare un pacchetto di biscotti. «Ho lavorato per 3 mesi in un'officina poi non mi hanno rinnovato il contratto e, sebbene sia iscritto al Centro per l'Impiego, non ho trovato altra occupazione. Ora sono qui, in attesa di lavorare».
L'unità di strada CRI offre agli invisibili generi di prima necessità ma trovare dove passare la notte, soprattutto durante l'inverno, può non essere così semplice. Alcuni si rivolgono al dormitorio di via Bocca (Casa di Riposo) ma non tutti lo fanno e, allora, cercano riparo altrove. «Tra queste persone c'è chi ha voglia di riscatto – spiega Mendola – ma quando tutti ti sbattono le porte in faccia che fai? Le prime volte che uscivamo con l'unità di strada non si facevano neppure trovare. Poi abbiamo instaurato con loro un rapporto di fiducia e scoperto che a queste persone serve soprattutto parlare con qualcuno».
Raggiungiamo la stazione poco prima delle 22. Davanti all'ingresso ci sono alcuni stranieri che non fanno parte dei senzatetto. Scoppia un diverbio tra due di loro e anche Mendola interviene per dividere i litiganti. Un ragazzo africano, invece, si avvicina al mezzo dell'unità di strada chiedendo una bevanda calda, poi ne arriva un altro. Dopo aver bevuto si allontanano ringraziando ma qualcuno manca all'appello. «Ci sono un paio di persone che non si sono fatte vedere – ci spiegano gli addetti della Croce Rossa – Può capitare perché la stazione è un posto meno frequentato di altri, anche per via della confusione».
Chiediamo il motivo per cui queste persone si sono ridotte a vivere per strada. «C'è chi, prima di perdere la casa, ha perso il lavoro, ma ci si riduce così anche a seguito di un divorzio. Quando sei obbligato a lasciare la tua abitazione, provvedere al mantenimento di moglie e figli, uno stipendio normale non basta più per pagare un'altra casa e, a lungo andare, si finisce per strada». Tra questi clochard c'è poi chi cade vittima dell'alcol, peggiorando la propria condizione. Alcuni cercano di smettere, altri ci ricadono dopo un po' di tempo. Sicuramente gli ubriachi non hanno accesso al dormitorio e quindi rimangono per strada se non hanno altri posti dove passare la notte.
Il nostro viaggio prosegue in periferia dove la Croce Rossa aiuta due persone, padre e figlia, che vivono nella zona industriale in un ricovero fatto di lamiere privo di elettricità. Anche per loro c'è una borsa ma i due, che si sono già ritirati per il freddo, non aprono la porta. Capita anche questo tra gli invisibili: alcuni si fanno aiutare, altri un po' meno. Poi ci sono dei momenti nei quali sembrano non voler nessuno intorno ma per fortuna i militari e i volontari della Croce Rossa non girano loro le spalle e già pensano di ripassare il giorno successivo. «Il nostro primo obiettivo è ristabilire un rapporto con queste persone – spiega Alessandro Raviola, primo capitano e commissario della CRI – e questo lo facciamo riabituandoli anche a semplici regole, come il passaggio ogni martedì e venerdì. Poi diamo loro assistenza materiale e siamo pronti ad affrontare eventuali emergenze sanitarie prima dell'arrivo del 118».
Raviola ci racconta che all'11 dicembre erano censite 24 persone ma non esclude esserci ancora tanto sommerso. «Nel corso del 2013 abbiamo assistito 449 persone, una media di 10 a sera, distribuito 338 coperte o capi di vestiario, 1.036 confezioni di biscotti e carne in scatola e offerto 1.025 litri di tè». La Croce Rossa di Asti (alla cui presidenza c'è il dottor Stefano Robino) fa fronte alle spese dell'unità di strada in autogestione (organizzando banchetti o altre iniziative per raccogliere fondi) ma nel recente passato ha avuto anche un contributo del Rotary Club di Asti e presto avrà un rimborso da parte della Fondazione CrAsti.
Due volte al mese il dott. Claudio Nuti di Villanova si unisce al gruppo per prestare gratuitamente servizio tra gli invisibili mentre le coperte e i vestiti dati ai senzatetto vengono raccolti in sede e poi distribuiti a secondo le necessità. Il nostro viaggio termina verso le 23. Fa molto freddo ma il gruppo della Croce Rossa è soddisfatto perché è riuscito, ancora una volta, a dare una mano ad un buon numero di emarginati.
Riccardo Santagati