«Trovo molto curioso che il Partito Democratico faccia accordi con il centrodestra in Provincia, magari puntando a una vicepresidenza nel prossimo Consiglio grazie alla lista unica, ma nel frattempo cerchi un’intesa con il centrosinistra per decidere il candidato sindaco alle prossime elezioni comunali di Asti. Da quel Consiglio provinciale sono passati l’attuale vicepresidente della Regione, Fabio Carosso e Marco Gabusi, che oggi è assessore regionale con deleghe molto “pesanti”. Continuare a offrire al centrodestra la Provincia, in questo modo, mi fa accapponare la pelle. Senza considerare che, in termini numerici, è “un’assemblea di condominio” a eleggere il Consiglio provinciale anziché i cittadini, come avveniva prima della sciagurata riforma». Così Giovanni Pensabene, presidente dell’associazione A Sinistra – Casa del Popolo interviene sul rinnovo del Consiglio provinciale in programma il 18 dicembre.
Si rinnoverà il Consiglio, ma resterà ancora in carica il presidente Paolo Lanfranco il cui mandato terminerà nella primavera del 2022. Oggi è prevista una riunione tra sindaci per decidere, come probabile, la presentazione di una sola lista trasversale che dovrebbe ricandidare tutti gli attuali consiglieri provinciali (ad eccezione di Marco Lovisolo, non più eletto a Nizza e quindi tecnicamente decaduto), ma con una sorta di accordo interno: tutti loro dovranno dimettersi con il termine del mandato di Lanfranco, probabilmente a maggio, per consentire una nuova elezione contestuale sia del Consiglio sia del presidente. Elezione che terrà conto, per forza, del voto amministrativo nel Comune di Asti.
«In realtà era emersa l’intenzione di presentare una seconda lista alternativa all’ipotesi della lista unica – continua Pensabene – dove, alla peggio, il centrosinistra avrebbe portato a casa tre consiglieri rispetto all’unico oggi presente, quello del PD. Quindi mi chiedo perché il PD anziché sostenere una lista “di centrosinistra” faccia l’accordo con il centrodestra se in termini numeri è svantaggioso».
Pensabene è convinto che la Provincia, nonostante i tagli, le riduzioni di personale, la mancanza di liquidità, abbia ancora dei compiti molto importanti e con il PNRR dovrà gestire fondi strategici. «Ci sarà ben qualcosa che la Provincia dovrà decidere e sappiamo bene che l’ultima parola è quella del presidente che dopo la decadenza di Brignolo è sempre stato espressione del centrodestra. Sono rimasto in silenzio per anni, ma questa melina incomprensibile non può restare sotto silenzio. No, – conclude – non posso accettare un PD che in Provincia si accorda con la Lega e nel Comune di Asti punti ad accordarsi con il centrosinistra».
Non meno tenero nei confronti del nuovo accordo bipartisan per una lista unica provinciale è il consigliere comunale di Ambiente Asti Mario Malandrone: «Mi pare grottesca questa idea che siano i sindaci a mettersi d’accordo tra di loro, come se fossero dei super consoli, chiedendo a noi di votare, obbligandoci quindi a consegnare, ancora una volta, la Provincia a una maggioranza di centrodestra che non ci permetta di poter contribuire con le nostre proposte. Inoltre ho qualche dubbio su questo “patto tra gentiluomini” a dimettersi in massa, che dovrebbe essere rispettato alla scadenza del mandato di Lanfranco. Spero di essere smentito».
Alle dichiarazioni di Pensabene e Malandrone replica il consigliere provinciale del PD Andrea Gamba che con la lista unica continuerebbe, insieme agli altri eletti, il suo ruolo nel Consiglio dell’Ente.
«Mi spiace che la prendano in questo modo, ma voglio ricordare che il PD ha condiviso un percorso unitario concordato a suo tempo perché, anche se la Provincia è un Ente di secondo livello, bisogna confrontarsi su contenuti e su ciò che dev’essere fatto. Per quanto riguarda la lista unica, rispondo che sono i sindaci aver chiesto una continuità in tal senso, più e più volte. Inoltre non ci pareva logico continuare a tenere sfasata la scadenza del Consiglio rispetto a quella del presidente: in primavera, dimettendoci tutti, si andrà alle elezioni insieme al rinnovo del presidente e dopo le amministrative di Asti che, in quanto capoluogo, avrà titolo a esprimere la sua proposta».
È probabile che a Malandrone e Pensabene non piacerà, invece, la risposta di Gamba sui mancati equilibri politici che continuerebbero a esserci con un solo esponente di centrosinistra nel Consiglio provinciale: «Bisogna tenere conto – spiega Gamba – che il centrodestra anche nei comuni medio/grandi della nostra provincia ha un’incidenza maggiore del centrosinistra e questo dobbiamo riconoscerglielo».
Ma Gamba rimanda al mittente qualsiasi accusa di ambizione personale o di partito: «Non ho ambizioni personali in politica, non sono in cerca di visibilità e non c’è nessuna gara alla vicepresidenza. Quando in passato abbiamo tentato di presentare una seconda lista è stato inutile dal punto di vista umano e inconcludente dal punto di vista politico. Il procedimento elettivo è comunque aperto e se loro vogliono presentare una seconda lista, differenziandosi rispetto a questo accordo, nessuno impedisce di farlo».
Ma c’è effettivamente il rischio che le scelte del PD di governare con il centrodestra in Provincia, stando con il centrosinistra in Comune, vanifichino il tentativo di creare una grande coalizione contro la ricandidatura, ormai quasi certa, del sindaco Rasero?
Pensabene e Malandrone porgono una mano al PD evidenziando che «bisogna fare tutto il possibile per restare uniti» evitando di ripetere gli errori del passato, come la scissione del centrosinistra alle ultime elezioni comunali.
«Io mi fido dei miei compagni del Consiglio comunale – conclude Malandrone – anche se pensiamo che il candidato a sindaco debba avere caratteristiche diverse: per noi è fondamentale che abbia valori progressisti, civili, sociali e legati a grossi temi quali l’ambiente, ma sulla scelta della Provincia la vediamo in maniera differente e difficilmente questa unica lista avrà il voto di Ambiente Asti».