In tutti questi anni Asti, pur città universitaria, ha avuto molte difficoltà a creare una vera sinergia tra l’istituzione accademica e il tessuto economico del territorio. A differenza di molte altre città, sedi di prestigiose accademie, la nostra ha “isolato” il suo campus nell’ex caserma, occultandolo con un parcheggio e palazzine fatiscenti, quasi fosse un’isola e non il cuore di un indotto economico e culturale di primaria importanza. Ma grazie al Recovery Plan le prospettive di Astiss potrebbero cambiare per mezzo di una visione innovativa e di un progetto strategico che il Comune di Asti e la stessa Università hanno deciso di promuovere e realizzare.
Tutto nasce dall’intuizione di dotare il campus di piazzale De André di un centro ricerche sull’enologia e l’enomeccanica per attività di sperimentazione e sviluppo del settore industriale in collaborazione con le aziende della filiera del distretto enomeccanico di Canelli. Si parla di un centro ricerche dotato delle risorse umane, dei laboratori e delle tecnologie necessarie che sorgerà nell’ex palazzina comando del polo Rita Levi Montalcini, l’edificio più grande e capiente dell’ex caserma, ma ancora da ristrutturare.
A completare le dotazioni del centro sono previsti servizi di accoglienza e di student housing per ricercatori e ospiti.
Proprio di questo hanno discusso il sindaco Maurizio Rasero, il presidente di Astiss, Mario Sacco, il presidente del comitato tecnico scientifico del polo universitario, Giorgio Calabrese e trenta tra amministratori, imprenditori, stakeholder del territorio vitivinicolo del territorio Asti/Alessandria.
«Il polo Rita Levi Montalcini con i suoi 190 studenti della laurea magistrale in Viticoltura ed Enologia (98 le matricole ndr), gli oltre 1600 studenti iscritti agli altri corsi, quest’anno ha incrementato del 10%, rispetto al precedente anno accademico, i numeri dei propri iscritti – ricorda Sacco – Un segnale positivo, di crescita della richiesta di formazione professionale nel settore vitivinicolo e nella ricerca di punta dell’area Unesco che ci ha spinto a investire nelle dotazioni di spazi e tecnologie per lo studio, nei laboratori e nella didattica a distanza, a proseguire nei progetti di ricerca avanzata, come ad esempio il polo di innovazione sull’enomeccanica, la formazione, le lauree professionalizzanti in collaborazione con gli Atenei piemontesi e italiani e con il Politecnico di Torino».
Un progetto condiviso anche dal Tavolo dello Sviluppo, poi confluito nel Piano strategico del territorio astigiano coordinato dal professor Giulio Mondini del Politecnico di Torino. «Il nostro territorio ha nel polo dell’enomeccanica di Canelli un’eccellenza di livello nazionale e mondiale – aggiunge il sindaco Rasero – settore che può avere nell’università un’alleata nella ricerca, nello sviluppo tecnologico, nella formazione di ricercatori».
Il progetto verrà declinato, una volta reperiti i finanziamenti, anche dal punto di vista logistico con il recupero di spazi da destinare agli studenti togliendo le auto a vista che soffocano l’idea stessa del polo studentesco.
«L’amministrazione comunale – prosegue Rasero – è impegnata da tempo con Astiss nel recupero degli edifici della ex Felizzano da destinare a servizi per l’università, quali palestre, la palazzina ex ufficiali per i social housing, laboratori, ed oggi con l’obiettivo di recuperare la palazzina comando e fare di Astiss un vero e proprio campus. Infatti il dossier Recovery Fund contiene anche una specifica scheda per sostenere il progetto campus universitario che prevede la realizzazione del parcheggio sotterraneo di piazza De Andrè e la destinazione dell’area aperta a spazi per gli studenti e i cittadini con giardini, campo da pallavolo e attività sportive, zone di svago e socialità. Il dossier contempla per l’università un ambizioso progetto che unisce il centro ricerche per l’enologia e l’enomeccanica ai servizi per le imprese e i cittadini, fino all’accoglienza esterna per soddisfare la domanda dell’utenza universitaria, ma anche del turista e del visitatore occasionale».