A pochi giorni dallinvestitura a nuovo segretario provinciale del Partito Democratico, abbiamo incontrato il renziano Giorgio Ferrero.Torniamo a tre mesi fa, ai contestati Congressi
A pochi giorni dallinvestitura a nuovo segretario provinciale del Partito Democratico, abbiamo incontrato il renziano Giorgio Ferrero.
Torniamo a tre mesi fa, ai contestati Congressi astigiani, in parte annullati e poi ricelebrati, che alla fine lhanno vista vincitore dopo un accordo politico con lo schieramento dei cuperliani cui fa parte lex segretario provinciale Francesca Ferraris. Considerato quanto successo e il fatto di aver perso la partecipazione ai lavori della mozione Civati pensa di rappresentare tutto il PD astigiano?
«Assolutamente credo di rappresentare il partito, tutto. Queste dinamiche di mozioni, etc., al Congresso provinciale non esistevano perché cerano due candidati e di questo stavamo parlando. Poi che il gruppo che faceva riferimento a Civati abbia sostenuto Francesca insieme a quello di Cuperlo e, dallaltra parte, quelli che sostenevano Renzi abbiano fatto riferimento a me è un dato di fatto. Ma al Congresso provinciale cerano due contendenti che non avevano alcun riferimento alle mozioni e, alla fine, laccordo politico per ricompattare il partito lho fatto con la mia competitor alla Segreteria».
Si aspettava che il Congresso accendesse così tanto le rivalità delle correnti interne?
«No, assolutamente, non mi sarei mai aspettato un Congresso provinciale con questi toni e mi sarei guardato bene dal parteciparvi in questa dinamica se avessi avuto anche soltanto il sentore di una cosa del genere. Dopodiché queste cose succedono un po da tutte le parti e, a turno, quando ti tocca, ti tocca».
Come commenta la nascita della Commissione di garanzia che avete messo in piedi e di cui la mozione Civati lamenta di non aver ottenuto la presidenza? Cosa si aspetta che faccia questo gruppo di garanti?
«Con la mia competitor alla carica di Segretaria abbiamo deciso che lei avrebbe proposto il nome per la presidenza della Commissione e questo è un patto che abbiamo assolutamente rispettato. Comunque la mia impressione è che, dopo qualche mese dalla fine del Congresso, nel quale la gente si è strappata le vesti, cè il problema di chi partecipa, chi vuol dare un contributo a fare le cose in termini di idee, lavoro e volontariato. Dopo un anno neanche ti ricordi più queste cose anche perché le aree cambiano».
Laccordo politico con la Ferraris cosa prevede? Come lavorerete insieme?
«Bisogna incasellare bene le cose. Ad Asti io faccio il segretario e lei il presidente del partito. Abbiamo pensato che, dopo un Congresso del genere, sarebbe stato stupido continuare in contrapposizione. Abbiamo detto di fare delle cose insieme. Però dopo il Congresso sono venute le Primarie e, al di là delle Cassandre, sono andate a votare più di 6.000 persone le quali hanno fatto capire che rispetto alle questioni delle beghe interne ci sono altre priorità. Ci hanno lanciato un forte messaggio: cambiate e datevi da fare perché è lultima chance, lultima possibilità che vi diamo. E questo lo dicevano al PD ma anche alla politica in generale».
Quindi vi sentite sotto esame?
«Siamo in uno stato di guerra dal punto di vista sociale. Lemergenza sociale è drammatica. Se si guardano i dati da settembre 2011 a settembre 2012 ci sono più 30.000 disoccupati in Piemonte. Il credito delle banche alle imprese con meno di 20 dipendenti segna un -5%; in una dinamica del genere bisogna stare molto attenti a proporre questioni di dibattiti interni. Vanno bene, servono, ma se queste prendono la priorità come successo a livello nazionale non è accettabile. Se andassi ancora a discutere con Francesca per dei mesi i cittadini ci prenderebbero a calci nel sedere».
Comunque i cittadini si attendono delle risposte e come segretario provinciale del PD lei ha una responsabilità doppia, essendo il sindaco di Asti espressione del suo partito e suo interlocutore privilegiato. Come pensa di lavorare con Brignolo?
«In questi giorni chiuderemo la squadra della Segreteria. Credo che il ruolo del partito sia di dialogo e di proposta verso quelli che sono gli amministratori. Ahimé, hanno deciso di farci perdere la Provincia lasciando uno spazio enorme alle città metropolitane e penso che sia stato un errore. Se si dovevano eliminare questi enti si doveva fare per tutti, indistintamente, città metropolitane incluse. Bisognava mantenere una dignità di rappresentanza uguale perché sarà anche vero che siamo come una cittadina dellinterland torinese in termini di abitanti ma abbiamo una nostra espressione culturale, territoriale e ambientale. Sulle province adesso il tempo è scaduto ma, in questa dinamica, il sindaco del capoluogo prende unimportanza maggiore perché è un riferimento per questo territorio. Un dialogo con lui, che può essere di confronto anche molto vispo, ci deve essere. Asti come città ha una responsabilità sul terziario che è raddoppiata rispetto a quando cera la Provincia e sono sicuro che il partito non mancherà di fare da stimolo. Penso che Brignolo sia una persona che vada nel dettaglio delle cose e che finora abbia registrato la macchina comunale e preparato il percorso. So che stanno partendo delle cose importanti su Asti tipo il teleriscaldamento. Poi tocca al capoluogo fare da raccordo con i sindaci dei comuni come nel caso della mobilità ferroviaria».
A proposito del sindaco Brignolo, Francesca Ferraris laveva particolarmente criticato per la scelta di accettare un posto nel CdA della Cassa di Risparmio. Lei che farà? Continuerà ad essere un problema?
«Nel Codice Etico del PD credo che non ci siano elementi su questa cosa anche se non vuol dire che Fabrizio non ne risponda ai suoi cittadini, ai suoi elettori. A livello di partito lì (nel Codice Etico ndr) non è segnato niente. Lui ha scontato di aver fatto questa scelta, che altri in Piemonte con incarichi avevano fatto prima di lui o anche mentre la faceva lui, ma lha fatta nel momento in cui usciva il grande caos del Monte dei Paschi. Quindi, appena è successo che un sindaco di provincia ha fatto un passo del genere è stato messo subito al muro».
Ha letto il Documento dei 100, nato in territorio astigiano, con il quale eletti, simpatizzanti e tesserati chiedono importanti riforme interne al partito?
«Confermo che il partito debba essere un luogo dove portare idee e che abbia proprio questa funzione. Però bisogna togliere un po di protagonismo e confrontarsi con quelle che sono le dinamiche: tutti devono avere rispetto ma nessuno può pensare di essere, a partire da me, indispensabile al partito. Il PD cera prima di me e funzionava e ci sarà in futuro. Se partiamo dal presupposto che tutti rivendicano la loro indispensabilità diventa difficile avere un dialogo. Se hai unidea buona la proponi al partito, trovi consensi e la porti avanti. In questo modo il partito diventa uno strumento che ti aiuta e ti dà fiato».
Indiscrezioni la vedono come possibile candidato del PD alle prossime elezioni regionali. Conferma?
«Addirittura? Non credo. Adesso non ho nessuna intenzione di candidarmi per la Regione. Dopodiché, questa legge elettorale penalizza pesantemente la nostra provincia perché siamo veramente a rischio di non fare più consiglieri».
Lei è anche consigliere delegato dal sindaco nel Cda dellAsp? Cosa pensa dello stato di salute dellazienda?
«Quando il sindaco mi chiese di dare una mano in Asp mi ero immaginato cosa avrei trovato lì dentro ed ero un po preoccupato. In realtà è unazienda sana dove non ci sono sacche di persone che non lavorano. Ha le giuste proporzioni rispetto al personale. Devo dire che non sono stati fatti errori gravi, come sono stati fatti da altre parte, come assunzioni facili, numeri stravolgenti, etc. Lazienda ha delle eccellenze soprattutto in alcuni settori che riguardano idrico, igiene urbana e trasporti e che non si trovano facilmente in giro. Penso quindi che lAsp possa essere un buon motore di sviluppo per la città».
Riccardo Santagati