Non poteva mancare neppure la risposta del neonato Comitato Coaarp (Amici degli ambienti rurali piemontesi) sulla criticata proposta dell’assessore regionale all’agricoltura Protopapa; lo stesso comitato che ha mostrato la sua protesta al Giro d’Italia e che, nato nell’Astigiano, raccoglie centinaia di agricoltori in più province piemontesi.
Ovviamente contrari alla creazione della filiera della carne perché è impossibile garantire la rintracciabilità delle carni trattandosi di un animale selvatico e onnivoro che vive in un ambiente aperto con accesso a fonti di cibo non controllate. Inoltre gli agricoltori temono una potenziale espansione del mercato della carne di cinghiale che porterebbe ad un aumento del livello di popolazione di questo ungulato particolarmente dannoso per l’agrosistema e comprometterebbe la produzione di numerosi prodotti tipici ed enogastronomici, anche di pregio, che storicamente sono presenti sul territorio regionale.
Non ultimo, il ragionamento puramente economico: la commercializzazione della carne di cinghiale è una evidente concorrenza sleale nei confronti dei produttori zootecnici presenti su tutto il territorio regionale.
Il Comitato si augura che l’amministrazione regionale tenga in debito conto queste obiezioni optando per soluzioni diverse al grave danno danno che la presenza fuori controllo dei cinghiali sta dando all’agricoltura piemontese.