Il Giorno della Memoria
Anche Asti ha commemorato oggi le vittime dell’Olocausto in occasione del Giorno della Memoria, ricorrenza istituita nel 2005 come atto dovuto per ricordare quel 27 gennaio 1945 quando i sopravvissuti di Auschwitz furono liberati all’Armata Rossa.
Il percorso
L’iniziativa che ha aperto la giornata, culminata con la cerimonia organizzata dalla Prefettura di Asti presso il Palazzo della Provincia, è stata la “Passeggiata della Memoria”, organizzata dall’Israt e partita da Palazzo Ottolenghi alle 9.
Alla camminata hanno partecipato, tra gli altri, gli alunni della IV B del liceo classico Alfieri accompagnati dal professor Enrico Cico, l’assessore all’Istruzione Elisa Pietragalla e la ricercatrice dell’Israt Nicoletta Fasano. Diverse e significative le tappe del percorso, inframmezzate da toccanti letture del Manifesto della Razza, articoli di giornale, lettere e testimonianze relative alle deportazioni di Ebrei astigiani.
Come punto di partenza è stato scelto Palazzo Ottolenghi, «simbolo della fine dell’isolamento degli Ebrei – ha ricordato Nicoletta Fasano – e di una rinascita».
Prima sosta è stata piazza San Martino, dove si trovava il palazzo della Questura. Quel palazzo da cui partivano raccomandazioni agli Ebrei di fare vita ritirata, di evitare frequentazioni di bar o luoghi pubblici, «da cui si fece intendere – ha sottolineato il prof. Cico – di come l’ebraicità fosse causa di colpa». E da cui, il 30 novembre del 1943, partì l’ordine di cattura «per tutti gli ebrei, a qualunque nazionalità appartengano – vi si leggeva – o comunque residenti nel territorio nazionale…tutti i loro beni sottoposti a sequestro in attesa di essere confiscati… messi in campi di concentramento provinciali in attesa di essere riuniti in campi di concentramento appositamente attrezzati».
La passeggiata silenziosa è proseguita verso piazza Catena. «Qui – ha detto Nicoletta Fasano – nelle stanze del Seminario Vescovile venivano messi gli ebrei arrestati che erano sorvegliati da una sola guardia e che avrebbero potuto scappare ma, forti della loro buona fede, credendo nella giustizia e inconsapevoli di cosa sarebbe successo, nessuno lo fece». In piazza Catena l’assessore Pietragalla ha letto due lettere del Prefetto Renato Celio a Mons. Rossi.
Da ricordare che ad Asti furono arrestate cinquantanove persone, di cui solo tre si salvarono: Enrica Jona e una coppia di coniugi austriaci rifugiatisi nella nostra città.
Poi ancora una sosta alla sinagoga di via Ottolenghi e, giù per il Ghetto ebraico, fino a casa Artom (via Aliberti) che, essendo la casa “d’entrata”, era colpevole di avere finestre che affacciavano oltre al ghetto e che per “rimediare” fu costretta, come indennizzo a tale privilegio, a far eseguire un affresco sacro (tuttora esistente) sulla facciata.
Gli interventi in Municipio
Infine, in Municipio, alla presenza anche di Tullia Jona (nipote di Enrica). Dopo la lettura di una commovente testimonianza di Enrica Jona, il sindaco Maurizio Rasero ha consegnato agli alunni del liceo classico le scatolette con una piccola pietra e i nomi di deportati astigiani. Una pietra perché non appassisce e dura nel tempo.