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Il ritorno dei giovani verso l'impresa agricola
Attualità

Il ritorno dei giovani verso l'impresa agricola

Già da un paio d'anni si registra a livello nazionale un "ritorno all'agricoltura", soprattutto da parte dei giovani, che va di pari passo con l'impennata delle iscrizioni negli

Già da un paio d'anni si registra a livello nazionale un "ritorno all'agricoltura", soprattutto da parte dei giovani, che va di pari passo con l'impennata delle iscrizioni negli istituti agrari. I più rilevano l'azienda agricola di famiglia, ma non mancano i giovani che scelgono di fare dell'agricoltura il loro mestiere indipendentemente dalla tradizione familiare. Sono questi ultimi, in particolare, che puntano su prodotti di nicchia, con grande attenzione alla qualità, in piccole aziende che racchiudono al loro interno un'intera filiera che parte dalla produzione nei campi, passa per la trasformazione e abbraccia attività turistiche come agriturismo e Bed&breakfast o fattoria didattica.

«I titolari di aziende agricole astigiane con meno di 40 anni sono 533 e il 70% operano in attività innovative e multifunzionali che vanno dall'agriturismo alle fattorie sociali e didattiche come agrinido e agritata, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell'uva in vino, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici ? afferma Danilo Merlo, delegato Giovani Impresa Coldiretti Asti ? Una crescita, quella del numero di giovani lavoratori agricoli che è sicuramente in parte il frutto di una maggiore difficoltà a trovare lavoro in altri settori dell'economia come l'industria e il commercio a causa della crisi ma anche di un rinnovato interesse a trascorrere parte del proprio tempo a contatto con la natura da parte delle nuove generazioni».

Una scelta che guarda certamente anche al mercato che vede, da un lato, il costante deprezzamento del prodotto agricolo inteso come materia prima, dall'altro, la crescita, soprattutto in termini di export, del comparto dell'agroalimentare e del prodotto finito. «Il problema grosso del settore agricolo è la filiera ? afferma Alessandro Durando, presidente CIA Asti – Se sono un produttore di materie prime sono in balia della grande distribuzione. I numeri parlano chiaro: all'agricoltore va il 18% del valore finale del prodotto, una cifra ridicola! Il caso eclatante che tutti conosciamo è quello del latte: di quell'1,50 euro al litro che paghiamo in media al supermercato all'allevatore vanno 0,30 euro.

Ecco allora che creare una piccola filiera interna all'azienda può essere una formula vincente e lo diventa ancora di più se alla produzione di qualità associo la formula turistica che si trasforma in un eccellente volano pubblicitario: l'agricoltore che "ci mette la faccia", apre le porte di casa sua e della sua azienda al consumatore facendogli scoprire dove e come nasce il suo prodotto ne trae sicuramente dei benefici, a maggior ragione quando si parla di piccole realtà. E i giovani in questo sono molto bravi, puntano sul fare rete, sul gioco di squadra e sul binomio cibo-paesaggio: invitare il cliente a scoprire un territorio con la vista e con il gusto è certamente il miglior pacchetto pubblicitario e, allo stesso tempo, permette di aggirare lo scoglio della grossa distribuzione». L'altro importante fattore che porta i giovani che si avvicinano per la prima volta al mondo agricolo a investire sulla qualità di una piccola produzione è dato dai costi di avvio dell'attività.

«Gli investimenti iniziali per creare da zero un'azienda agricola per chi non possiede terreni, macchinari e infrastrutture sono molto elevati e proprio per questo i giovani che scelgono la terra senza avere una tradizione di famiglia in questo senso, sono un po' giocoforza orientati su piccole realtà e quindi su una produzione limitata e di qualità -? aggiunge Massimo Forno presidente Cofagricoltura Asti ?- Per lo stesso motivo la maggior parte dei giovani occupati in agricoltura si inseriscono in un'attività già esistente, magari avviata dai genitori o dai nonni, nella quale introducono però ammodernamenti sia dal punto di vista della conduzione agricola sia dal punto di vista promozionale con all'avvio di attività collaterali come agriturismi e fattorie didattiche. In entrambi i casi l'interesse dei giovani per l'agricoltura è un dato che fa ben sperare per il futuro del settore e mi auguro che se ne accorgano al più presto anche le Istituzioni, Europa compresa, al fine di incoraggiare e sostenere questo trend assolutamente positivo».

Ai costi di avvio dell'attività si aggiungono poi carico burocratico e difficoltà di accesso al credito, come sottolinea Durando: «Se è vero che le buone idee non mancano, così come non manca la voglia di fare, è però altrettanto vero che spesso l'entusiasmo iniziale si scontra con una realtà ?- lamenta – I giovani che si rivolgono alla banca si sentono chiedere in cambio garanzie che sono fuori dalla loro portata. Molte volte c'è un progetto innovativo e interessante, ma come in tutti i settori, quando l'attività è in fase di start up non è in grado di dare grandi garanzie. Per questo ? prosegue – da anni sostengo la necessità di fare rete sul territorio per semplificare il carico burocratico sia per quanto riguarda l'avvio dell'attività sia per quanto riguarda l'accesso alle agevolazioni fiscali per i più giovani. Supporto da parte delle organizzazioni e degli enti territoriali che diventa doppiamente importante nella fase successiva all'avvio dell'attività e vale l'ingresso sul mercato.

In questo senso è indispensabile una promozione sostenuta a 360° che valorizzi al meglio le nostre eccellenze enograstronomiche, paesaggistiche e artigianali». Della stessa opinione Forno: «Vanno benissimo le agevolazioni, ma prima devo riuscire ad avviare l'attività e per farlo ho bisogno di un aiuto che non deve necessariamente essere il fondo perduto a cui eravamo abituati, sarebbe già molto utile programmare una serie di agevolazioni sull'accesso al credito, sull'acquisizione o sull'affitto di terreni demaniali, magari senza la necessità di dover passare attraverso il costoso meccanismo notarile e uno "snellimento" delle pratiche burocratiche necessarie per l'avvio dell'attività. Nonostante tutte queste difficoltà ? prosegue Forno ? i coraggiosi che ci provano comunque ci sono, ma potrebbero essere molti di più: dobbiamo fare il possibile per smontare questa "montagna" di costi e burocrazia per far sì che chi ha una buona idee non sia scoraggiato e arrivi a realizzarla».

Marzia Barosso

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