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Attualità

Il reggente Gabusi: «Pensiamo
ai servizi, non alle beghe politiche»

«Abbiamo votato la compatibilità di Brignolo supportati dal parere di un illustre avvocato, un luminare di Torino. Il nostro presidente ha però deciso di rispettare la sentenza e di non ricorrere

«Abbiamo votato la compatibilità di Brignolo supportati dal parere di un illustre avvocato, un luminare di Torino. Il nostro presidente ha però deciso di rispettare la sentenza e di non ricorrere in appello, anche se non si tratta del giudizio universale». Marco Gabusi, vice presidente reggente della Provincia, spiega così la posizione del Consiglio provinciale ad una settimana dall’ordinanza del tribunale che ha fatto decadere Brignolo per la nota questione dell’incompatibilità rispetto al suo ruolo di consigliere nel CdA della CrAsti. «Brignolo ha detto che non presenterà ricorso (c’è tempo fino al 20 aprile ndr) e neanche noi lo faremo per non metterlo in difficoltà».
Eppure, secondo il reggente Gabusi, potrebbe esserci qualcuno (il condizionale è d’obbligo) potenzialmente titolato a presentarlo, ad esempio un sindaco, o forse qualche altro grande elettore dell’ex presidente.

Anche di questo si dovrebbe discutere nella prossima assemblea dei sindaci che tornerà a riunirsi nei prossimi giorni. Decaduto Brignolo, non sono però mancate critiche contro l’operato “politico” dei consiglieri che hanno votato la compatibilità ad ottobre perché, dicono i loro oppositori, «fanno parte di una lista nata dall’inciucio».
«Chi rivendica l’inciucio deve sapere che, in qualità di amministratori, abbiamo iniziato a lavorare su questo progetto a luglio, alla luce del sole, altroché inciucio» risponde Gabusi difendendo l’opportunità tecnica e politica di presentare una lista unica con in testa il sindaco di Asti, in quanto sindaco del Comune capoluogo.
Superato il caso Brignolo, restano le incertezze sul futuro. «Non è chiaro a nessuno cosa succederà al Consiglio, quali saranno i tempi per eleggere un nuovo presidente – continua il reggente spiegando che si attende da Roma la risposta del Ministero dell’Interno – Comunque, probabilmente, il Consiglio non decadrà e chi auspica il contrario fa solo un danno a tutti quelli che vivono in questa provincia e agli stessi dipendenti dell’Ente».

Gabusi vorrebbe una maggiore compattezza politica davanti alle difficoltà del momento perché, alla fine, «la provincia di Asti ha altri 150.000 abitanti i quali aspettano da noi l’erogazione dei servizi fondamentali, al di là delle beghe che gravitano sulla città». Entro due mesi i circa 300 dipendenti della Provincia sapranno cosa il destino ha in serbo per loro, quali competenze passeranno alla Regione e se verranno confermati i circa 166 esuberi (prima volta nella storia dell’Ente). «Qui ci sono dieci amministratori che hanno deciso di non abbandonare la nave al proprio destino restando a lavorare, gratuitamente, per capire cosa ne sarà di questo Ente – continua ancora Gabusi – Per adesso abbiamo vinto il ricorso contro la Regione Piemonte per ottenere 1,1 milione di euro di trasferimenti dovuti risultando la prima amministrazione astigiana ad aver promosso questa azione».

Accertato, invece, lo sforamento del patto di stabilità per circa 13.800.000 euro, «una situazione di cui abbiamo dovuto prendere atto essendo arrivati ad ottobre dopo un lungo periodo di commissariamento». Sull’eventuale possibilità di presentare ricorso in appello contro l’ordinanza dei giudici interviene ancora una volta l’avvocato Alberto Pasta. «Quel ricorso può essere presentato solo dall’ex presidente Brignolo, non da chiunque, e lui ha già detto di non volerlo presentare. Se invece i consiglieri provinciali sono convinti del contrario, si accomodino pure: noi siamo pronti a continuare anche in un secondo grado di giudizio la battaglia per la legalità».

Riccardo Santagati

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