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Attualità
Il caso

La Casa di Riposo “Città di Asti” cerca un piano di salvataggio

Nell’ultimo Consiglio comunale aperto, adetti ai lavori, sindacalisti e politici si sono confrontati sulle grave situazione economica dell’IPAB

Il Consiglio comunale aperto sullo stato di salute della Casa di Riposo “Città di Asti” è stato un momento di confronto tra addetti ai lavori, sindacalisti e politici per fare il punto della situazione e per cercare di trovare un piano, condiviso, affinché l’IPAB, il più grande del Piemonte, riesca ad avere un futuro. E non sarà impresa facile dal momento che, durante il confronto, è stato chiaramente detto che la Casa di Riposo (220 posti letto occupati su 300, 111 dipendenti più altri 69 occupati attraverso le cooperative) naviga in cattive acque finanziarie con un bilancio in passivo di circa 5 milioni di euro, un commissario dimissionario e una gara per l’affidamento a privati finita, un po’ a sorpresa, in un nulla di fatto.

In questa situazione non è facile offrire risposte certe a quei 20 lavoratori, tutti operatori socio sanitari di cui si è fatta portavoce Paola Ruffo, che nel 2019 hanno vinto il concorso per essere assunti a tempo indeterminato senza però riuscire ad avere il contratto. Uno stallo su cui si dovrà pronunciare il Consiglio di Stato. Proprio la salvaguardia dei posti di lavorio è stata al centro dell’intervento di Luca Quagliotti, segretario generale della Camera del Lavoro di Asti, che ha parlato anche a nome di CGIL, CISL e Uil confederati. «Non siamo interessati a discutere di chi siano le responsabilità, ma vogliamo conoscere il futuro della struttura: perché la cooperativa, che aveva presentato un project financing, ha poi sbagliato a presentare la documentazione dell’offerta? Certo, così possiamo ridiscutere del ruolo totalmente pubblico che deve avere, secondo noi, la Casa di Riposo, ma le domande ce le facciamo». I sindacati si sono detti consapevoli che i costi di gestione sono alti, ma hanno anche ricordato le soluzioni che, discusse a suo tempo, avrebbero potuto far incamerare soldi nelle casse dell’IPAB: creare un hospice, aumentare i posti letto per pazienti neurovegetativi (in tutta la provincia sono appena 5), garantire 120 posti letto per gli anziani non autosufficienti e ancora servizi di social housing fino al trasferimento degli uffici dell’Asp nell’area dismessa.

Anche Roberto Gabriele, segretario generale CGIL Funzione pubblica di Asti, ha ricordato lo stallo delle assunzioni dopo il concorso del 2019, «nonostante il giudice ordinario e il TAR abbiano dato ragione ai ricorrenti».
Per Enzo Sobrino, coordinatore astigiano di Cittadinanza Attiva, «occorre uno sforzo delle banche astigiane e dei soggetti pubblici locali» anche perché, ha ricordato Sobrino, «il tempo è poco e la gara d’appalto saltata avrebbe previsto un affidamento sessantennale, quindi una privatizzazione di fatto».

Altri interventi del Consiglio aperto sono stati quelli di Laurana Lajolo, che ha evidenziato come sarebbe un peccato se la «struttura edilizia, che si può articolare in maniera polifunzionale, venisse sottoutilizzata», e di Marco Castaldo, coordinatore provinciale di Articolo 1: «La struttura può avere ruoli come cohousing e social housing al servizio di fragilità, come nel caso di persone con handicap che potrebbero aspirare a condizioni di vita più indipendente».

Ma è stato il commissario dimissionario, Giuseppe Camisola, che ha gestito la struttura negli ultimi 5 anni, a chiarire uno dei punti più importanti sulla questione dei finanziamenti: «Ci siamo rivolti alla banca del territorio, la Cassa di Risparmio di Asti, la quale ci aveva dato un margine di speranza dicendo di presentare un piano industriale che, magari, sarebbe stato condiviso con altre banche così da sostenere l’investimento. Noi abbiamo cercato altre banche, le abbiamo portate al cospetto della Cassa di Risparmio, ma c’è stato un nulla di fatto». Camisola ha inoltre ricordato gli altri tentativi di ottimizzare i costi di gestione dell’IPAB, tutti andati a vuoto, fino al contatto con la cooperativa Anteo, nel 2019, che ha portato alla gara per l’affidamento gestionale, poi finita anch’essa in una bolla di sapone. Il commissario ha però spiegato che un nuovo soggetto ha dimostrato interesse per la Casa di Riposo, ma non sullo stesso project. Quindi occorrerà del tempo per rifare il progetto e una nuova gara. Tempo che la Casa di Riposo potrebbe non avere più.

Pubblico o privato? La politica si interroga sul futuro dell’IPAB

Tutti i consiglieri comunali intervenuti durante il dibattito sulla Casa di Riposo hanno dimostrato di avere a cuore il futuro dell’IPAB, ma non tutti propongono le stesse soluzioni per dare ossigeno alle casse della struttura. Angela Quaglia (CambiaAMO Asti) ha domandato «perché non si siano portati avanti i progetti di social housing, il trasferimento della scuola per infermieri o perché Ream (la gestione dei fondi immobiliari di cui la Fondazione CrAsti detiene parte delle quote ndr) non sia intervenuta per dare una mano […] Bisogna aiutare questa struttura a mantenere il ruolo sociale avuto per decenni e bisogna ripensare alle politiche per gli anziani».

Mario Malandrone (Ambiente Asti) ha ricordato che «la Casa di Riposo ha permesso la coesione sociale»: «Dobbiamo scegliere da che parte andare, se vogliamo portare la Casa di Riposo ad una privatizzazione che ne cambierà la politica “sociale” o in un’altra direzione. Chi sono gli attori economici sul territorio? Il Comune come può intervenire? Inammissibile, poi, la questione IMU». Malandrone si riferisce alla richiesta, fatta alla Casa di Riposo da parte del Comune, di pagare l’IMU a partire dal 2013 per un valore, tra imposta e more, di circa 100 mila euro.

Richiesta che l’assessore al bilancio Renato Berzano ha così motivato: «Abbiamo già detto di essere disponibili a non applicare le sanzioni, ma si tratta di una richiesta obbligata fatta anche a tutti gli altri Enti non commerciali e non possiamo creare una gestione differenziata per la Casa di Riposo. Ma facciamo chiarezza: l’accertamento è del 2019 e si rifà al 2014, mentre elementi di insostenibilità del bilancio esistevano fin da prima».

Il consigliere Mauro Bosia (Uniti si può) ha evidenziato quella che sembra essere stata l’arrendevolezza degli Enti locali rispetto al problema. «Mi sembra di vivere in un Paese – ha detto – dove non si può mai fare nulla, ma quando si vuole realizzare qualcosa, come l’alta velocità, si fa. La domanda è: chi vuole che questa struttura resti pubblica? La Regione e l’Asl hanno avuto la possibilità di sviluppare servizi sanitari in quell’edificio, ma perché non sono stati fatti?»

Angela Motta (Italia Viva) ha auspicato «che non si voglia giocare sulle difficoltà della struttura per prenderla a poco». E ancora: «Tutte le proposte sentite sono condivisibili, ma ci vuole una volontà politica di tutti per far sì che questa struttura possa continuare ad esistere ed essere più competitiva». Preoccupazione, infine, è stata espressa da Giorgio Spata e Davide Giargia (Movimento 5 Stelle) e dalla consigliera Maria Ferlisi (PD) che ha chiesto «di non far cadere nel vuoto il grido d’aiuto disperato che arriva da parte delle famiglie e degli operatori della Casa di Riposo».

L’assessore Cotto: «Togliamoci dalla testa che sia ancora un IPAB dell’800 che accoglie i barboni»

Tanti interrogativi sono stati sollevati durante il Consiglio comunale aperto sulla Casa di Riposo e tante proposte avanzate nell’ottica di un possibile piano di salvataggio. Ma tra lanciare idee e renderle realizzabili ce ne passa, specie facendo alcuni conti in tasca all’IPAB. A fare chiarezza tra desiderata e soluzioni percorribili è toccato all’assessore alle politiche sociali Mariangela Cotto. Quest’ultima ha preso la parola per replicare a una visione distorta che alcuni interventi prima del suo hanno tratteggiato parlando della Casa di Riposo.

L’assessore Cotto e il sindaco Rasero

«L’IPAB non è più una struttura dell’800 che raccoglieva i barboni. Pensavo che fosse chiaro, ma è meglio sottolinearlo. I poveri hanno gli stessi diritti dei ricchi e le rette sono fissate dalla Regione a seconda se siano soggetti autosufficienti, non autosufficienti o gravemente non autosufficienti e questo tiene in conto le convenzioni con l’Asl e l’eventuale integrazione delle rette da parte dei Comuni. Quindi allontaniamoci dalla logica di banalizzare il tutto dicendo che nella Casa di Riposo vengono incontro agli indigenti. Inoltre tengo a sottolineare che non demonizzo il privato, che in tante occasioni può essere più che necessario. Ma il privato – ha continuato Cotto – non paga la malattia mentre il pubblico sì e l’IPAB deve fare i conti con 400mila euro di malattie dei lavoratori, cosa che al privato non costano».

L’assessore ha anche analizzato una delle criticità per quanto riguarda la tenuta dei conti: il rapporto tra dipendenti e ospiti. Senza considerare l’eventuale immissione al ruolo delle OSS che attendono il pronunciamento del Consiglio di Stato, ad oggi ci sono 220 ospiti che pagano la retta (con o senza aiuti da parte di enti terzi) e 111 dipendenti più 69 addetti delle cooperative. Un rapporto tra lavoratori e assistiti che «renderà difficile anche per il nuovo commissario far quadrare i conti». Anche l’assessore Cotto ha confermato che il Comune si era rivolto alle banche, «ma la risposta è stata: non siamo la Caritas».

Poi ha ricordato i vari progetti che nel corso degli anni si sono abbozzati per dare nuove opportunità alla Casa di Riposo, compresi quelli elencati dal sindacalista Luca Quagliotti. «Dobbiamo essere sinceri – ha poi dichiarato rivolgendosi ai consiglieri – Abbiamo fatto un avviso pubblico per trovare un nuovo commissario. Cerchiamo la persona migliore da suggerire alla Regione deputata a fare la nomina. La situazione non è delle più rosee, anzi può essere drammatica; ma sono ottimista e fiduciosa e sono d’accordo nel lavorare tutti insieme. Tutto questo, però, partendo da un discorso reale che è il debito da 4,5 milioni, una situazione che ha obbligato Camisola a chiedere l’aiuto della Prefettura per poter avere ancora i pasti caldi».

Anche il sindaco Maurizio Rasero ha condiviso tutte le parole del suo assessore: «Ritengo che tutti abbiamo una forte preoccupazione perché sarebbe da incoscienti non averla – ha detto Rasero – È anche chiaro che c’è un fattore tempo che non si può trascurare». Rasero, riprendendo le parole del commissario Camisola, ha ricordato le nuove opportunità offerte dal Superbonus 110% e dal Recovery, spiegando che però è ancora presto per sapere se e quando arriveranno queste risorse.

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