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Gloria Fasano
Attualità

La psicoterapeuta Fasano: “Ai bambini parlate del Coronavirus trasmettendo speranza”

I consigli pratici, diversi a seconda delle fasce d’età, per affrontare al meglio il periodo attuale con i più piccoli

Parla la psicoterapeuta Gloria Fasano

Come spiegare ai bambini la situazione che stiamo vivendo a causa dell’emergenza Coronavirus? Quali attività svolgere con loro in questo periodo di sospensione dell’attività didattica?
Sono solo alcune delle domande che i genitori si pongono in questo periodo. Per dare un contributo e fornire utili consigli in merito abbiamo intervistato Gloria Fasano, psicoterapeuta e presidente provinciale Unicef.
Dottoressa, come devono comportarsi i genitori nei confronti dei figli piccoli?
«Dipende dalla fascia di età. Prima dei cinque anni, se i bambini non fanno domande dirette sul tema è meglio evitare di parlarne. Se, invece, pongono qualche interrogativo, allora è bene dare risposte dirette e brevi, il più possibile comprensibili, senza dilungarsi in spiegazioni, come verrebbe istintivo fare. Si arriverebbe infatti a toccare temi, come quello della morte e del contagio, che i piccoli non capirebbero e che causerebbero in loro ansie e paure».
«Dai 5/6 anni, invece, bisogna spiegare loro la situazione, seppure in termini comprensibili. In primo luogo perché i bambini non devono essere tenuti sotto una “campana di vetro”, lontani da tutti i problemi della vita. In secondo luogo perché sarebbe come negare l’evidenza. I bambini si sono sicuramente accorti che la vita quotidiana è cambiata in quanto non vanno più a scuola, stanno sempre a casa e, spesso, i genitori lavorano in salotto. Un consiglio del collega Alberto Pellai (noto medico, ricercatore universitario e psicoterapeuta dell’età evolutiva, ndr) è quello di spiegare loro il Coronavirus con una metafora. Ovvero, rappresentarlo come un animale pericoloso che va messo in gabbia. Per farlo, quindi, bisogna delimitare i confini geografici della zona in cui vive ed evitare di entrare e uscire dalla gabbia che si è costruita. Bisogna poi chiarire loro che contrarre il virus non significa automaticamente morire, ma che il Covid-19 è pericoloso in quanto, se le persone contagiate diventano troppo numerose, i medici non riescono più a curarle tutte. Dopodiché è fondamentale instillare in loro fiducia e speranza. In sostanza il messaggio è: ora abbiamo modificato le nostre abitudini per evitare che troppe persone si ammalino, ma ci sono tanti medici e ricercatori che stanno lavorando per risolvere la situazione, per cui si sta andando verso una situazione positiva».
Come gestire il tempo a disposizione, considerando che i bambini non vanno a scuola e hanno sospeso le varie attività extradidattiche?
«I genitori, pur con tutte le difficoltà legate alla situazione, che variano a seconda del lavoro svolto, dovrebbero riuscire a vedere i risvolti positivi di questa situazione, in quanto può essere un’occasione per conoscere meglio i figli».
«Spesso, a causa degli impegni lavorativi, stiamo con i bambini e i ragazzi solo alla sera, nei fine settimana o in vacanza. Tutti momenti “in sospeso” rispetto alla quotidianità. Ora, con la didattica a distanza, possiamo vederli in azione mentre ascoltano la video lezione e, quando sono più grandi, interagiscono con l’insegnante e i compagni via web. E così, magari, veniamo a capire quelle valutazioni espresse dagli insegnanti in occasione dei colloqui che prima “non ci tornavano”.
«Detto questo, le attività da svolgere sono innumerevoli…».
Ad esempio?
«Quante volte, come genitori, ci siamo detti che non riusciamo mai a dedicarci a giochi e attività manuali che richiedono tempo a causa degli innumerevoli impegni? Ecco, questa è l’occasione per costruire una casa delle bambole con scatole di cartone o realizzare un modellino complicato di aereo. Insomma, l’occasione per fare quei lavoretti che richiedono tanto tempo ma che soddisfano molto una volta conclusi. L’ideale è dare l’input al bambino, introdurlo all’attività in modo che poi possa continuare da solo e abbia la soddisfazione di portarci il lavoro finito. In questo modo è invogliato ad allontanarsi da televisione e giochi elettronici che rischiano di diventare l’unica attività di svago».

L’impatto sugli adulti e i progetti Unicef

Cosa ci può dire, invece, dell’impatto di questa situazione sugli adulti?
«Ultimamente mi sono ritrovata proprio a riflettere su questo punto. L’emergenza Coronavirus sta mettendo a nudo la personalità degli individui. In condizioni di normalità, infatti, molte persone ostentano sicurezza, equilibrio, altruismo. In condizioni di emergenza come questa, invece, emergono le caratteristiche autentiche dell’individuo, le sue paure e ansie più recondite».
Passiamo all’altra sua attività, quella di presidente provinciale Unicef. L’associazione è scesa in campo a fronte di questa emergenza che riguarda tutto il mondo?
«Sì, l’Unicef ha deciso di destinare fondi per attuare iniziative di informazione e prevenzione in quei Paesi del mondo in cui il tasso di istruzione e il livello di igiene sono molto bassi. E, parimenti, di inviare 40mila mascherine e tute sterili agli operatori sanitari cinesi».

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