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Attualità

Lavoratori Gay, un ufficio
contro le discriminazioni alla CGIL

Un ufficio del sindacato si occupa di combattere ogni forma di discriminazione dei lavoratori e delle lavoratrici lesbiche, gay, bisessuali, transessuali. «Atti di odio e diffamazione non sono finiti», ha commentato Gigliola Toniollo, responsabile nazionale ufficio Nuovi Diritti Cgil

Anche ad Asti apre l’ufficio “Nuovi Diritti” gestito dalla Cgil. Presentato venerdì scorso in prossimità della giornata della memoria, l’ufficio si batte «per sostenere l’autonomia e la laicità delle istituzioni, i diritti individuali e la libertà della persona e per combattere ogni forma di discriminazione dei lavoratori e delle lavoratrici Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali, transessuali)». «L’ufficio di Asti – spiegano i responsabili, Barbara Tinello e Patrizio Onori – si propone per interventi formativi specifici sulle questioni legate ai diritti delle persone Lgbt attraverso un’analisi delle leggi e dei regolamenti europei e nazionali e attraverso una disamina delle discriminazioni in ambito lavorativo».

«Abbiamo tutti i giorni la prova – ha commentato Gigliola Toniollo, responsabile nazionale ufficio Nuovi Diritti Cgil – che atti di odio e diffamazione non sono finiti. In questi 24 anni di attività abbiamo seguito diverse battaglie importanti come quella sulla fecondazione assistita. Purtroppo, negli anni i nostri politici legati alle ingerenze del Vaticano hanno fatto sì che l’Italia rimanesse relegata in ambito di rispetto della parità di accesso ai diritti civili per tutte le persone. Ciò porta a disparità di trattamento anche nel mondo del lavoro, come il non riconoscimento delle diverse forme di convivenza o l’ostracismo che subiscono le persone transessuali».

Al termine è stata presentata al sindaco Brignolo la proposta di un registro delle unioni civili. Proposta che il sindaco ha accettato con la promessa di iniziare un percorso di collaborazione e di incontri per discutere diversi temi «in modo da superare discriminazioni e trattamenti diversificati».

Cristina Capra

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