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Sacca di plasma iperimmune
Attualità

L’ospedale di Asti pronto alla sperimentazione del plasma iperimmune: si cercano donatori

Gli studi sono in corso ma questo plasma (la parte più liquida del sangue), detto iperimmune, è sembrato essere fin dalla scorsa primavera una terapia efficace e molto economica contro la malattia

L’ospedale di Asti pronto alla sperimentazione per plasma iperimmune

Il plasma donato dalle persone guarite dal Covid-19 serve davvero per curare malati infettati dal terribile virus? Può veramente, come alcuni sostengono, sviluppare anticorpi se somministrato alle persone sane? Gli studi sono in corso ma questo plasma (la parte più liquida del sangue), detto iperimmune, è sembrato essere fin dalla scorsa primavera una terapia efficace e molto economica contro la malattia, tanto che sono state avviate diverse sperimentazioni a cominciare dagli ospedali di Pavia e Mantova.

Protocollo per la donazione

Per donare il plasma iperimmune esiste un particolare protocollo che prevede, tra le altre cose, che il donatore sia una persona sana, senza patologie secondarie, di età compresa tra i 18 e i 60 anni, sia guarito dal Covid-19 e abbia determinati requisiti come l’assenza di sintomi da più di quattordici giorni e un’elevata presenza di anticorpi anti SARS-CoV-2, se donna inoltre, non deve aver avuto gravidanze o aborti, a questo punto dopo altri rigorosi controlli, si possono identificare i pazienti compatibili per la trasfusione che fino ad oggi, nonostante manchino evidenze scientifiche riguardo la sua efficacia, ha dato risultati incoraggianti.

Asti aderisce alla sperimentazione

“Anche noi abbiamo aderito alla sperimentazione – dice la dottoressa Ilvana Tiziana Scuvera, responsabile del Reparto Immunoematologia del Cardinal Massaia – ma ci sono ancora tante cose da valutare prima di poter avere certezze, una cosa indispensabile che deve avere il donatore è comunque l’alta concentrazione di anticorpi, da uno a centosessanta, questo perché – spiega la responsabile – il plasma deve essere congelato e durante questo procedimento una parte di anticorpi viene persa”.
Seguendo il protocollo finanziato dalla Regione Piemonte, organizzato dalla Città della Salute e approvato dal Centro Nazionale Sangue, all’Ospedale di Asti tutti i soggetti con gli adeguati requisiti possono quindi donare il plasma.

Una ventina di donatori  idonei

“Sono una ventina – sottolinea la dottoressa Scuvera – i donatori astigiani risultati idonei ma, ad oggi, non abbiamo ancora riscontri diagnostici validi per dare risposte, i primi dati infatti non si avranno prima di dicembre”.
Il procedimento per la donazione è piuttosto semplice: dopo il prelievo, che dura poco meno di un’ora e che la persona guarita (se la presenza di anticorpi rimane alta) può ripetere ogni quindici giorni, il plasma viene congelato, a seguito di un particolare procedimento e dopo una quarantena di sessanta giorni può essere infuso a pazienti sintomatici ricoverati in terapia intensiva, i donatori quindi servono “a questo proposito noi stiamo anche facendo un’emoteca di donatori post Covid – informa Ilvana Tiziana Scuvera – per l’uso compassionevole, in caso di un paziente piuttosto grave infatti, insieme a tutte le altre terapie immettiamo il plasma iperimmune.
Insomma anche ad Asti – conclude la dottoressa Scuteri – in attesa delle direttive del Centro Nazionale Sangue che dovrebbero arrivare entro fine novembre, siamo pronti ad iniziare ufficialmente la sperimentazione.” E se non ci sono ancora le risposte che tutti vorremmo sentire, le notizie sono comunque confortanti. Per ulteriori informazioni telefonare a 0141.485410.

Monica Jarre

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